
Frutto di una collaborazione innovativa e sostenibile tra pubblico e privato, il progetto Intacture è stato promosso dalla società Trentino DataMine con l’obiettivo di costruire il primo data center europeo all’interno di una miniera attiva situata nella trentina Val di Non. Idea tanto ambiziosa quanto attrattiva che hanno sposato appieno l’Università di Trento e quattro aziende locali: Covi Costruzioni, Dedagroup, GPI e ISA, ovvero l’Istituto Atesino di Sviluppo.
Con un investimento complessivo di 50,2 milioni di euro, di cui 18,4 milioni che arriveranno da fondi Pnrr, Intacture si propone di rigenerare gli spazi minerari attraverso un approccio che segue i criteri dell’economia circolare e che porterà a compimento uno scavo progettato per il riutilizzo futuro.
Il data center sarà operativo nel corso del prossimo anno, si svilupperà per l’80% della propria ampiezza sottoterra a una profondità di 100 metri e avrà 90 milioni di metri cubi di roccia Dolomia a proteggerlo. Considerata questa particolare collocazione, consentirà un risparmio energetico e di suolo, se paragonato ad una costruzione in superficie; inoltre sarà in grado di garantire un’elevata sicurezza fisica, ambientale oltre che elettromagnetica.

INTERNO DELLA MINIERA DOVE SI STA LAVORANDO ALLA REALIZZAZIONE DEL DATA CENTER
“Intacture è un progetto sicuramente non banale, che per la prima volta vede fare sistema università e privati, tra cui anche competitor del mondo dell’Ict che si sono messi assieme per partecipare attivamente a questo processo virtuoso – spiega Dennis Bonn (nella foto in alto), consigliere delegato di Trentino DataMine –. Noi dell’Istituto Atesino di Sviluppo abbiamo fatto da facilitatori e cerniera tra questi due universi, contribuendo a dare ulteriore forza alle tre S che muovono il tutto e che vengono da sistema Trentino, sostenibilità e sicurezza”.

RENDERING DEL PROGETTO – CREDITS IN-SITE
Nato per dare nuova vita agli spazi vuoti all’interno della montagna, Intacture ha preso il via da un’intuizione dell’imprenditore Stefano Odorizzi e una decina d’anni dopo la prima stesura del progetto. Sarà un regional data center scalabile, con potenza fino a 5 MW, e utile per la digitalizzazione di settori locali come quelli dell’industria, della sanità e dell’agricoltura. “Contiamo di concludere la fase iniziale del progetto a gennaio 2026 riuscendo a stoccare i primi server, mentre l’anno successivo speriamo possa partire la seconda fase, un ampliamento capace di portare all’interno del sito aziende corporate o anche altre legate al settore istituzionale. Avremmo pure la possibilità di dare gli spazi alla multinazionale di turno, ma invece, creando tagli e collocation medio-piccole, preferiamo premiare il territorio o chi ha già data center in altre zone, evitando, tra l’altro, eccessivi rischi economici”.
Un’offerta qualificata che passa pure per la formazione di giovani e meno giovani che in un futuro ormai prossimo andranno a lavorare all’interno della montagna. “Puntiamo molto sull’essere il più possibile attrattivi, proponendo qualcosa di ambizioso e ultra generazionale dedicato a chi andrà a fare ricerca all’interno di Intacture. Uno degli obiettivi che ci proponiamo di centrare è quello di trattenere qui in Trentino chi esce dall’università, oltretutto nostro partner in quest’avventura. Ci sono giovani che, come mio figlio, non trovano sbocchi in Italia e pensano di conseguenza di andare all’estero, ma sempre pronti a tornare quando nella nostra regione saremo pronti per fare il definitivo salto nel futuro”.
Anche in questa ottica Trentino DataMine si propone di fare da catalizzatore per quanto si svilupperà intorno al progetto Intacture, con un’attenzione particolare alle zone limitrofe al sito per le quali potrà ricoprire il ruolo di moderna agorà digitale, educativa e sociale. “Vogliamo fare rete e porci come un hub attivo e trainante per il territorio – chiarisce Bonn –. Non è sicuramente un compito facile, facciamo infatti ancora parecchia fatica a sensibilizzare su questi temi il territorio. Spero comunque che, con l’aiuto dell’Università di Trento ci possa essere uno sviluppo sempre più veloce del progetto, con un’accelerazione che sappiamo ha le potenzialità per essere esponenziale”.
In chiave futura, infine Trentino DataMine non ha intenzione di fermarsi qui, ma si pone come traguardo ulteriore quello di dare corso ad un altro interessante progetto. “Abbiamo l’ambizione di creare sempre in quell’area un campus di espansione fuori terra, una hub factory che abbia le attrattive caratteristiche di un polo innovativo. Inoltre questa specifica montagna ha in sé due unicità: è in grado di offrire al pubblico tracce concrete di archeologia mineraria e di archeologia legata alle ere geologiche, in particolare a quella giurassica. Storia del territorio che vorremmo provare a trasferire a più persone possibile”, conclude il consigliere delegato di Trentino DataMine Dennis Bonn.

UN RENDERING DEL PROGETTO – CREDITS IN-SITE