In Italia la passione per gli animali domestici coinvolge più della metà della popolazione, tante sono le persone che ne possiedono almeno uno, un fenomeno che ha risvolti economici tali che si è arrivati a parlare pet economy.
La storia della startup che raccontiamo in questo numero si inserisce proprio tra l’amore delle persone per i propri amici a quattro zampe e gli impegni quotidiani che rendono difficile prendersene cura: Petme è una community in cui si possono incontrare proprietari di animali domestici, con persone affidabili che possono prendersi cura dei loro beniamini.
Lanciata a marzo del 2015, oggi conta circa 6.000 pet sitter su tutto il territorio italiano che offrono servizi sia a domicilio che di ospitalità, e 25.000 utenti attivi tra i proprietari di animali domestici. Alice Cimini, la founder e Vittorio Maffei, Amministratore deegato di Petme ci spiegano come è nata la loro idea e quali progetti hanno in mente.
Alice come ti è venuto in mente di creare una piattaforma di pet sitting?
L’idea è nata da una esigenza personale: dovevo partire per un viaggio, sarei stata lontana da casa per un mese e avevo bisogno di qualcuno che di occupasse dei miei due gatti. Ho fatto delle ricerche e mi sono resa conto che non esisteva una piattaforma o uno strumento digitale che mi permettesse di trovare un cat sitter in poco tempo, e soprattutto non riuscivo a trovare informazioni sull’affidabilità di una persona che, oltre a prendersi cura dei miei gatti, doveva entrare a casa mia.
Ho pensato che avere una piattaforma che in pochi click può dare una soluzione ad un bisogno potesse essere una buona idea.
Tornata dalla vacanza ho iniziato a studiare il mercato, e ho constatato che, a fronte del 50% della popolazione che possiede animali, non c’era neento un servizio di questo tipo, soprattuto per animali diversi dai cani.
La mia idea era quindi di creare una piattaforma sullo stesso modello di Airbnb o BlaBlaCar, che partono dall’idea per cui ci sono persone che cercano, da un lato, e persone che offrono la propria competenza, la propria casa, la propria esperienza, dall’altro. Anche Petme fa questo.
E così da un giorno all’altro sei diventata una startupper.
Io vengo dal mondo della comunicazione, all’epoca, nei primi mesi del 2014, lavoravo nella pubblicità, quindi in quella prima fase ero impegnata per 24 ore: dopo il lavoro in ufficio iniziavo a lavorare a Petme.
Per fortuna anche il mio compagno di vita, Carlo Crudele, lavorava con me a questo progetto, almeno abbiamo continuato a vederci!
Abbiamo realizzato subito una piattaforma demo, perché ero convinta che solo in quel modo avrei potuto far capire come funzionava la mia idea e quindi ho iniziato a partecipare a diversi pitch per startupper, anche per capire quale poteva essere la risposta del mercato. Poi, a maggio 2014, dopo circa 2 mesi dal lancio di Petme ho incontrato Mauro del Rio, Fondatore di Buongiorno S.p.A. (una multinazionale che si occupa della creazione e distribuzione di contenuti multimediali per operatori di telefonia fissa,ndr). Mauro, che aveva fatto nascere dalla costola della sua azienda B-ventures, un acceleratore di startup, era interessato in quel momento alle startup nel settore della pet economy e così è entrato in gioco Vittorio.
Vittorio, quale è stato il tuo ruolo?
Avevo terminato un’esperienza professionale e mi stavo guardando in giro, Mauro Del Rio, saputo che avevo un po’ di tempo libero mi ha chiesto
di valutare alcune startup digitali per capire se potevano essere inserite nell’acceleratore B-ventures, da qui l’incontro con Petme. L’acceleratore ha deciso di investire chiedendo a me di seguire l’iniziativa.
Il sito era online da qualche mese, una volta espletate le formalità burocratiche per diventare una Srl, a giugno siamo partiti con la promozione della piattaforma.
Abbiamo cominciato a fare un po’ di advertising per cercare dal mercato le conferme in merito all’interesse degli utenti per questa tematica e al fatto che esistesse un bisogno effettivo e reale di qualcuno che si prendesse cura degli animali.
Quali sono state le difficoltà che avete incontrato?
Dall’inizio abbiamo cambiato molte cose, abbiamo fatto degli errori dal punto di vista del prodotto anche abbastanza importanti, ma poi per fortuna siamo riusciti a recuperare. Ad esempio all’inizio non consentivamo un contatto diretto tra i proprietari degli animali e i pet sitter, nel timore che l’accordo potesse poi concludersi al di fuori della piattaforma, ma questa strada non era vincente, così ora si ha la possibilità di interagire da subito.
Da un punto di vista istituzionale siamo stati fortunati a fare 3 aumenti di capitale in un anno per quasi un milione e mezzo di euro, ma oggi non siamo ancora una società profittevole, e quindi abbiamo bisogno del sostegno degli azionisti per poter continuare a vivere.
È stato tutt’altro che facile riuscire a portare a bordo gli investitori, non tutti hanno la sensibilità di capire quanto le persone siano attaccate ai propri animali e quindi non tutti sono disposti ad investire sulla nostra idea. La fase di raccolta è stata, alla fine, di successo, ma ci sono stati momenti in cui temevamo di non avere le risorse per portare a termine i nostri progetti.
Quali sono i prossimi step?
Innanzi tutto la creazione di una App: noi siamo nati sul web, ma ci accorgiamo che i nostri utilizzatori ci cercano o vedono attraverso il cellulare. Quella è la prima parte che dobbiamo irrobustire, dobbiamo costruire una presenza mobile corposa e significativa, cercando nel frattempo di non perdere trazione sul web. L’altra sfida è dare una dimensione internazionale al nostro business.
La nostra aspirazione è diventare un player quanto meno europeo, vorremmo essere il n. 1 in Europa senza dimenticare che ci sono mercati interessanti al di fuori del Vecchio Continente. Il filo rosso che unisce questi due prossimi obiettivi è l’advertising, quindi l’acquisizione di persone che usano il servizio. Per questo dobbiamo evangelizzare gli utenti sul fatto che esistono persone fisiche che si possono occupare dei loro animali e che, per far questo, la scelta migliore è Petme.