Con l’invecchiamento della popolazione, il settore sociosanitario è destinato ad assumere una crescente importanza. Il nostro Paese, tuttavia, presenta uno dei rapporti più bassi tra infermieri e medici a livello europeo, aggravato dalle differenze territoriali. Ma che cosa rende poco attraenti le professioni sanitarie? Se ne parla in uno dei capitoli dell’ultimo numero della Rivista di Politica Economica
L’aziendalizzazione del Servizio Sanitario Nazionale promossa dalle riforme degli anni ’90 ha rafforzato il ruolo delle figure manageriali apicali. Nel nostro Paese convivono diversi modelli organizzativi regionali, frutto anche della crescente autonomia. Una situazione positiva per certi aspetti, ma che può dare luogo anche a disparità sui servizi erogati. Se ne parla nell’ultimo numero della Rivista di Politica Economica
La diminuzione del sostegno economico statale ha spinto negli anni teatri, musei, e luoghi di cultura in genere, ad aprirsi alla filantropia privata. Emergono diversi modelli di controllo da parte dell’amministrazione centrale, che in Inghilterra lascia complessivamente maggiore autonomia. Ciò dipende dalle differenze nel quadro giuridico, ma anche dalla tradizione politico-culturale del paese
In Italia alcuni comparti mostrano una crescita superiore alla media Ue – è il caso dell’editoria libraria – ma nel complesso le professioni del settore creativo e culturale scontano la fragilità della struttura industriale sottostante e il mismatch rispetto alle figure richieste, anche in virtù dell’innovazione tecnologica. Se ne parla in uno dei capitoli dell’ultimo numero della Rivista di Politica Economica
Nel 2019, l’anno precedente alla pandemia, non aveva svolto alcuna attività culturale il 20,7% della popolazione, un residente su cinque. Un valore che aumenta con l’età e peggiora se si abita al Sud. Eppure moltissimi studi certificano che le esperienze culturali migliorano il benessere e la salute delle persone. Se ne parla in uno dei capitoli dell’ultimo numero della Rivista di Politica Economica
L’ultimo numero della Rivista di Politica Economica è dedicato eccezionalmente a un settore specifico, quello dell’industria culturale. Stefano Manzocchi, prorettore alla ricerca all’Università Luiss Guido Carli e direttore della pubblicazione, spiega i motivi di questa scelta e perché è importante che la cultura venga inclusa nei fabbisogni fondamentali per una collettività
La crisi finanziaria globale del 2008 ha mostrato la fallacia del paradigma economico sul quale si basava il Nuovo Consenso, aprendo la strada – anche nel mondo della ricerca accademica – a un parziale ritorno alle politiche keynesiane, attraverso le quali lo Stato cerca di garantire la stabilità necessaria agli investimenti e all’accumulazione di conoscenze. Una riflessione tratta dall’ultimo numero della Rivista di Politica Economica
Quella della regolamentazione è una delle questioni più importanti che riguardano la tecnofinanza ma non è l’unica, visto che il settore è circondato da un certo scetticismo. L’ultimo numero della Rivista di Politica Economica ospita un contributo per cominciare a fare chiarezza su una materia ancora poco conosciuta dai non addetti ai lavori
Non ci si può sottrarre alle sfide che provengono dall’esterno, come insegna la lunga sequenza di shock che abbiamo vissuto in questi anni. Si esce vincenti solo insieme, con strategie che coinvolgano Stato, imprese e lavoratori. E sciogliendo le rendite di posizione che aumentano le disuguaglianze. Se ne occupa l’ultimo numero della Rivista di Politica Economica e ne parliamo con il direttore Stefano Manzocchi
La guerra in Ucraina ha aggiunto instabilità a un quadro già complicato dall’aumento dei costi energetici e delle materie prime e l’Italia potrebbe risentirne con un rallentamento dell’attuazione del Pnrr. Più in generale la globalizzazione già da diverso tempo segna il passo a favore di un ripensamento complessivo degli scambi globali. Se ne occupa l’ultimo numero della Rivista di Politica Economica e ne parliamo con il direttore Stefano Manzocchi