
Quali sono i punti principali dell’accordo?
L’intesa propone uno schema di accordo territoriale che costituisce il modello in base al quale saranno sottoscritti gli accordi territoriali. Grazie a questi accordi, come previsto dalla Legge di stabilità per il 2016, le imprese potranno accedere ai benefici fiscali collegati ai premi di risultato. In questo senso, pur senza mettere in discussione il modello della contrattazione basato su due livelli, l’accordo costituisce la conferma della opportunità della progressiva valorizzazione della contrattazione di secondo livello, anche sotto il profilo dello sviluppo della cultura del coinvolgimento paritetico dei lavoratori nell’organizzazione del lavoro.
In concreto cosa prevede?
L’accordo si rivolge sia alle imprese già associate a Confindustria sia, ed è questa una delle particolarità, alle imprese che conferiranno espresso mandato, a tal fine, alle associazioni aderenti al sistema di rappresentanza di Confindustria.
Il modello prevede due percorsi alternativi per l’adozione di un premio di risultato che possa beneficiare della detassazione: il primo, attraverso la stipulazione di accordi aziendali da sottoscrivere con le organizzazioni sindacali territoriali; il secondo, attraverso la definizione di una specifica procedura che consente all’impresa di assoggettare al beneficio fiscale il premio di risultato.
Le imprese che si avvarranno dell’accordo territoriale invieranno, anche con modalità informatiche, una comunicazione scritta ai lavoratori dichiarando che, in applicazione del medesimo accordo, viene istituito un premio di risultato.
Quali sono i benefici per l’azienda e quali per il lavoratore?
Il modello è concepito soprattutto per le imprese prive di rappresentanza in azienda e ne facilita notevolmente la possibilità di adottare schemi di premi di risultato che soddisfino le condizioni previste per la detassazione.
Per il lavoratore il beneficio è evidente: la possibilità di ricevere quote di remunerazione che beneficiano di un notevole abbattimento del prelievo fiscale se percepite in denaro, completamente detassate e decontribuite se fruite sotto forma di beni e servizi di welfare.
L’accordo è stato positivamente accolto dalle Pmi. Cosa prevede l’intesa per supportarle nel misurare gli incrementi di produttività?
L’accordo territoriale, in base ad una precisa scelta, non contiene alcun modello di premio di risultato (per il quale fa testo ciò che prevede la legge), bensì, come detto, regola una procedura che consente di accedere al beneficio fiscale. Infatti, i contenuti del premio di risultato dovranno essere autonomamente definiti dall’impresa sulla base proprie specifiche esigenze aziendali. È, però, previsto che le parti firmatarie dell’accordo territoriale istituiscano un comitato composto da un rappresentante di ciascuna delle organizzazioni sindacali e imprenditoriali firmatarie, con il compito di valutare la conformità ai contenuti dell’accordo territoriale della comunicazione trasmessa ai lavoratori.
Qual è il numero stimato di imprese coinvolte e quando si potranno avere i primi dati sull’adozione effettiva?
È presto per saperlo. I comitati di cui si è detto hanno anche il compito di redigere un rapporto, su dati aggregati, dei premi istituiti nel territorio ai fini del monitoraggio degli effetti dell’accordo territoriale. Tali rapporti saranno inviati anche a Confindustria e Cgil, Cisl e Uil anche allo scopo di valutare l’andamento e gli effetti complessivi dell’intesa oggi raggiunta.
Nel solco dei rapporti con il sindacato avviati dalla nuova presidenza che valore assume questa intesa?
Il nostro obiettivo rimane la costruzione di un nuovo modello di contrattazione, nel quale il peso della contrattazione a livello di impresa aumenti rispetto a quello della contrattazione nazionale. Il contratto nazionale deve rimanere il riferimento per le tutele fondamentali del lavoro, mentre i contratti aziendali devono essere sempre più il luogo dello scambio virtuoso tra salario e produttività.
Essendo ancora in discussione vari e importanti contratti di categoria, d’accordo con il sindacato abbiamo deciso di aspettare la conclusione di questa tornata contrattuale.
Sono stati finora rinnovati 20 Contratti collettivi nazionali del lavoro; tra dicembre scorso e oggi ne sono scaduti – e sono in gran parte in corso di rinnovo – altri 25, tra i quali il contratto dei meccanici e quello dei tessili per citane due di tradizionale importanza.
Pertanto da giugno è ripreso il confronto a livello confederale con Cgil, Cisl e Uil, nella logica di arrivare per gradi – dando quindi tempo alle categorie per concludere senza assillo e nel miglior modo possibile i Ccnl ancora aperti – al confronto, per noi fondamentale, sul modello contrattuale. Abbiamo così via via affrontato con i sindacati – e raggiunto intese soddisfacenti – su alcuni temi di rilevanza per le imprese: l’accordo di cui stiamo parlando sulla detassazione dei premi di produttività e il Documento comune con Cgil, Cisl e Uil, indirizzato al Governo, nel quale si avanzano diverse proposte per la gestione non conflittuale delle crisi aziendali e per dare un impulso alla transizione al nuovo sistema di politiche del lavoro realizzata con il Jobs Act.
Il confronto interconfederale prosegue ora sul tema della bilateralità e della rappresentanza.