
Quasi cinquant’anni di presenza a vario titolo sul mercato, una bella fetta di tempo impiegato a crescere, senza mai farsi travolgere dai fisiologici momenti di difficoltà vissuti durante questo lungo viaggio. Alla Semar di Castelfidardo, in provincia di Ancona, società internazionale che opera nel settore dell’elettronica producendo trasformatori e moduli di alimentazione (fatturato 2020 di 12,5 milioni di euro a fronte di 49 dipendenti), hanno insomma saputo tenere dritta la barra di navigazione quando le cose viravano al peggio, scelte precise in grado di ripagare chi le ha prese nel corso degli anni.
“Appena vedeva all’orizzonte i primi segnali di crisi nel settore in cui eravamo in quel momento impegnati, mio padre cambiava subito obiettivi. Non ha mai perso tempo e anche questo modus operandi ha aiutato l’azienda a non rimanere impigliata in situazioni complicate – sottolinea il direttore generale della Semar, Michele Palmieri (in foto) –. Tantissime realtà di zona, compresa la nostra, sono partite occupandosi di trasformatori per strumenti musicali, ma poi le problematiche che misero in difficoltà il settore ci portarono a riconvertire più volte il nostro impegno lavorativo”.

LA SEDE DI CASTELFIDARDO
Percorso che progressivamente ha permesso alla Semar di conquistare quote di mercato, tanto da far contemplare ai vertici della Pmi marchigiana una sempre maggiore internazionalizzazione dei propri sforzi imprenditoriali. “Già nel 2000 abbiamo aperto una sede in Cina, struttura che attualmente dà lavoro a circa duecento persone, mentre cinque anni dopo si è deciso di provare pure in Tunisia, scelta che ha dato frutti visto il centinaio di dipendenti al momento impiegati in quel paese”, spiega Palmieri, parte della seconda generazione dell’azienda.
“Successivamente – aggiunge – nel 2017 ha preso il via anche il progetto iSemar, punto realmente apicale nel processo di sviluppo della nostra società. È un ramo aziendale che sta dando notevoli risultati, capace di creare dispositivi IT innovativi che garantiscano connettività mentre mandano i dati in rete. E per questo abbiamo dato vita ad un portale interno che ci ha consentito di essere presenti, ancora più compiutamente, sui mercati”.
Partita a suo tempo dai settori di plastica, rame e ferro, oggi Semar può contare su quattro business unit. Un cambio di marcia evidenziato pure dall’importanza dei committenti. “La prima business unit è dedicata all’automotive ed in particolare al gruppo Fiat, la seconda si occupa dei sensori di corrente, ramo in cui lavoriamo per altre grandi aziende internazionali, mentre la terza si concentra sul mondo dell’elettronica: caricabatterie, amplificatori d’antenna ed altro. L’ultima, invece, è quella più smart, visto che ha come punto d’arrivo il monitoraggio della qualità dell’aria attraverso i sensori che produciamo”, chiarisce il dg dell’azienda marchigiana, spiegando anche il motivo per cui la sua impresa non ha patito granché i periodi bui vissuti da alcuni ambiti commerciali.
“Quando è calato l’automotive, per esempio, siamo rimasti saldamente legati agli altri nostri settori d’influenza. Il Covid non ci ha assolutamente danneggiato, anzi, avendo un codice Ateco che ci permetteva di continuare a produrre, Semar è riuscita a realizzare un più 20% nel corso del 2020. Dati già così estremamente positivi, ma che pensiamo di riuscire a migliorare: contiamo, infatti, di crescere di un ulteriore 18% nell’anno in corso”, si augura Michele Palmieri.
Nel 2022 l’azienda di Castelfidardo festeggerà il cinquantennale, celebrazioni a cui tutta la proprietà tiene veramente molto e che aiuteranno a far conoscere in modo ancora più completo la storia di questa Pmi anconetana. “Negli anni abbiamo sperimentato molto e continueremo a farlo anche di qui in avanti. Siamo coscienti del fatto che non c’è alternativa a innovare e pure per questo investiamo circa il 4% del nostro fatturato in ricerca e sviluppo. E questo ci ha permesso, tra l’altro, di diventare totalmente sostenibili”.
Prima del Covid, inoltre, nel quartier generale dell’azienda si era deciso di offrire ogni giorno ai dipendenti frutta fresca anche per favorire i fornitori locali. Novità gradita, come quella che alla Semar ha contribuito a far abbandonare i classici orari di lavoro. “Abbiamo in pratica adottato lo stile nordico, visto che da noi, dopo aver fatto un sondaggio tra i dipendenti, ora si finisce di lavorare alle 16.30. Iniziano alle 8, alle 12 si fermano per la mezz’ora del pranzo rimanendo in azienda e in questa maniera riescono a tornare a casa più presto rispetto al passato”, conclude Palmieri.