
Il Governo risponde all’appello delle imprese e getta le basi per una nuova politica industriale, che sia capace di rilanciare gli investimenti privati e che al tempo stesso accompagni tutto il sistema produttivo verso frontiere tecnologiche più elevate. Il Piano nazionale “Industria 4.0”, presentato a Milano lo scorso settembre dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda sembra, infatti, accogliere molte delle istanze avanzate nel corso degli ultimi mesi. E, dato che la trasformazione si auspica possa coinvolgere in larga parte il mondo delle piccole e medie imprese, abbiamo chiesto un parere ad Alberto Baban, presidente Piccola Industria Confindustria.
Il Governo ha presentato il Piano nazionale 4.0. Siete soddisfatti?
Lo siamo. Posso dire, infatti, che il Piano ha colto molto bene il nostro punto di vista. Ho partecipato agli incontri del gruppo di lavoro in capo al ministero dello Sviluppo economico e, sin dall’inizio, ho potuto constatare da parte del ministro Calenda grande sensibilità e attenzione alle nostre esigenze. In primis quella di dare una forte accelerazione agli investimenti delle imprese e alla modernizzazione del Paese.
Sappiamo bene che l’implementazione di questa rivoluzione industriale, a differenza delle altre che l’hanno preceduta, sarà velocissima, che vincerà chi si adatta per primo, sia a livello imprenditoriale che di Sistema Paese.
In questa direzione il piano mette a disposizione soluzioni per accelerare la trasformazione delle Pmi, favorendo gli investimenti, la contaminazione e il trasferimento della conoscenza e colmare il divario che, ingiustamente, ci separa dagli altri Paesi.
È un progetto rilevante sia in termini di impegno economico, con 13 miliardi di risorse pubbliche di cui molte da impiegare nel 2017, che di impostazione di fondo: prevede, infatti, incentivi automatici e orizzontali ed è tecnologicamente neutrale, ovvero lascia alle imprese la facoltà di decidere su quale tecnologia investire.
Prevede, inoltre, delle iniziative di accompagnamento per supportare questo percorso di cambiamento, tra le quali la diffusione della banda ultralarga e il potenziamento dell’internazionalizzazione, oltre a una fondamentale Cabina di regia che servirà per monitorare l’attuazione e i risultati raggiunti.
In pratica, gran parte delle aspettative per il rilancio dell’economia sono riposte negli investimenti delle imprese. Su quali strumenti puntate di più?
Prima di tutto è positiva la riconferma del superammortamento al 140%, così come il rifinanziamento della Nuova Sabatini. Oltre a ciò contiene nuove importanti agevolazioni: mi riferisco in particolare all’iperammortamento per beni collegati al 4.0 e alle agevolazioni fiscali del 30% per chi investe in startup e Pmi innovative.
Quest’ultima è una soluzione che può far pervenire alle 23mila potenziali “Pmi innovative” stimate dal ministero dello Sviluppo economico una liquidità strategica per investimenti volti ad accrescere la produttività.
Non mi stancherò mai di ripetere che sostenere questa platea di imprese significa includere nel percorso di sviluppo anche i relativi fornitori, in media 270 per ogni azienda leader.
Per questo è fondamentale far comprendere alle Pmi che rendersi più visibili e trasparenti agli occhi di investitori terzi, mai come oggi, conviene.
In che modo?
Le strade sono diverse: per esempio, certificare il bilancio e facendo emergere l’innovazione realizzata, iscriversi al registro delle “Pmi innovative” o partecipare ai percorsi formativi del “Progetto Elite”. A supporto della trasformazione 4.0, potremo contare anche sui Competence Center e i Digital Innovation Hub, ovvero centri finalizzati alla condivisione di idee, progetti e soluzioni all’interno dei quali le associazioni di Confindustria avranno un ruolo attivo.
Le Pmi devono cambiare approccio?
Direi di sì. Oggi la vera sfida che attende ogni impresa è comprendere dove andrà il mercato, cosa chiederà e modificare, di conseguenza, le proprie strategie aziendali. Le trasformazioni sono così rapide che occorre essere costantemente informati e riuscire in qualche modo ad anticipare i cambiamenti in corso. Le difficoltà aumentano soprattutto per le tante imprese che operano nel business to business e non per il cliente finale; in questa fascia le italiane sono le più numerose in Europa.
Fatturato e dimensione aziendale avranno un peso, certo, ma a fare la differenza sarà la capacità di integrare le nuove tecnologie nei prodotti e nei processi per rispondere alle richieste dei consumatori. Non dimentichiamo, poi, la grande opportunità offerta dai due miliardi di nuovi consumatori che nel 2023 cercheranno il gusto, la creatività e l’unicità che contraddistingue il nostro made in Italy.
Capire l’orientamento del mercato. Può farci qualche esempio?
L’Olanda, ad esempio, ha annunciato di voler promuovere l’uso delle auto elettriche vietando quelle a benzina o diesel. Non è detto, ma forse anche altri paesi potrebbero adottare questa stessa soluzione. È un rischio, però chi scommette e gioca in anticipo mettendo a punto motori e telai differenti da quelli attuali potrebbe vedersi aprire vantaggi unici. E questo a prescindere dalla dimensione aziendale.
Al contempo questo profondo cambiamento apre nuove possibilità indipendentemente da dove si opera. Ne sono un esempio il mercato delle prenotazioni alberghiere e quello degli alloggi turistici online: nonostante l’Italia sia ai primi posti al mondo per affluenza turistica e per strutture ricettive, i sistemi di prenotazione online appartengono prevalentemente a piattaforme estere. E oggi l’80% delle scelte di viaggio avviene sul web.
Al di là delle opportunità, possiamo dire che è tutta questione di tempo?
Dobbiamo comprendere che il cambiamento che stiamo affrontando è epocale, che l’evoluzione tecnologica è molto veloce. Questo ci obbliga a correre, a investire, a essere costantemente informati. È un percorso complesso, ma è la strada da imboccare.
Per questo al governo chiediamo di attuare rapidamente quanto annunciato e al sistema produttivo di informarsi e di sfruttare le opportunità disponibili.
Già lo scorso anno, grazie al roadshow sulle “Pmi innovative”, con il ministero dello Sviluppo economico, il ministero dell’economia e con Intesa Sanpaolo abbiano attraversato il territorio per illustrare gli strumenti a supporto degli investimenti in innovazione. Mi riferisco al credito di imposta in ricerca e sviluppo, al Patent box, alle agevolazioni introdotte dall’Investment Compact fino al superammortamento. A queste misure ora se ne aggiungono di nuove, ma le risorse verranno stanziate già nel 2017 con una finestra temporale limitata. Per questo a breve ripartiremo con un nuovo roadshow per fare conoscere i contenuti del piano, portando all’attenzione delle imprese casi di successo e facendogli toccare con mano perché vale la pena mettersi in gioco.
Le possibilità sono molte. Abbiamo un sistema imprenditoriale che per numero di imprese innovative è già secondo in Europa, dopo la Germania. Le nostre esportazioni tengono nonostante le difficoltà, a riprova che le produzioni di qualità, il “bello e ben fatto” sono richiesti a gran voce in tutto il mondo.
È nel nostro dna mettercela tutta per eccellere, in ogni situazione e a prescindere da tutto. Continueremo a farlo anche e soprattutto in uno scenario 4.0. Perché siamo tutti coinvolti in questa sfida: vinciamo o perdiamo tutti. Dobbiamo prenderne coscienza ed esserne parte attiva.