Dodici azioni per il rilancio dell’economia, che insieme costituiscono il Nuovo patto europeo per la competitività (New European Competitiveness Deal). Sono quelle inserite nella Dichiarazione di Budapest approvata dai 27 leader degli Stati membri venerdì scorso 8 novembre, durante il vertice informale del Consiglio europeo ospitato nella capitale dell’Ungheria.
“È indispensabile colmare con urgenza il divario di innovazione e produttività, sia rispetto ai nostri concorrenti globali che all’interno dell’Ue”, riporta la Dichiarazione, che poi prosegue: “Per stimolare la nostra competitività, tutti gli strumenti e le politiche devono essere utilizzati in modo completo e coerente sia a livello di Ue che di Stati membri. Lo status quo non è più un’opzione.”
Il documento riprende espressamente le raccomandazioni contenute nei report degli ex premier italiani Enrico Letta e Mario Draghi, dedicati rispettivamente al futuro del Mercato unico e della competitività europea, riassumendole nelle seguenti azioni:
- Intensificare gli sforzi per garantire un Mercato unico pienamente funzionante e sbloccare il suo pieno potenziale come motore chiave per l’innovazione, gli investimenti, la convergenza, la crescita, la connettività e la resilienza economica. Per questo i leader chiedono alla Commissione di presentare, entro il prossimo giugno, una nuova strategia orizzontale per l’approfondimento del Mercato unico.
- Compiere passi decisivi verso un’Unione del risparmio e degli investimenti entro il 2026 e compiere urgenti progressi nell’Unione dei mercati dei capitali.
- Garantire il rinnovamento industriale e la decarbonizzazione e consentire all’Ue di rimanere una potenza industriale e tecnologica. A tal fine, viene invitata la Commissione a presentare, come priorità, una strategia industriale globale per industrie competitive e posti di lavoro di qualità.
- Avviare una rivoluzione della semplificazione, garantendo un quadro normativo chiaro, semplice e intelligente per le imprese e riducendo drasticamente gli oneri amministrativi, normativi e di rendicontazione, in particolare per le Pmi. La dichiarazione chiede espressamente di presentare proposte concrete per ridurre gli obblighi di rendicontazione di almeno il 25% nella prima metà del 2025.
- Aumentare la prontezza e la capacità di difesa, in particolare rafforzando di conseguenza la base tecnologica e industriale di difesa, sfruttando anche il potenziale dell’industria spaziale.
- Mettere l’Europa all’avanguardia nella ricerca e nell’innovazione a livello globale, soprattutto nelle tecnologie dirompenti, e raggiungere l’obiettivo di spendere il 3% del Pil in ricerca e sviluppo entro il 2030.
- Perseguire il duplice obiettivo della sovranità energetica strategica e della neutralità climatica entro il 2050, attraverso un’autentica Unione dell’energia caratterizzata da un mercato energetico pienamente integrato e interconnesso.
- Costruire un’economia più circolare ed efficiente nell’uso delle risorse e sviluppare un mercato integrato per le materie secondarie, in particolare per le materie prime critiche. A tal fine, la Commissione viene invitata a presentare la sua legge sull’economia circolare.
- Rafforzare le capacità tecnologiche dell’Ue, accelerare la trasformazione digitale in tutti i settori, cogliere le opportunità dell’economia dei dati garantendo la privacy e la sicurezza, nonché promuovere lo sviluppo di tecnologie innovative. La Commissione viene invitata a presentare proposte al riguardo entro il prossimo giugno.
- Sfruttare il talento europeo e investire nelle competenze per promuovere posti di lavoro di alta qualità in tutta l’Unione.
- Perseguire una politica commerciale ambiziosa, solida, aperta e sostenibile, con l’Organizzazione mondiale del commercio al centro.
- Garantire un settore agricolo competitivo, sostenibile e resiliente, fornendo un quadro stabile e prevedibile per gli agricoltori, rafforzando la loro posizione nella catena di approvvigionamento alimentare e assicurando una concorrenza leale a livello globale e nel mercato interno.
Al termine della Dichiarazione viene riportato anche un riferimento alla necessità di mobilitare finanziamenti sia pubblici che privati per raggiungere questi obiettivi, senza però citare espressamente la possibilità di fare nuovo debito europeo. La mancanza di una presa di posizione chiara in tal senso, nonostante sia contenuta nel report Draghi, riflette la ritrosia ancora presente in molti Stati membri rispetto alla possibilità di un debito comune, soprattutto tra quelli nordici. “Esamineremo lo sviluppo di nuovi strumenti. Continueremo a lavorare per l’introduzione di nuove risorse proprie”, si limita a riportare il testo, con una formulazione volutamente vaga. “La necessità di una risposta unitaria non è mai stata così impellente. Chiediamo a tutte le istituzioni dell’Ue, agli Stati membri e alle parti interessate di attuare e realizzare con urgenza il New European Competitiveness Deal”, conclude la Dichiarazione di Budapest.
(Per la foto in alto, credits: European Commission)