A pochi chilometri di distanza dal territorio dove è stato coniato il termine “wellness”, c’è un’azienda che si sta affermando come leader nella produzione di elettromedicali per la fisioterapia, la medicina estetica e l’estetica. È la Eme srl, fondata nel 1983, oggi attiva sul mercato internazionale in oltre 64 paesi, concentrati in larga parte in Nord Europa, Medio ed Estremo Oriente.
Quaranta dipendenti e oltre 5,5 milioni di euro di fatturato, l’azienda, che ha sede a Pesaro, sta orientando la propria ricerca per rispondere a una domanda di “salute” sempre più sostenuta. In Europa, ad esempio, vivono oltre 27 milioni di ultraottantenni e ogni anno si contano più di cinque milioni di traumi ai quali si aggiungono altre centinaia di migliaia di ictus. Tradotto in costi per la società, i numeri sono impressionanti: 80 miliardi di euro all’anno per gestire i casi di traumi, 13 miliardi per i servizi sanitari a cui si aggiungono 25 miliardi a carico delle famiglie per gli ictus. Numeri che pesano enormemente sul sistema sociosanitario. Di fronte a un tale scenario l’azienda pesarese ha scelto di investire nel potenziamento di strumenti che possano agevolare gli operatori rendendo più efficaci le attività di riabilitazione, il recupero funzionale e il contrasto della decadenza psicofisica legata all’avanzare dell’età. Accanto a questo, fondamentale rendere accessibile ed efficiente l’accesso a questi servizi.
“Il mantra della crescita è comune a tutte le imprese – racconta Alessandro Pieraccini, direttore generale di Eme – e da tempo ci chiedevamo dove si trovasse il nostro ‘oceano blu’ che ci consentisse di rafforzare la nostra identità sul mercato mondiale, tenendo conto che il 70% dei nostri ricavi derivano dall’export. Il primo passo è stato aggiornare la nostra vision identificando nell’utente finale il beneficiario dei trattamenti delle nostre tecnologie e costruendo con il cliente, colui che acquista i nostri dispositivi, una solida partnership”. Poi, entrando nel dettaglio della scelta strategica, aggiunge: “Questo nuovo approccio è il fil rouge che ha guidato e caratterizzato le nostre scelte di mercato, di prodotto e di ricerca tecnologica e ci ha permesso di sviluppare dispositivi efficaci e coinvolgenti per i pazienti/clienti e profittevoli per gli operatori che le acquistano. Nonostante Eme sia un’azienda BtoB, abbiamo scelto di mettere al centro il ‘consumatore’ con una logica BtoC”.
Questo approccio ha fatto sì che l’azienda investisse tutte le sue risorse, fisiche e intellettuali – il 20% dei dipendenti sono ingegneri – per lo sviluppo di due progetti: un concept totalmente innovativo a livello mondiale chiamato “Motus Vitae” e una nuova linea di prodotti per la fisioterapia, potenziata dalle ultime tecnologie disponibili, e caratterizzata da un design innovativo grazie alla partnership con Italdesign, più nota coma Giugiaro Design. Il progetto “Motus Vitae” è il vero e proprio “oceano blu” che Eme pensa di aver trovato. Lavorare nel settore fisioterapico, in cui si interviene in fase di acuzie dopo un trauma o un dolore accelerando i processi di recupero fisiologico, ha posto l’azienda sulla linea di confine che demarca la fase successiva del recupero e della riabilitazione. I claim del progetto, coerenti con il nuovo percorso, prevedevano sistemi che fossero facili e coinvolgenti per i pazienti e ad alta produttività per gli operatori che se ne dotavano. Tutto ciò per rispettare il requisito di accessibilità.
“È piuttosto semplice produrre dispositivi eccellenti a costi elevati – spiega Roberto Reali, direttore commerciale di Eme – ma lanciare sul mercato tecnologie costose determina un forte limite sia per chi deve acquistarle, sia per chi ne deve beneficiare. Per questo motivo abbiamo prima definito i requisiti tecnologici ai quali i dispositivi dovevano rispondere e quali dovevano essere i relativi costi”. “Il nostro obiettivo – prosegue – era rendere accessibile a tutti gli operatori, pubblici e privati, l’acquisto di queste tecnologie e permettere ai pazienti di accedere ai servizi a costi ragionevoli. I costi della sanità hanno raggiunto livelli critici e rendere le cure più accessibili non è solo questione di etica ma il vero obiettivo della nostra impresa”.
Lo sviluppo del progetto ha sfidato non poco il reparto di ricerca e sviluppo, che ha dovuto aprire il “file” della meccatronica, disciplina che non veniva trattata in Eme. Il reparto si è così cimentato in un settore in cui si fondono lo sviluppo di tecnologie robotizzate, software e tecnologie di comunicazione, gestione dei dati in cloud e, non ultima, una sana e tradizionale progettazione metalmeccanica. Il risultato è una serie di dispositivi che ha, come dicono orgogliosamente i tecnici Eme, caratteristiche e prestazioni uniche al mondo, che possono confrontarsi a testa alta con i competitor internazionali. Anche la scelta di collaborare con un’eccellenza italiana del design come Italdesign non è stata casuale, ma conferma come l’azienda pesarese abbia voluto interpretare la sua proposta al mercato: non solo tecnologie di altissimo livello, ma anche design attraente e funzionale.