
Recuperare e valorizzare il territorio. Il convegno di Napoli approfondisce un tema che coinvolge e impegna tutti: istituzioni, imprese, cittadini. Riscontra a livello generale una maggiore sensibilità?
Sì ed è un fatto molto positivo perché si presta finalmente attenzione a un aspetto fondamentale per il nostro Paese, la cura del territorio, che è in primo luogo l’aver cura delle persone che lo abitano. È un tema che abbiamo introdotto subito con l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, portando la nostra esperienza di sindaci, e che il presidente Gentiloni sta proseguendo con forza. Avviammo allora le strutture di missione contro il dissesto idrogeologico e per l’edilizia scolastica, insieme alle Task force per sbloccare la spesa e i procedimenti amministrativi, mentre con Renzo Piano avevamo avviato il programma per la “ricucitura” delle periferie.
Al ministero delle Infrastrutture, dove sono da due anni, abbiamo messo in primo piano il tema della sicurezza e delle manutenzioni, andando a far incidere in modo pesante queste voci nei contratti di programma di Anas e di Rfi.
La valorizzazione dell’esistente è una delle mie linee guida, concordate con Ennio Cascetta, coordinatore della struttura tecnica del Mit. Valorizzare significa non solo mantenere le opere pubbliche o private, ma anche saperle riusare in modo moderno e dotarle di innovazioni tecnologiche.
Il sisma del 2016, infine, ha ulteriormente accresciuto la necessità di prevenire crolli e distruzioni. Il sisma bonus, che abbiamo inserito in Stabilità, è rivolto a quasi tutto il Paese e consentirà ai cittadini di mettere in sicurezza in modo preventivo le proprie abitazioni e strutture produttive con detrazioni che vanno dal 70% all’85%. Rientra nel piano Casa Italia, coordinato dal professor Giovanni Azzone: spero davvero che molte imprese possano utilizzare queste importanti misure.
La cura del territorio si realizza anche attraverso infrastrutture migliori. Nel 2016 il Cipe ha sbloccato lavori pubblici per circa 11 miliardi di euro. A quali settori saranno destinati?
Il Cipe di agosto ci ha consentito di finanziare politiche organiche per il Paese ed è stato un passaggio molto importante. Penso alla “cura del ferro”, rivolta a tre temi principali: il trasporto pubblico locale, la sicurezza, i corridoi europei dentro il contratto di programma Rfi.
Penso al piano per le metropolitane nelle maggiori città italiane, da Torino a Cagliari e Catania, per 1,35 miliardi di euro, mentre ben 2,1 miliardi sono interventi su ferrovie regionali poiché ci stiamo impegnando molto sulla qualità del trasporto pubblico locale e degli spostamenti all’interno e dalle città. Per l’elettrificazione delle linee regionali sono previsti quasi 300 milioni.
Il piano metropolitane, poi, è una novità assoluta, così come il piano per la sicurezza e la manutenzione delle dighe, con 300 milioni di investimenti: attualmente queste lavorano a un ritmo e una capacità inferiori a quelli teoricamente disponibili per la mancanza di piccoli investimenti.
Sempre dal Fondo per lo Sviluppo e coesione ci sono 5,8 miliardi di euro concordati con le Regioni, che si aggiungono ai finanziamenti che Anas ha già a disposizione per il potenziamento e il completamento degli assi viari. Con le Regioni abbiamo scelto di intervenire sui grandi assi cercando di completarli e metterli in sicurezza, potenziando l’intermodalità e la logistica. La programmazione per opere utili e non faraoniche, utili a riconnettere il Paese, credo dia garanzia ai territori e anche al sistema produttivo.
Le potenzialità, specie al Sud, rimangono inespresse a causa di una cronica carenza infrastrutturale, che incrementa i costi d’impresa e scoraggia i nuovi investimenti. Come intervenire per colmare il gap senza trascurare il contesto e le esigenze di sviluppo locale?

GRAZIANO DELRIO
Con il Piano strategico nazionale della portualità e della logistica abbiamo affrontato radicalmente questo tema, occupandoci di ricucire, appunto, le connessioni interne e quelle con l’Europa. L’Italia ha un gap che incide sui costi del trasporto e come inefficienza complessiva, le imprese lo sanno bene. Il Sud ha indubbiamente sofferto fino a ora di una mancanza di collegamenti, ma le cose cominciano ad accadere: abbiamo sbloccato i cantieri della Napoli-Bari e, a inizio giugno, ricordiamo verrà inaugurata la stazione Av/Ac in linea di Afragola, che porterà a un risparmio dei tempi di percorrenza.
Numerosi sono stati gli investimenti in questi anni nel Mezzogiorno e l’impulso a sbloccare diverse situazioni per superare ritardi decennali. La Salerno-Reggio Calabria, terminata con una revisione progettuale che ne consente la piena percorribilità, ha dimostrato come si possa concretamente intervenire abbandonando progetti impossibili per soluzioni reali, sostenibili, che diano risposte in tempi accettabili. Con il “Pon Infrastrutture e Reti” si lavorerà sulle Aree logistiche integrate nel Mezzogiorno per mettere a sistema gli hub logistici: porti, aeroporti, strade e ferrovie.
Ma, al di là delle singole misure, ho sperimentato che le soluzioni migliori si individuano quando si riesce a massimizzare la cooperazione tra Stato centrale, Regioni e territori e si cammina tutti insieme per obiettivi condivisi: è questa la strada che consente anche di superare le difficoltà burocratiche in cui troppo spesso incappa il nostro Paese.
A febbraio il presidente del Consiglio Gentiloni ha firmato il primo dei 120 piani per la riqualificazione delle periferie. Quale ruolo avrà il suo dicastero, in particolare sul trasporto pubblico?
Siamo coinvolti sotto molti aspetti che riguardano la qualità di vita nelle città, in particolare l’edilizia pubblica e il trasporto pubblico locale, ai fini di uno sviluppo urbano sostenibile. Sono materie delegate alle Regioni, ma stiamo lavorando fortemente per supportare queste politiche.
Sul piano metropolitane ho già detto. Sul trasporto su gomma abbiamo approvato in legge di Stabilità l’acquisto centralizzato – a partire dalle richieste delle Regioni – di materiale rotabile nuovo e non inquinante per 4,2 miliardi. Ciò consentirà di procedere in modo più veloce e di rinnovare in pochi anni tutto il parco rotabile più obsoleto, circa 10mila autobus.
Sul rifornimento dei mezzi elettrici stiamo lavorando al Pnire, Piano nazionale infrastrutturale per gli impianti di ricarica dei veicoli elettrici. Sono già state sottoscritte 15 su 19 convenzioni per progetti finanziati per un totale di 4,5 milioni di euro. Diverse Regioni firmatarie hanno già appaltato la fornitura e l’installazione delle colonnine di ricarica. Infine, la Conferenza unificata ha approvato la bozza di Accordo di Programma per ripartire 28 milioni di euro già impegnati per i Programmi di investimento per lo sviluppo di reti di ricarica sui territori di ciascuna Regione.
Cosa si muove, invece, sul fronte dell’edilizia pubblica residenziale?
Il sistema dell’edilizia residenziale e delle politiche abitative e urbane è per noi centrale per le evidenti ricadute sociali ed economiche. Esistono tuttora situazioni di forte disagio abitativo, che riguardano cittadini a basso reddito o svantaggiati, in particolare in alcune aree metropolitane.
Tra le principali iniziative intraprese, abbiamo il Programma recupero e razionalizzazione alloggi e immobili Erp per 490 milioni di euro, il Programma recupero beni confiscati alla criminalità con 13 milioni di euro, il Fondo inquilini morosi incolpevoli, da 266 milioni di euro, e dopo 18 anni è stata stipulata una nuova convenzione nazionale con tutte le associazioni degli inquilini e dei proprietari, che rinnova le regole per la locazione a canone concordato per il quale è prevista una aliquota ridotta del 10 %. È un tema molto sensibile su cui, anche in questo caso, abbiamo cercato di adottare politiche fattive, come i contributi alle agenzie regionali per piccoli lavori, al massimo da 15mila euro, che consentano di rendere disponibili molti alloggi sfitti, i quali restano inabitati perché mancano piccolissimi interventi. L’abitare, in generale, richiede maggiore attenzione. Per quelle private abbiamo cercato di esser vicini con le agevolazioni fiscali: bonus edilizia e per il miglioramento energetico delle abitazioni, cancellazione di Imu e Tasi prima casa e da ultimo il sisma bonus, che prevede la cessione del credito nei condomini.
È uno dei temi prioritari per realizzare uno sviluppo equilibrato e sostenibile e per ottenere un’irrinunciabile coesione sociale. Argomento sul quale si possono ottenere buoni risultati grazie a una collaborazione tra interlocutori pubblici e privati in una logica di riuso e di nuove soluzioni abitative che tengano conto dei contesti sociali e urbani.