A dicembre 2019, pochi mesi prima dello scoppio della pandemia, la Commissione europea ha presentato il cosiddetto Green Deal europeo, che contiene una serie di iniziative per raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050. Successivamente, nel febbraio 2021, il Consiglio europeo ha introdotto il regolamento che istituisce il “Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza” (RRF), lo strumento centrale del piano Next Generation EU (NGEU), destinato ad aiutare gli stati membri ad affrontare l’impatto economico e sociale della pandemia, garantendo al contempo la transizione verso economie verdi e digitali.
Nell’ambito del RRF, oltre un terzo dei fondi è indirizzato al sostegno della transizione verde. In un orizzonte di più lungo periodo, è stato stabilito che almeno il 30% delle risorse del programma NGEU e del bilancio dell’UE 2020-27 sia destinato a progetti legati al clima.
In questo contesto, il nostro lavoro cerca di capire quanto i principali paesi europei siano effettivamente pronti ad affrontare la transizione verde e quanta innovazione o, più in generale, quanta conoscenza è già stata sviluppata nell’ambito della Green Economy, cercando di capire se esistano dei vantaggi comparati dei diversi paesi europei in termini di produzione di innovazione verde. In questa ottica, il lavoro analizza i dati sui brevetti depositati presso l’Ufficio europeo dei brevetti (EPO) da richiedenti che risiedono nei principali paesi europei per descrivere i profili di specializzazione tecnologica degli Stati nell’ambito delle invenzioni riconducibili ai cosiddetti brevetti verdi.
I risultati per il periodo 2000-2018 mostrano che in Europa l’attività innovativa, e quindi quella brevettuale, è nel complesso cresciuta, anche se permane una forte eterogeneità fra i diversi paesi. L’andamento del numero di domande di brevetti green segue quello delle domande di brevetto in tutti i paesi; la quota di brevetti di tecnologie verdi sul totale non mostra una spiccata variabilità, ma aumenta lievemente in quasi tutti i paesi nel periodo considerato.
Restringendo l’attenzione alle innovazioni legate al contrasto del cambiamento climatico, emerge come l’attività innovativa in Europa abbia risposto alle sfide poste dalle politiche energetiche dell’Unione e dei paesi membri: a partire dai primi anni Duemila, si osserva una crescita generalizzata dei brevetti relativi alla riduzione delle emissioni di gas serra nel settore energetico.
La dinamica dell’attività brevettuale in Italia si discosta però da quella della maggior parte degli altri paesi. Il nostro Paese, infatti, presenta un trend negativo nella produzione di brevetti a partire dal 2008, a cui si aggiunge un livello di specializzazione in tecnologie verdi più alto rispetto ad altri paesi: la produzione di brevetti green in Italia risulta particolarmente concentrata nelle innovazioni mirate alla mitigazione degli effetti del cambiamento climatico legate al settore dei trasporti e alla riduzione delle emissioni di gas serra nel settore energetico, aree tecnologiche caratterizzate da una forte complementarità.
Questi segnali indicano che l’Italia, pur essendo un innovatore “moderato” a livello europeo, si presenta alla sfida della transizione verde avendo accumulato conoscenze nell’ambito delle fonti di energia rinnovabili e, in misura maggiore rispetto ad altri paesi dell’Unione, in quello dei trasporti.
Va rilevato che il settore dei trasporti è centrale nell’ambito del Green Deal europeo e degli investimenti finanziati dal piano Next Generation EU: il settore è responsabile di circa un quarto delle emissioni di gas a effetto serra della Ue ed è necessario ridurne le emissioni del 90% entro il 2050 al fine di raggiungere la neutralità climatica.
Per sfruttare appieno il potenziale vantaggio dell’Italia, sono tuttavia necessarie un’accelerazione nel complesso dell’attività innovativa e un rafforzamento della posizione italiana nelle principali filiere industriali della transizione ecologica e della mobilità sostenibile.
di Roberta De Luca, Rosalia Greco e Francesca Lotti
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PER CONTATTARE LE AUTRICI:
Roberta De Luca, analista presso il Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, [email protected]
Rosalia Greco, economista presso la Divisione Analisi e Ricerca Economica Territoriale della Banca d’Italia (sede di Napoli), [email protected]
Francesca Lotti, direttrice presso il Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, [email protected]