
Protagoniste assolute del roadshow, partito lo scorso 26 giugno da Ivrea e organizzato da Piccola Industria in collaborazione con Audi, le buone pratiche sono sempre più centrali nel processo evolutivo di ogni azienda di successo. Scelte, spesso innovative, quelle di cui si è parlato nella tappa piemontese di “Piccola industria avanguardia di crescita”, che riescono a dare alle Pmi più virtuose una marcia in più rispetto alla concorrenza. Comportamenti, anche socialmente responsabili, in grado di generare il vento di novità che sta interessando la cultura d’impresa di casa nostra.
Tra le aziende italiane che sono state più pronte ad affrontare le nuove sfide c’è sicuramente la Officine di Cartigliano Spa, leader mondiale nella produzione, customizzazione e costruzione di impianti per l’essiccaggio, condizionamento e palissonatura della pelle. Nata nel 1961, la Pmi vicentina – 120 collaboratori,7 sales manager e 32 agenti sparsi nel mondo – nel 2018 ha visto crescere il proprio fatturato fino a toccare circa 36 milioni di euro, risultato ottenuto dopo aver differenziato la propria presenza sul mercato soprattutto estero occupandosi anche di alimentare ed ambiente.
Ceo di Officine di Cartigliano Spa è Laura Bertacco, che, nei 28 anni passati nell’azienda veneta, ha toccato con mano una crescita lenta ma costante, dovuta a importanti sforzi innovativi e di impatto sociale. Come quelli legati all’applicazione delle radio frequenze per la sterilizzazione e pastorizzazione degli alimenti, ma anche all’essiccazione dei fanghi civili e industriali.
Vede cambiamenti sostanziali nella cultura d’impresa italiana?

LAURA BERTACCO
Li vedo, anche se la strada da percorrere resta in salita. Dipende comunque dalle persone, dalla voglia di mettere in pratica qualcosa di diverso rispetto al passato e riuscire a farne partecipe chi lavora in azienda.
La condivisione, insomma, è assolutamente il punto chiave da cui iniziare. Anche se si tratta di un processo non certo veloce, qualcuno doveva pur far partire questa idea di cambiamento.
Il 70% delle pelli vendute nel mondo è passato per almeno un impianto creato da voi. Un risultato d’eccellenza che vi premia. Quali sono le zone in cui siete maggiormente apprezzati?
Il nostro bacino d’utenza, purtroppo, è per la maggior parte oltre confine, visto che la fetta di clienti italiani non supera il 15-16%. Questo perché è più facile, snello e controllabile vendere all’estero, anche ciò che non è propriamente nel core business dell’azienda come i prodotti del settore ambiente. In 58 anni di vita della Officine di Cartigliano le nostre più grandi vendite di macchinari le abbiamo realizzate in Brasile, Argentina, Messico, Cina e tutto il Far East.
Da quello che si capisce non interagite con i fruitori dei vostri servizi in modo standard, ma invece usate un approccio commerciale decisamente unico.
È vero. Non abbiamo neanche cataloghi: non ci servono. Chi è interessato arriva pure da paesi lontanissimi e viene coccolato qui a Cartigliano. Spesso li portiamo a stupirsi davanti alle bellezze della nostra zona, come Venezia, Vicenza, Marostica, oltre che fargli vedere i nostri prodotti. E facciamo le prove con le pelli assieme, cercando di fargli sentire quel family feeling di cui non si scorderanno mai. Inoltre suggerimenti che portano un continuo miglioramento dell’offerta vengono anche dai clienti stessi, una partnership che, si può facilmente intuire, va ben al di là del classico rapporto cliente-fornitore.
E poi nell’ultimo decennio siete stati anche in grado di differenziare, continuando ad innovare e con ottimi risultati. Il vostro segreto?
L’innovazione è parte del nostro business. Abbiamo dedicato un’area del nostro stabilimento specificatamente a ricerca e sviluppo, investendo cifre consistenti senza neanche pensare di andare in cerca di finanziamenti agevolati. Questo perché il nostro patron Antonio Polato è convinto, come tutti noi, che il processo innovativo non debba aver mai fine e che senza non possa proprio esistere l’impresa.
921 commenti