Pur con qualche apprensione per un futuro che non si riesce a pianificare appieno, alla Muraca di Cicala, in provincia di Catanzaro – 3 milioni di euro di fatturato nel 2021 e 15 dipendenti –, la voglia di crescere e fare altri passi nel solco dell’innovazione non manca di certo. Partito più di quarant’anni fa occupandosi della lavorazione delle castagne, il settore commerciale più popolare in questa zona montana della Calabria, l’impegno della famiglia Muraca è proseguito nel tempo sviluppando interesse anche in altri campi dell’agroalimentare.
“La nostra storia aziendale prende il via nel 1980 con la decisione presa da mio nonno di mettere su un’azienda capace di esaltare i prodotti del territorio – spiega Tiziana Muraca (nella foto in alto), socio e amministratore della Pmi che ha il suo quartier generale nella Sila Piccola –. Purtroppo, in seguito il cinipide del castagno, insetto che ha colpito anche la nostra zona, ci ha costretto ad interrompere una produzione ripresa poi tre anni fa con buoni risultati”.
In quel periodo di stallo forzato nel settore delle castagne, i vertici aziendali di Muraca hanno comunque deciso di fare passi decisi verso una diversificazione dell’offerta, allargando progressivamente il campo commerciale dell’impresa calabrese. “Nel tempo sono così nate linee dedicate al vegetale, ai pomodori di zona e ai peperoni che arrivano dalla provincia di Cosenza. Un cambiamento di immagine, oltre che un arricchimento per l’e-commerce, in grado di mostrare pure fuori dei confini della Calabria le potenzialità della nostra realtà industriale”.
Sfortunatamente il complicato periodo storico che stiamo vivendo ha di fatto messo un freno, si spera momentaneo, all’attività di vendita online di Muraca, sconsigliata ad andare avanti dai tanti problemi legati a questo tipo di commercio. “Ad un certo punto quella di fermarci è diventata l’unica soluzione per cercare di non farci travolgere dagli eventi – conferma Muraca -. Con gli attuali costi spropositati della logistica servirebbero panieri più ampi da proporre al consumatore finale per non soffrire troppo al momento di fare i conti e poi, considerata la nostra posizione geografica, anche trasporti e organizzazione pesano moltissimo. L’idea potrebbe essere quella di fare e-commerce assieme ad altre aziende della zona, ma almeno qui nella provincia di Catanzaro non è un’ipotesi troppo percorribile”.
Situazione in divenire è invece quella che vede l’azienda di Cicala intenta a ridisegnare il proprio business attraverso l’acquisto di nuovi macchinari. Progetto assai costoso che ha subìto una frenata al momento di valutare pro e contro di decisioni capaci di far uscire molto denaro dalle casse societarie, oltretutto in un frangente storico di difficile interpretazione. “Di sicuro sposteremo la produzione delle castagne a Carlopoli, un paesino vicino a noi, stabilimento in cui seguiremo i crismi dell’economia 4.0, mentre a Cicala rimarrà il conservificio con l’obiettivo di adeguarlo alle esigenze del mercato ed in particolare della grande distribuzione, settore che vogliamo iniziare a servire – sottolinea Muraca –. Stavamo poi pensando di prendere dei robottini per rendere più fluido e innovativo il nostro lavoro giornaliero, ma anche dei macchinari a raggi X per il controllo di ciò che produciamo. Vorremmo proprio farlo questo passo economicamente impegnativo, però, devo dire la verità, non sono granché fiduciosa sul futuro: secondo me siamo già in recessione e non ci vorranno meno di tre anni per uscirne”.
Per Muraca il primo segnale dell’arrivo di problemi seri strettamente collegati all’impennata dei costi di energia e materie prime è stato l’aumento del prezzo dell’olio di semi di girasole, indispensabile per la confezione delle conserve. “In quel momento abbiamo capito che avremmo dovuto rivalutare i prezzi e iniziare a spiegarne, in particolare ai clienti esteri, il perché. Com’è immaginabile non un compito facile da portare avanti, al pari di essere costretti a comunicare il prezzo della passata di pomodori solo a metà settembre scorso. Cosa inconcepibile fino all’anno scorso e che ha fatto il paio con l’estrema difficoltà di reperire il vetro, visto infatti che in Italia era praticamente impossibile averlo perché parecchie aziende ne avevano interrotta la produzione. E siamo stati ad un niente dal doverlo comprare in Ungheria o Bulgaria prima di riuscire a trovare il vaso da un chilo a 40 centesimi contro i 15 del recente passato”.
Ciò detto, per la Pmi del calabrese il presente è incentrato sul mantenimento di una clientela, soprattutto estera, che continua ad apprezzare moltissimo tutte le specialità preparate nello stabilimento di Cicala. “Durante la fase più pesante della pandemia è stato il commercio oltre confine a darci una grande mano. In Canada e Australia la presenza di emigrati calabresi fa sì che i prodotti Muraca siano richiestissimi, come pure in Giappone, dove un nostro corregionale manda avanti un importante ristorante nel centro di Tokyo e, allo stesso tempo, ha creato dal nulla un salumificio sull’isola di Okkaido che lavorerà carne nipponica assieme al nostro peperoncino calabrese, stabilimento in cui a breve si produrrà anche mozzarella e altri formaggi”, conclude Tiziana Muraca.