Dai manufatti in cemento ai contrappesi per elettrodomestici: il gruppo PASELL ha storia lunga alle spalle. Quanto conta la flessibilità in una realtà come la vostra
Moltissimo. La capacità di adeguarsi al cambiamento fa parte del nostro dna. Ci ha permesso di affrontare le molte sfide incontrate in oltre quarant’anni di attività e di entrare in settori nuovi come la gomma e la plastica fino ad arrivare alla scelta di internazionalizzarci. Sottolineo scelta perché nel 2001 non era ancora una necessità come oggi. Il settore degli elettrodomestici in Italia in quegli anni era ricco di risultati importanti. Noi, però, abbiamo spinto lo sguardo oltre e visto una possibilità di crescita in mercati come la Slovacchia, in cui siamo sbarcati nel 2001, la Gran Bretagna dove siamo arrivati nel 2003 e in Russia nel 2004. In questi ultimi due paesi gli stabilimenti ora sono chiusi, ma nel 2012 siamo entrati in Turchia, dove il settore degli elettrodomestici è in grande espansione sia per il mercato interno che come ponte verso i mercati asiatici. Qui siamo fornitori di Arcelik, primo gruppo industriale del paese, conosciuto in Europa attraverso il marchio internazionale di elettrodomestici Beko dove è uno dei primi tre player per quote di mercato.
A partire dalla prima generazione, con mio padre, alla fine degli anni ’60, lo sviluppo dell’azienda è andato di pari passo con quello della famiglia. Siamo tre fratelli: io, Francesco e Roberto. Francesco segue la Pasell Slovacchia, Roberto la Amiflex Italia – una delle aziende del gruppo – io la Pasell Turchia e quella italiana. Francesco si occupa di vendite e acquisti, Roberto di finanza e amministrazione, mentre io seguo la parte industriale. Nostro padre Angelo è il presidente, il nostro punto di riferimento. Il capitalismo famigliare, a mio parere, è vincente se sa strutturarsi, organizzarsi su potenzialità e competenze. Con un uomo solo al comando non si riesce a rispondere alle esigenze di un settore come il nostro, molto competitivo e tecnologicamente avanzato. Mio padre ha avuto la lungimiranza di guardare avanti, responsabilizzando noi figli – lasciandoci anche sbagliare – e sapendosi mettere, con grande sacrificio, in secondo piano per farci crescere nella gestione dell’azienda.
Il settore degli elettrodomestici ormai da diversi anni sta vivendo una profonda crisi. Quali sono, invece, gli ingredienti che vi hanno permesso di continuare ad espandervi, anche all’estero?
Come ho detto prima, aver colto in tempo l’opportunità di andare all’estero ci ha permesso di continuare a crescere. Anche perché la nostra internazionalizzazione non è stata una delocalizzazione. Al contrario, attraverso l’apertura degli stabilimenti esteri siamo riusciti a rendere solide e a far sviluppare le aziende italiane. In un periodo in cui il mercato interno subisce una forte contrazione noi continuiamo a espanderci perché gli stabilimenti italiani producono semilavorati, forniscono tecnologia, attrezzatura e know how a quelli esteri. Inoltre, ci siamo inventati nuove produzioni, come il metal stamping nel 2009, e abbiamo iniziato a produrre internamente componenti prima acquistati dai fornitori slovacchi.
Questo ci ha permesso di creare un nuovo reparto e mantenere stabili i livelli di occupazione. In Italia siamo anche riusciti ad avere un incremento di 15 unità negli ultimi 5 anni su un totale di 220 dipendenti, di cui 70 italiani, 100 slovacchi e 55 turchi.
Quanto conta la qualità quando si producono componenti per oggetti indispensabili che fanno parte della vita quotidiana di tutti noi?
Conta molto, al di là della certificazione. Abbiamo iniziato a seguire gli standard di qualità sin dal 1989, prima ancora che diventassero di “moda”. I nostri principi sono il miglioramento >
continuo dei dipendenti e dei processi e la condivisione delle competenze per raggiungere l’obiettivo delle “zero defects“ e del “right first time“. Nel nostro gruppo c’è una Corporate Quality centrale e delle strutture qualità che operano in ogni singolo stabilimento. Questa organizzazione consente un’uniformità di applicazione, una standardizzazione e una customizzazione dei processi produttivi.
Un obiettivo ancora più ambizioso se si pensa alle diversità culturali e di contesto tra i vari stabilimenti. Il nostro sforzo è quello di avere un “linguaggio aziendale comune” per far dialogare tutte le culture presenti all’interno della nostra organizzazione.
Innovazione, ricerca, armonia, responsabilità. Cosa significano queste parole per la Pasell?
L’innovazione è prima di tutto organizzativa, ovvero miglioramento degli standard aziendali e dei processi, e innovazione di prodotto, ovvero progettazione in collaborazione con le esigenze dei clienti. Il che significa soprattutto ridurre l’impatto ambientale e migliorare la qualità di lavoro dei dipendenti. Questo approccio ci ha consentito di depositare all’inizio di giugno un brevetto congiunto con Whirpool.
La ricerca, invece, è aziendale e industriale in collaborazione con le università italiane ed estere. Lo scorso mese abbiamo firmato un protocollo per la creazione di una facoltà di ingegneria industriale in partnership con l’Università di Poprad e altre aziende slovacche. L’obiettivo è creare figure professionali realmente in linea con le esigenze produttive del territorio. In Italia, portiamo avanti diversi progetti con l’Università di Napoli e Salerno per ridurre l’impatto ambientale dei materiali utilizzati nei cicli produttivi.
Per quanto riguarda l’armonia ci teniamo a mantenere vivo un senso di comunità tra soci, famiglia, dipendenti e fornitori. Cerchiamo di organizzare momenti conviviali in cui vivere l’azienda non solo come luogo di lavoro. Questo è possibile anche perché il management non è mai lontano dalla base e c’è uno sforzo continuo per mantenere vivi i rapporti umani. Il cliente Arçelik ci ha dato di recente il riconoscimento di “fornitore più collaborativo ed efficiente” per il 2014 nel settore lavatrici.
Sul tema della responsabilità sociale siamo membri del Global Compact dal 2004.
Per noi la responsabilità è ambientale, di prodotto, ma anche sociale. In Slovacchia, per esempio, abbiamo avviato da diversi anni un progetto per l’integrazione della comunità rom. Lo scorso aprile, in occasione della giornata nazionale della comunità rom, abbiamo ricevuto la visita del Presidente della Repubblica Andrej Kiska che ha riconosciuto la Pasell come caso di integrazione positiva. Nel 2013 abbiamo ricevuto il “Productivity Awards” un importante riconoscimento nazionale del Ministero dell’Economia della Repubblica Slovacca.
Quali sono le nuove sfide che intendete affrontare?
In Italia dipende molto dagli sviluppi della integrazione tra Whirpool e Indesit e dalla successiva riorganizzazione degli stabilimenti italiani. Per l’estero, dobbiamo consolidare il mercato turco attraverso nuovi clienti e strizziamo l’occhio alla Cina, il più grande mercato di elettrodomestici del mondo dove potremmo aprire uno stabilimento nei prossimi anni.
Per il futuro il nostro sogno è riuscire a produrre e immettere nel mercato un prodotto con nostro brand.