
Il management non ha sesso. Il management è politico. Questa convinzione profonda permea il libro di Luisa Pogliana “Una sorprendente genealogia. L’autorità femminile nel management dall’Ottocento ad oggi”, edito da Guerini Next e pubblicato lo scorso aprile. L’autrice – che è stata direttore dell’area Ricerche di mercato per il gruppo Mondadori e dopo ha lavorato come consulente internazionale nel campo dell’editoria periodica – non è nuova all’argomento. Nel 2009 per la stessa casa editrice aveva già scritto “Donne senza guscio. Percorsi femminili in azienda”, una riflessione personale sulle difficoltà affrontate dalle donne per emergere nel mondo del lavoro. All’epoca si era trattato di un piccolo caso editoriale, che aveva incontrato il favore di tante manager che si erano riconosciute nelle dinamiche aziendali raccontate da Pogliana.

LUISA POGLIANA
Questa volta l’obiettivo è diverso: spiegare che “le donne sono portatrici di un cambiamento manageriale che riguarda tutti, uomini e donne” – si legge nel libro – e dimostrare che questo modo di pensare ha una storia, precisa e rintracciabile nella produzione scientifica e nel vissuto di tante donne che hanno studiato il problema della discriminazione femminile e hanno ricoperto incarichi di responsabilità nel lontano passato oppure in tempi più recenti. I nomi raccolti – Beatrice Webb, Mary Parker Follett, Joan Woodward, per fare solo qualche esempio – probabilmente diranno poco al grande pubblico, ma per avere un’idea del loro valore basti pensare che il ben più conosciuto studioso del management Peter Drucker a proposito della Follett diceva: “Niente di nuovo sotto il sole del management dopo di lei”.
Questo valore, però, andava scoperto e portato alla luce, a fronte di una letteratura scientifica che nel management ha dato spazio quasi esclusivamente a voci maschili, ignorando il contributo delle donne e della loro visione del mondo e delle aziende.
La spinta a scrivere il libro è arrivata dall’incontro con la studiosa Lisl Klein, che Luisa Pogliana ha raggiunto anni fa a Londra poco dopo una conferenza commemorativa sulla figura di Joan Woodward, della quale Klein era stata collaboratrice e amica. “In quell’incontro ho capito che c’era molto da scavare – racconta Pogliana – e così ho cominciato a raccogliere materiale. A mio avviso è incredibile la continuità dei principi che uniscono queste donne”. Qual è il fil rouge che percorre il loro pensiero? “Sono donne che si occupano di management, un management per tutti, non solo per le donne – risponde l’autrice –. Centrale è la questione del potere. Per esempio Mary Follett, che opera a cavallo tra i due secoli, distingue il ‘potere su’ (power over) dal ‘potere con’ (power with) e spiega che il primo blocca la crescita di un’organizzazione, mentre il secondo sviluppa il senso di responsabilità e migliora la produttività delle persone. È un punto di svolta, che sta alla base del pensiero di molte manager di oggi”.
In Italia abbiamo avuto la figura di Marisa Bellisario, dirigente d’azienda di fama internazionale, alla quale Luisa Pogliana dedica pagine sentite e dettagliate. Lo scopo non è tanto quello celebrativo, quanto quello di restituire tutta la complessità dell’ascesa professionale di una donna che nella sua vita ha conosciuto anche sconfitte e momenti di sconforto. Luisa Pogliana, infatti, non ci sta a considerarla come una splendida eccezione perché a suo avviso questo contribuirebbe a renderla un modello lontano, inarrivabile. “Bellisario non ha agito come manager di potere, ma si è sempre preoccupata di cosa fosse bene per l’azienda – sottolinea l’autrice –. Alla Italtel ha fatto un miracolo: ha stabilito un’alleanza con il sindacato senza rinunciare al proprio ruolo, ha cambiato la produzione verso oggetti che potevano avere più mercato, ha riqualificato i lavoratori e ha modificato le politiche aziendali nei confronti delle donne, portando le migliori con sé e mettendole nei posti decisionali. Le operaie la chiamavano per nome, capivano che lei stava facendo qualcosa di importante anche per loro”.
I ritratti raccolti nel volume arrivano ai giorni nostri e tra le figure di spicco vi è quella di Judy Wajcman, docente di sociologia alla London School of Economics. Citando il suo pensiero Pogliana scrive nel libro che “La tecnologia è stata concepita e sviluppata in un ambito scientifico a dominanza maschile, considerato una sfera incompatibile con la femminilità (…). Il monopolio degli uomini sulla tecnologia è un’importante fonte del loro potere: sviluppano la ricerca in funzione di questo obiettivo, ignorando problemi e interessi della vita quotidiana”.
Secondo Pogliana una tecnologia guidata anche dalle donne produrrebbe esiti diversi e nell’intervista ricorda l’esempio della giovane Gitanjali Rao, di origini indiane, che nel 2020 a soli 15 anni fu nominata dal Time “Kid of the Year” per la sua capacità di “applicazione di strumenti scientifici e tecnologici a problemi del mondo reale”. Il merito di questa giovane inventrice, infatti, era stato quello di avere creato, per esempio, un dispositivo portatile per rilevare la presenza di piombo nell’acqua. “Ha inventato questa cosa guardando i bisogni della comunità – sottolinea Pogliana – e invece spesso non accade così”.
Nell’ultima parte del libro l’autrice si sofferma sulle nuove modalità di lavoro introdotte dalla pandemia. Supportata anche dalle analisi di altre colleghe manager, alcune delle quali fondatrici insieme con lei dell’associazione “Donnesenzaguscio”, Pogliana approfondisce i rischi insiti nello smart working, che può diventare “una polpetta avvelenata”. Le chiediamo perché. “Quello che chiamiamo smart working mira alla flessibilità nell’uso del tempo e del luogo di lavoro, incoraggiando l’autonomia e la responsabilità, per far fronte alle esigenze di lavoro e vita domestica. Ma deve essere una possibilità per tutti, uomini e donne. Se di fatto è destinato solo alle donne perché le incombenze familiari restano tenacemente compito loro – sottolinea –, le donne tornano a casa e gli uomini restano a presidiare l’azienda e a decidere. Il lavoro da remoto resta un lavoro di serie B, che esclude dalla carriera. Perché il potere passa per i corridoi e i contatti informali – conclude Pogliana –, certamente non dai collegamenti a distanza”.
Nota sul libro:
“Una sorprendente genealogia. L’autorità femminile nel management dall’800 a oggi”
Luisa Pogliana – Guerini Next, 2022
192 pagine – 19,50 €