Caro Salvatore,
di venerdì mattina, il 4 marzo, abbiamo appreso che la tua corsa si era fermata. Notizia che ci ha colti impreparati nonostante sapessimo che gli ostacoli che si erano messi sul tuo percorso erano diventati molto alti. Ti abbiamo conosciuto e ti abbiamo voluto bene per la capacità di guardare oltre pur rimanendo con i piedi per terra, di affrontare le sfide con grande tenacia e determinazione, di dare il giusto peso alle situazioni, senza mai perdere ironia e ottimismo.
Sei stato un grande uomo, un amico sincero, un compagno di squadra leale, un imprenditore straordinario che ha saputo costruire una storia aziendale di eccellenza puntando su competenze, ricerca e innovazione, con l’orgoglio e l’entusiasmo di chi lavora con passione ad un progetto ambizioso che è anche un progetto di vita.
La stessa passione e lo stesso entusiasmo che hai messo nel Tuo ruolo di rappresentanza in Confindustria, da protagonista attivo e propositivo, con spirito costruttivo e senza rinunciare mai alla Tua identità e ai Tuoi valori. Non possiamo dimenticare l’impegno con cui negli ultimi due anni hai condotto il recepimento in Piccola Industria della riforma organizzativa di Confindustria, facendoci giungere in anticipo rispetto al termine previsto alla formulazione e all’approvazione del nuovo Regolamento nazionale che rimarrà nella storia della nostra organizzazione e che sarà inevitabilmente associato al Tuo nome.
Ora guardiamo avanti e continuiamo a correre anche con il tuo testimone, con la consapevolezza che abbiamo importanti traguardi da raggiungere e che ogni successo che raccoglieremo, piccolo o grande, l’abbiamo costruito insieme. Proprio oggi, mentre scrivo questa lettera, Vincenzo Boccia è stato designato Presidente di Confindustria, una vittoria che anche tu aspettavi e che ci rende tutti molto orgogliosi. Un pensiero va alla Tua famiglia, a Mariella e a Gianluca, ai quali siamo e resteremo vicini. Ciao Salvatore, fiero imprenditore del Piemonte con il cuore calabrese.
La forza, la determinazione, la serenità e la lucidità, con le quali hai affrontato l’ultima lunga battaglia contro il terribile male che ti ha portato via da noi, restano, caro Salvatore, il più grande insegnamento che ci hai lasciato in eredità nel partire da questo mondo.
Hai saputo affrontare il male, che ben conoscevi, con la consapevolezza che l’unico modo di non farti sopraffare dallo stesso era quello di non farlo entrare nella tua testa e nel tuo cuore e, per questo motivo, non gli hai mai dato risalto e non hai mai dato a vedere le grandi sofferenze che sopportavi, riuscendo addirittura a scherzarci sopra.
Ho ripensato più volte a quelle ultime telefonate che ci siamo scambiati, nelle quali con un filo di voce, ma sempre con la solita ironia che ti connotava, continuavi a parlarmi di progetti futuri ben sapendo tu, e immaginando io, che il tuo tempo terreno stava ormai inesorabilmente per giungere al termine.
Oggi mi è del tutto chiaro che in quelle tue parole era racchiuso il messaggio che volevi trasmettermi e il tuo lascito per il futuro; volevi farmi capire che anche se tu non saresti più stato fisicamente presente in mezzo a noi, ci avresti comunque accompagnano e saresti stato partecipe di tutti quei progetti, quei valori, quei sogni, che abbiamo condiviso in tanti giorni di passione e di idee elaborate insieme per la “nostra Confindustria”, nel comune intento di realizzare, attraverso l’impegno degli imprenditori e delle loro imprese, un Paese migliore e al passo con i tempi.
Questo spirito e questi comuni valori condivisi nel percorso terreno, resteranno sempre presenti in ciò che continueremo a realizzare insieme a tutti gli amici che fanno parte di questa esperienza e, ogniqualvolta riusciremo ad ottenere un risultato positivo, sarà chiaro a noi tutti, anche senza proferire parola, che in quel momento Salvatore sarà lì con noi e con noi si impegnerà, ci spronerà e gioirà per gli obiettivi che insieme raggiungeremo.
Ciao Salva!
Carlo Robiglio
Cari amici e colleghi imprenditori,
la morte di Salvatore Giordano mi ha privato di mio padre, di un amico, di un mentore, di un collega, ma soprattutto di un maestro.
Un uomo che non mi ha imposto la sua scelta imprenditoriale, ma che me l’ha fatta amare e scegliere grazie al suo operato; razionale ed acuto, ha condiviso con me il suo progetto e ha completato il passaggio generazionale in azienda, mandato cruciale nella vita di un imprenditore e di un’impresa.
Lavorare al suo fianco mi ha permesso di condividere e fare miei i suoi più importanti valori di vita: la famiglia, il lavoro, la dignità, il rispetto per gli altri e l’orgoglio di pretenderlo sempre per sé.
In tutto questo rientrava anche la sua visione dell’esperienza associativa in Confindustria che, come mi raccontava, non ha mai scelto per un ritorno concreto, ma perché parte di un progetto più ampio, finalizzato a un bene comune.
Mi ha sempre detto che l’impresa e l’imprenditore hanno un ruolo sociale che non deve mai essere dimenticato e far parte di Confindustria era per lui una delle modalità per dimostrarlo.
La sua realizzazione era poi coronata dal fatto che tutto questo gli permetteva di imparare, comunicare e stringere amicizie profonde con persone speciali.
Amava citare Dante, spesso della Divina Commedia il canto di Ulisse: “…fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza…”.
Il mio impegno, e credo anche di quanti hanno avuto l’opportunità di conoscerlo da vicino, sta nel proseguire quanto da lui costruito e nel rispettare i suoi valori, perché il seme gettato continui a crescere e a portare frutto.
Grazie papà e grazie a tutti voi.
Gianluca Giordano