Una legge di stabilità a favore della crescita e in un contesto economico migliore rispetto a quello degli anni precedenti. La prima è per Confindustria un obiettivo, al quale sta puntando contribuendo con le proprie proposte e attraverso una interlocuzione costante con le istituzioni.
Il secondo è invece un dato di fatto che, nonostante le dovute cautele, ci induce all’ottimismo.
Diversi sono, infatti, i segnali positivi nella nostra economia: è terminata la caduta del Pil, che è proseguita per tredici trimestri consecutivi, siamo quindi tecnicamente fuori dalla recessione. I primi due trimestri di quest’anno hanno chiuso con il segno più davanti e i segnali relativi al terzo trimestre ci inducono a confermare le nostre stime di crescita di un 1% nel 2015 e 1,5% nel 2016. Come il presidente Squinzi ha spesso sottolineato, importante è stato il contributo dei fattori esterni (QE, prezzo del petrolio, deprezzamento dell’euro sul dollaro e commercio mondiale), ma anche, in particolare negli ultimi mesi, una ripresa della domanda interna che si è orientata soprattutto verso mezzi di trasporto e beni strumentali.
A fronte di questo quadro, sono emersi alcuni rischi riguardanti l’economia mondiale: gli Stati Uniti continuano a crescere, ma ad un ritmo inferiore rispetto al semestre precedente, la Cina sta vivendo una fase di forte turbolenza, caratterizzata da un rallentamento della propria economia, e dovrà affrontare nel prossimo futuro la necessaria trasformazione da un’economia tutta orientata verso l’export e sostenuta da forti investimenti pubblici in infrastrutture ad un’economia più matura, maggiormente sostenuta dalla domanda interna.
Queste incertezze riguardano anche l’Europa, che cresce a ritmi ancora molto lenti. Inoltre, non sono ancora chiari gli effetti dello scandalo che ha travolto Volkswagen, ma l’impatto economico e reputazionale non sarà certo trascurabile e non riguarderà solo la Germania.
In questo contesto il nostro paese deve ulteriormente rafforzarsi: attraverso un’accelerazione e intensificazione del processo di riforme, che lo rendano più stabile, affidabile e competitivo, e mediante misure di stimolo che moltiplichino gli effetti positivi che stiamo iniziando a sperimentare.
L’obiettivo di Confindustria è giungere, a tendere, a un taglio strutturale del costo del lavoro e questo passaggio, per quanto transitorio, è quindi un passo positivo nella giusta direzione.
Per restare sul tema lavoro, la legge di stabilità dovrebbe riproporre la detassazione dei premi di produttività per incentivare la contrattazione di secondo livello che punta a garantire la produttività e competitività delle imprese attraverso scelte orientate all’innovazione e a una più efficiente organizzazione.
In questi ultimi mesi sul lavoro molto è stato fatto e il giudizio di Confindustria non può che essere positivo essendo state tradotte nelle norme del Jobs-act molte delle indicazioni contenute nel position paper sul lavoro approvato nel maggio 2014.
Ma se il lavoro, e soprattutto le sue regole, sono una componente fondamentale per sbloccare la crescita, dobbiamo riconoscere che questa è solo una delle due facce della medaglia. L’altra è infatti costituita dagli investimenti, grimaldello essenziale per rimettere in moto la domanda interna.
Per questo una parte delle proposte avanzate da Confindustria per la legge di stabilità mira a rilanciare gli investimenti, attraverso interventi mirati di riqualificazione e modernizzazione degli apparati produttivi delle imprese.
I super ammortamenti, la riproposizione della c.d. Guidi-Padoan, il rifinanziamento della Legge Sabatini, una diversa struttura per il credito di imposta per la ricerca sono strumenti straordinari, in grado di sostenere le imprese nella pianificazione di una seria strategia di investimenti a medio termine e, al contempo, di rilanciare il manifatturiero, cuore della nostra base industriale.
Nell’ambito del capitolo investimenti, in particolare, andrebbero potenziati quelli nel Mezzogiorno, affinché quest’ultimo possa dispiegare il proprio effetto di traino rispetto al resto del paese.
Una componente fondamentale per rilanciare gli investimenti è inoltre costituita dalla rimodulazione del prelievo fiscale che grava sugli immobili utilizzati nell’attività di impresa, considerati a tutti gli effetti fattori di reddito e non fattori di produzione. In quest’ambito il caso più eclatante è l’ormai famigerata e paradossale vicenda degli impianti imbullonati, sul quale Confindustria in quest’ultimo anno ha svolto una vera e propria campagna mediatica. Il risultato dovremmo verificarlo nella imminente legge di stabilità dove, stando agli annunci fatti e al costante confronto con il Governo, dovrebbe finalmente trovare una soluzione definitiva.
Queste misure e i fattori esterni positivi alla nostra economia hanno anche bisogno di un ulteriore tassello per dispiegare in pieno i propri effetti benefici.
Tale tassello è costituito dal completamento del percorso di riforme avviato dal Governo, al quale Confindustria ha dato un contributo significativo con la propria capacità di proposta.
La riforma del mercato del lavoro, della Pubblica amministrazione e quella fiscale sono stati provvedimenti importanti, che segnano il recepimento di numerose proposte di Confindustria.
Si tratta di un primo traguardo per la nostra Organizzazione che è fortemente impegnata a migliorare il contesto nel quale le imprese lavorano e investono. Un fisco più facilmente intellegibile e stabile nel tempo e una Pa al fianco dell’impresa e non a lei ostile sono un contributo fondamentale per il recupero di competitività del nostro sistema produttivo.
Se a questo riusciremo ad aggiungere un quadro istituzionale più razionale potremo dire che il paese si sarà dotato dei fondamentali per ripartire.
Confindustria in questo quadro non smetterà mai di dare il proprio contributo in termini di proposta, continuando a stare al fianco delle imprese nella loro coraggiosa avventura di credere e di investire nel nostro paese.
*L’articolo è stato redatto prima della presentazione ufficiale della Legge di Stabilità 2016