Lei è alla sua seconda legislatura, qual è secondo lei il ruolo che il Parlamento deve avere nel contesto europeo di oggi?Le istituzioni europee e in particolare la Commissione, a seguito dei vari trattati degli ultimi anni, hanno acquisito crescenti competenze che vanno ad incidere su fondamentali aspetti sociali ed economici per tutti i paesi membri. Il Parlamento Europeo ha per questo un ruolo sempre più fondamentale: rappresentare e far vincere la voce dei popoli e dei territori, spesso poco ascoltati da chi lavora a Bruxelles e Strasburgo. L’80% delle leggi italiane sono il recepimento di quelle europee.
Per noi esiste l’Europa della gente, non delle burocrazie. Questa è la sfida quotidiana che dobbiamo intraprendere, per dare un’anima al grande sogno europeo.
Su quali dossier si sta impegnando attualmente?
Molte sono le attività che mi vedono protagonista. In particolare qui ricordo il grande lavoro compiuto a tutela del “Made In” e per la difesa delle eccellenze e delle qualità che il nostro paese ha saputo sempre mettere in campo sul piano industriale e alimentare, anche da parte delle piccole e medie imprese.
Proprio recentemente è stata approvata a grande maggioranza una mia relazione che mira a rafforzare il nostro tessuto imprenditoriale in Europa e nel mondo. Il tutto con un profondo e costante dialogo con le associazioni e le varie realtà che operano con entusiasmo e costanza in Italia e nelle nostre regioni.
Altri argomenti di cui mi interesso sono il Ttip, armonizzazione del mercato interno, agricoltura, immigrazione, fondi europei, politiche giovanili e Pmi. Mi batterò per la liberalizzazione del mercato tra Europa ed America, solo se saranno adeguatamente inserite tutele per le nostre aziende.
In che modo si sta adoperando affinché le proposte cui state lavorando possano avere un impatto positivo sull’industria italiana?
Grazie anche molteplici sollecitazioni del PPE, movimento di cui ho l’onore di essere vice presidente, l’Europa ha messo in campo, dal 2014 al 2020, oltre 2,3 miliardi di euro per lo sviluppo delle imprese, semplificazione burocratica, start up e sinergie tra i paesi.
Questa è la concretezza di cui il nostro paese ha bisogno: non slogan e annunci, ma fatti reali e tangibili che, se ben valorizzati, possono rappresentare un importante volano di sviluppo per il futuro.
Cosa deve fare l’Europa per essere più vicina ai cittadini e alle imprese?
Occorre invertire il metodo perseguito negli ultimi anni, rispondendo con più efficacia ed immediatezza alle tante sfide che oggi disorientano famiglie, giovani e lavoratori, anche diffondendo paura e divisioni.
L’Europa infatti continuerà ad avere un futuro se ritornerà ad essere protagonista del cambiamento e se avrà un’unione politica e fiscale, perseguendo innovazione e crescita e contrastando invece ogni forma di chiusura, sterile e controproducente: la politica dei muri e dei confini da ripristinare è e sarà fallimentare.
Siamo per questo al lavoro e già le ultime novità emerse dalle ultime sedute del Parlamento europeo sono molto confortanti: penso alle risorse finalmente messe in campo per affrontare il dramma dei migranti, al rafforzamento delle politiche a sostegno di chi crea lavoro ed occupazione, alla valorizzazione del mondo agroalimentare e della qualità verso cittadini e consumatori.
Sono tutte azioni che vanno nella giusta direzione.