L’Unione europea ha deciso di allestire il suo padiglione all’interno di Padiglione Italia. Perché questa scelta?
Il posizionamento del Padiglione dell’Unione europea all’interno di Padiglione Italia, sul Cardo, di fianco a Palazzo Italia, installazione governativa dell’Expo in cui il nostro paese ospiterà gli eventi principali, è stato frutto di un negoziato con Expo e con le autorità organizzatrici italiane per dimostrare, politicamente, che la Ue non è un paese straniero, come tutti gli altri, ma un’organizzazione di cui l’Italia fa parte e che ha un impatto diretto sulla legislazione normativa, sulle politiche e sull’attività dei paesi membri.
Il tema di Expo è il food e lo affronteremo sotto molti punti di vista: dalla sicurezza alimentare alla politica agricola, dalle strategie sulla ricerca e innovazione alle politiche ambientali, dalla pesca ai programmi di sviluppo nei confronti dei paesi del Terzo mondo.
Su tutti questi temi l’azione dell’Italia si inserisce nel contesto europeo, pertanto questo posizionamento ci sembrava molto rilevante.
Expo Spa ha condiviso a tal punto questa impostazione, che ora siamo in stretta collaborazione con loro e con le autorità italiane per coordinare il programma scientifico dell’evento in senso generale.
Il presidente della Commissione Josè Manuel Barroso, nel 2013, ha deciso di affidare al servizio scientifico interno della Commissione europea, il Centro Comune di Ricerca, il compito di sovrintendere alla partecipazione della Ue alla kermesse milanese per accrescerne il valore scientifico.
Quale sarà il concept del vostro padiglione e quali i temi che volete sviluppare durante il semestre espositivo?
Il nostro tema è “Coltiviamo il futuro dell’Europa insieme per un mondo migliore”. Nel termine “coltivare” c’è il concetto dell’agricoltura, dell’Europa del futuro, delle sfide che ci attendono per i prossimi 50 anni.
Poi c’è il tema dell’inclusività, per dare forza all’idea del fare le cose “insieme” a tutti i livelli. Poi ancora la locuzione “per un mondo migliore” rimanda a una prospettiva di livello globale, con l’occhio rivolto non solo a temi classici quali ad esempio l’ambiente ma anche al sociale, alla fame, all’approvvigionamento, alla sicurezza alimentare. Questo è il nostro leitmotiv generale.
Nello specifico il filo conduttore è quello del pane e del grano, che nel nostro padiglione viene rappresentato nell’area aperta ai visitatori.
Vogliamo raccontare una storia cercando di emozionarli tutti sul ruolo della Ue, su quanto è stato fatto negli ultimi 50 anni e su quanto ancora si dovrà fare nei prossimi 50.
L’obiettivo è quello di accogliere 2 milioni di visitatori, quindi anche famiglie, ragazzi, esperti e non, per far capire loro che lavorando insieme si ottengono maggiori risultati, i business hanno più successo, il territorio è più protetto, i target aziendali sono migliori, i prodotti più sani.
Uscendo dall’esperienza dei visitatori e spostandoci sul versante scientifico, quali sono i messaggi che volete veicolare
Insieme ai paesi membri dell’Unione europea – 21 partecipanti – con i direttori dei relativi padiglioni, stiamo predisponendo un programma di eventi scientifici che avrà anche risvolti politico-istituzionali. È presto per entrare nei dettagli, anche in vista dei rinnovi in corso delle cariche nella Commissione e nel Parlamento europeo, ma temi quali la Ricerca e Innovazione, l’agenda 2020 e anche quelli più coinvolgenti – come ad esempio gli Ogm o l’utilizzo di nuove tecnologie – potrebbero essere affrontati.
Il dibattito centrale per noi sarà quello di come riuscire a garantire un cibo sicuro, sostenibile e compatibile con l’uso delle risorse per i 9 miliardi di persone attese sul pianeta nel 2050. Si parla quindi di prospettiva e in quest’ottica stiamo collaborando non solo con gli Stati membri e con le autorità italiane, ma anche con le Nazioni Unite e con le organizzazioni internazionali che saranno presenti all’Expo: vogliamo lanciare un percorso che costituisca l’eredità dell’Esposizione.
Per quanto riguarda il padiglione siete a buon punto nella costruzione e nel programma scientifico?
Gli organizzatori hanno detto che siamo nel 10% dei paesi più avanzati in termini di definizione del padiglione: abbiamo la fortuna di avere lo spazio all’interno di Padiglione Italia che si occupa della costruzione fisica della struttura. Noi stiamo seguendo le infrastrutture tecniche relative all’esperienza del visitatore, che sarà molto interattiva anche dal punto di vista emozionale. Ci sarà l’acqua quando verrà rappresentata l’inondazione, il fuoco quando ci sarà l’incendio e via dicendo.
Sia dal punto di vista della definizione della nostra storia sia sul programma scientifico siamo abbastanza avanti e questo grazie all’ottima collaborazione con Expo Spa e Padiglione Italia, ma anche con i servizi all’interno della Commissione europea e con le altre istituzioni, in particolare con il Parlamento Europeo.
Ci può dare qualche anticipazione sulle caratteristiche dell’edificio e sull’allestimento del padiglione? È già tutto definito?
È quasi tutto definito sulla carta. I lavori inizieranno a breve. Ma non voglio svelare troppo. Posso solo dire che la società che ci aiuta a realizzare questa esperienza ha lavorato per importanti aziende come la Disney e in occasione di grandissimi eventi come le Olimpiadi o le precedenti edizioni dell’Expo. Quindi il livello è davvero alto.
I visitatori verranno fatti accomodare in simulatori con effetti speciali e, come ho anticipato, vivranno alcune esperienze sensoriali: il terremoto, l’incendio, l’inondazione. Così facendo si sentiranno molto coinvolti anche dal punto di vista fisico nella storia che raccontiamo, che di base è una storia di valori.
Lei pensa che l’Expo possa generare una nuova consapevolezza sui temi dell’alimentazione e della sostenibilità?
Questo è il nostro obiettivo fondamentale e stiamo lavorando per sviluppare nel dettaglio tali tematiche. L’Italia, ad esempio, insiste molto sul problema della contraffazione alimentare, un argomento caro anche alla regione Lombardia che ospita l’Expo e che vuole che l’Unione europea lo rappresenti a livello globale.
Con il ministero degli Affari Esteri siamo molto attivi sui temi legati allo sviluppo e quindi connessi a tutti i paesi che hanno i padiglioni nei cluster e che sono coinvolti nella politica della Ue, principale donatore mondiale di aiuti allo sviluppo.
E poi potrebbero anche emergere impegni assumibili durante l’Expo dai 147 paesi partecipanti in termini di approvvigionamento, commercio internazionale, negoziati, politiche agricole, magari da rilancia proprio in occasione della kermesse internazionale. Per noi è importante anche questo.
Avete in programma altre iniziative per massimizzare gli effetti dell’Expo?
Contiamo di lavorare molto anche al di fuori del sito espositivo. Ad esempio, presso l’Ispra sul Lago Maggiore, in provincia di Varese, dove c’è il sito principale del Centro Comune di Ricerca. Qui collaborano 2mila ricercatori, su quasi 200 ettari di territorio, con molti laboratori che si occupano di ambiente, di sicurezza alimentare, e tutti i temi della ricerca europea.
A Milano stiamo lavorando direttamente con il comitato scientifico in cui sono rappresentati tutti e 7 gli atenei milanesi per definire il programma degli eventi scientifici. Terremo iniziative presso le sedi degli atenei, per promuovere anche l’esperienza dei ricercatori, giovani protagonisti dell’attività legata ai temi dell’Expo.