Per far sì che i prodotti agroalimentari italiani continuino ad essere apprezzati negli Usa anche nel difficile periodo della pandemia da Covid-19, l’Ambasciata d’Italia a Washington, insieme ai nove consolati negli Stati Uniti e alla rete di uffici Ice, ha lanciato la campagna “Stay at home and #cookitalian”. Progetto che a partire dai primi di maggio ha portato chef e figure note della ristorazione italiana d’oltreoceano, ma anche testimonial del mondo dello spettacolo e della cultura, a promuovere – attraverso la preparazione di piatti semplici e della nostra tradizione – l’utilizzo di prodotti originali italiani in cucina.
La campagna, che si inserisce nel solco della precedente iniziativa (Stay at home and #orderitalian) a sostegno dell’acquisto di prodotti e cibi italiani online che vengono consegnati a domicilio da supermercati, negozi e ristoranti, è partita il 4 maggio scorso con il primo video pubblicato sulla pagina Facebook della nostra ambasciata. A presentarlo è stata Lidia Bastianich, star televisiva e autrice di apprezzati libri di cucina, che ha preparato la sua versione dei rigatoni all’amatriciana. Ricette volutamente semplici e riproducibili a casa senza difficoltà, utilizzando prodotti originali italiani facilmente reperibili sul mercato Usa. Il tutto annaffiato da un bel vino di casa nostra.
A seguire si sono impegnati e divertiti ai fornelli Mario Rizzotti, esperto culinario e giudice televisivo di Chicago, Marisa Iocco proprietaria del ristorante Spiga e unica executive chef italiana di Boston, Giancarlo Ferrara chef e proprietario del ristorante Amalfi di Houston, Giada De Laurentiis da Los Angeles, star televisiva e proprietaria di numerosi ristoranti negli USA, Luciano del Signore chef e proprietario dei ristoranti Bacco, Bigalora e Pernoi, punti di riferimento per la cucina italiana a Detroit, Giorgio Rapicavoli chef e proprietario di ristoranti al centro della scena gastronomica di Miami come Eating House e Glass & Wine, Stefano Secchi chef del ristorante Rezdôra a New York e Danilo D’Eugenio e Monica Fenocchio chef e proprietari di DaMo’ Pasta Lab a Philadelphia.
Tutti i testimonial di “Stay at home and #cookitalian” non hanno fatto altro che rivisitare, con un approccio creativo e personale, ricette della tradizione. Due settimane di cucina casalinga di qualità chiuse dal video di Isabella Rossellini, figura iconica della scena culturale italiana negli Usa, che ha preparato per il pubblico del web gli spaghetti alla barbabietola rossa.
Nel frattempo le esportazioni del settore agroalimentare, che costituiscono una voce fondamentale del nostro export verso gli Usa, rischiano di subire un rallentamento a causa della pandemia in atto. Situazione di stallo solo parzialmente compensata dall’aumento delle vendite registrato in supermercati e negozi online.
Finora voce in costante crescita, sia in termini quantitativi che in quelli di valore complessivo, le vendite negli Stati Uniti di nostri prodotti hanno raggiunto nel 2019 i 5,4 miliardi di dollari, costituendo quasi il 10% dell’export italiano verso quel paese. Poco meno che 2 miliardi di dollari li garantisce il vino, con a seguire olio d’oliva, formaggi, pasta, acque minerali, caffè, aceto ed altri prodotti alcolici. Numeri eccellenti ma messi a forte rischio dalla crisi pandemica che ha provocato la chiusura di ristoranti ma anche del canale commerciale Ho.Re.Ca., dedicato alla distribuzione verso gli alberghi.
Problemi che sta vivendo in prima persona Marco Zanna, presidente di Best from Italy, che importa prodotti italiani di qualità nel South East degli Stati Uniti. “Durante l’emergenza Covid-19 la chiusura di punti vendita come i centri commerciali, ma anche quella dei ristoranti, hanno causato una perdita importante per la nostra attività – chiarisce Zanna –. Nonostante si sia dovuto fare i conti pure con restrizioni e qualche discriminazione verso i prodotti di casa nostra, fortunatamente in passato abbiamo seminato bene e la vendita online è proseguita aiutandoci molto. In sostanza i clienti già acquisiti hanno continuato ad ordinare sul nostro sito web”.
“Per i nostri interlocutori creiamo un viaggio full immersion in Italia senza dover prendere l’aereo – sottolinea il presidente di Best from Italy. – Il mio modo di fare business è presentare ai clienti americani i produttori e i luoghi in cui i prodotti sono realizzati. Possono in pratica incontrare virtualmente i proprietari e conoscere le aree attraverso le immagini che mostro loro mentre stanno facendo una degustazione. La nostra missione, poi, è anche quella di educare il cliente verso una nutrizione più sana, basata sui capisaldi della dieta mediterranea”.
Tradizione enogastronomica italiana tenuta in grande considerazione e promossa anche dal gruppo Toscana Divino, attento a cercare di combattere le imitazioni a cui è costantemente esposto il made in Italy. “La mozzarella di bufala campana, ad esempio, può essere prodotta solo in un determinato territorio e con certe caratteristiche. Se non è così è un’altra cosa. E questo si ripropone per ciascuno degli innumerevoli prodotti tipici del nostro Paese. Come avviene per l’arte, l’originalità e l’unicità sono valori che devono essere preservati ad ogni costo”, spiega il presidente di Toscana Divino, Stefano Cavinato, proprietario del gruppo insieme a Tommaso Morellato.
“La situazione che si è venuta a creare negli ultimi mesi in Italia, a causa dell’emergenza sanitaria in atto, ha da subito creato grandi difficoltà sul mercato americano, sui cui si fonda buona parte delle vendite di molte nostre imprese – commenta Cavinato –. Questa pandemia ha indubbiamente costituito una battuta d’arresto, ma i segnali di ripresa sono già molto evidenti e, cosa più importante, ci sono zone, settori economici e segmenti di consumatori che hanno sofferto meno di altri.
Il governo degli Stati Uniti, poi, ha recentemente stanziato fondi ingenti e varato misure a largo spettro per stabilizzare l’economia e favorire la ricrescita. Inoltre, in termini geo-economici, il mercato statunitense si è sempre attestato come ponte per Centro e Sud America facendo base proprio su Miami, considerata l’hub ideale per le relazioni commerciali con questi paesi”.
Dal canto suo Paolo Orsolini, della Orso Industries, società che dal 2002 importa e distribuisce specialità alimentari italiane, valuta così l’impatto della pandemia da coronavirus sugli acquisti di cibo online da parte dei consumatori statunitensi. “La consegna di cibo a domicilio è passata da una comodità usata da pochi ad un’industria in pieno boom. Molti vedono l’acquisto di cibo online come un modo per evitare di contrarre il coronavirus, facendo diventare questa scelta un’altra delle frustrazioni involontarie del lungo isolamento provocato dal Covid-19”, spiega Orsolini. “Noi della Orso Industries, comunque, non crediamo che i prodotti italiani di qualità siano traslabili sull’online. A chef e ristoratori offriamo un servizio che vuole dare loro la possibilità di provare i prodotti e adattarli alle loro idee creative. Esperienza diretta che ovviamente sul web non si può fare”.