Abbiamo pensato di completare l’ampio quadro dedicato all’universo femminile con un’intervista parallela a tre donne che nel proprio campo – accademico, di impresa e di spettacolo – hanno ottenuto importanti successi e riconoscimenti: Lucia Votano, Paola Artioli, Patrizia Mirigliani.
Fisica di prestigio, Lucia Votano ha dedicato il suo impegno allo studio dei neutrini, lavorando nel campo della fisica astro-particellare. È stata la prima donna a ricoprire, dal 2009 al 2012, l’incarico di Direttore del Laboratorio nazionale del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, il più grande e tecnologicamente avanzato laboratorio sotterraneo al mondo. Ha partecipato alla realizzazione di esperimenti al Desy di Amburgo, centro nazionale di ricerca scientifica sulla fisica nucleare, e al Cern di Ginevra. Con quest’ultimo, alla guida del Collaboration Board di Opera, ha condotto un esperimento di portata mondiale sulla natura dei neutrini. Componente del Consiglio scientifico dell’Ispra, l’Istituto superiore per la Protezione e la ricerca ambientale, ha vinto numerosi premi e per i suoi meriti scientifici è stata nominata Commendatore al merito della Repubblica italiana.
Paola Artioli è presidente di Aso Siderurgica, azienda specializzata nella produzione di acciai speciali e superleghe in lingotti e forgiati con sede a Ospitaletto, in provincia di Brescia. Da sempre sensibile al tema delle pari opportunità, ha realizzato sia in azienda che nel territorio numerosi progetti per valorizzare e agevolare le carriere femminili e facilitare la conciliazione vita-lavoro. Vice presidente di Federacciai nonché dell’Associazione Industriale Bresciana con delega all’education, nel 2015 è stata nominata Cavaliere del Lavoro.
Patrizia Mirigliani è la figlia dello storico patron di Miss Italia. A lei il merito di aver introdotto nel concorso innovazioni importanti per la valorizzazione della donna. All’inizio del 2011 ha aperto la competizione alla taglia 44 in risposta anche alla morte, nel novembre dell’anno prima, della modella francese Isabelle Caro per anoressia. La nuova tendenza si dimostra vincente: la gente apprezza e arrivano commenti positivi anche dai media, Daily Mail compreso. Dal 2005 devolve al Villaggio della Gioia Onlus di padre Fulgenzio Cortesi i proventi del televoto spettanti alla propria organizzazione. Nel 2012 dedica il Calendario di Miss Italia, dal titolo “Donne che vincono”, a chi è stata infortunata sul lavoro, con immagini della fotografa Tiziana Luxardo, in collaborazione con ANMIL Onlus e Inail per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla tutela della salute delle donne sul luogo di lavoro.
Quest’anno ricorrono i settant’anni dall’estensione del voto alle donne. Quale significato ha per lei questo anniversario?
LUCIA VOTANO: Settant’anni sono tanti, una vita, ma in questo caso sono molto pochi. Oggi per una giovane donna può apparire sorprendente che prima di allora non avessimo diritto di voto, per me è un’occasione per ripensare a quanto la condizione della donna sia cambiata da quando ero una giovane studentessa.
Ho vissuto la giovinezza negli anni Sessanta, un decennio caratterizzato dal più grande rinnovamento culturale, generazionale e dei costumi della nostra più recente storia. Anni complessi da analizzare, contraddittori, che hanno comunque rappresentato una svolta per la condizione femminile. La legge 66 che permette alle donne di accedere a tutti gli uffici pubblici e le professioni entra in vigore nel 1963 e solo alla fine del decennio si approva il nuovo diritto di famiglia che sancisce la parità tra i coniugi.
Voltandomi indietro a osservare la mia carriera di ricercatrice, posso affermare di aver beneficiato e al contempo di aver contribuito con il mio vissuto al progressivo riconoscimento nella società italiana del diritto della donna ad affermarsi pienamente anche professionalmente. La mia generazione ha dimostrato in modo non più solo episodico che si può essere ricercatrici senza necessariamente rinunciare a esprimere pienamente la propria affettività anche nella maternità.
PAOLA ARTIOLI: Mi sembra addirittura un concetto impossibile che le donne siano rimaste escluse dall’espressione del voto solo fino a settant’anni fa. Questo anniversario deve servire a non dimenticare quanta strada abbiamo fatto per essere la società di oggi, per continuare verso una vera integrazione dei generi nei luoghi dove si decide.
PATRIZIA MIRIGLIANI: La conquista, non la concessione, del voto alle donne, è uno dei segnali fondamentali della ritrovata libertà, del ritorno alla democrazia e della consapevolezza del ruolo delle donne. Quell’anno, il 1946, Miss Italia nacque, o riprese il suo cammino, con il nome che ha tuttora. I due momenti, anche se apparentemente distanti, sono la faccia della stessa medaglia, una coincidenza non casuale. Scrisse Enzo Biagi: “Miss Italia fece capire che la guerra e un’epoca erano finite e che cominciava la democrazia”.
Quale ruolo occupano oggi le donne nella società italiana?
LUCIA VOTANO: Le donne oggi possono accedere a tutte le carriere e le cariche pubbliche, tuttavia le percentuali femminili nelle posizioni di vertice della società, dalle istituzioni alla politica, all’economia, non rispecchiano ancora la sostanziale parità numerica uomo-donna. Emblematicamente non abbiamo ancora avuto un Presidente del Consiglio o un Presidente della Repubblica di genere femminile. Sono sintomi di un ritardo culturale che colpisce uomini e donne, ma anche di difficoltà oggettive che le donne ancora incontrano nel cercare di conciliare la vita familiare e la piena affermazione professionale. Quello che mi preoccupa in particolare di questi ultimi anni di crisi economica è che il prezzo maggiore potrebbero pagarlo proprio le donne.
PAOLA ARTIOLI: La presenza di una leadership femminile arricchisce le proposte con le sue peculiarità e favorisce l’inclusione delle donne negli organi di rappresentanza istituzionale. Le donne hanno un approccio meno competitivo e più collaborativo, meno ossessionato dal potere e più orientato ai legami personali e alla mediazione.
Essere al tempo stesso intuitive e razionali, occuparsi di più compiti senza perdere la sensibilità ai bisogni e sentimenti è tipico delle donne. La loro intelligenza sociale è un ingrediente essenziale della loro leadership così come la prudenza, l’empatia e la tendenza a salvare le situazioni.
Le donne guardano molto al futuro: atteggiamento cruciale per l’innovazione. Poco propense al rischio, tendono a conservare e accrescere ciò che amministrano attraverso una sana gestione del potere. Ma non tutte le differenze sono positive. Il noto divario retributivo fra uomini e donne mostra differenze che sono ancora da abbattere. Le donne sono ancora sottorappresentate nei luoghi dove si decide, in attesa di quel cambiamento sociale da realizzare al più presto: diventare una società più inclusiva e meritocratica che riconosce e premia il talento.
Questo avanzamento di civiltà riguarda tutti. E tutti dobbiamo impegnarci per valorizzare il talento delle donne per la crescita civile ed economica. Il “gender gap” non dipende dalle capacità delle donne, ma dalla loro svalutazione. Una debolezza atavica, dovuta ai pochi modelli di riferimento e aggravata dagli stereotipi che dominano nei processi di selezione poco meritocratici e dalla insufficiente diffusione di buone pratiche per la conciliazione dei tempi vita-lavoro, le tiene ancora lontane da ruoli di rilievo.
PATRIZIA MIRIGLIANI: Sarebbe ingiusto non riconoscere che esse hanno un ruolo di primissimo piano in tutti i gangli della politica, dell’economia, della scienza, della Scuola e della ricerca. Ma è assurdo rimarcare, o gioire addirittura perché una donna viene scelta per un compito importante, sempre ricoperto fino ad allora da un uomo. Cioè, un’eccezione, una promozione così rara da festeggiare. Saremo soddisfatte solo quanto tutto ciò rientrerà nella normalità.
Nell’ambito della sua attività come vengono considerate le donne? Lei ha mai incontrato difficoltà?
LUCIA VOTANO: Nel mio lavoro non mi sono mai sentita esplicitamente discriminata, eppure anche qui la percentuale di donne dal primo livello di ricercatrici a quello di dirigente di ricerca o professore ordinario, si abbassa sensibilmente. C’è quindi ancora da lavorare per eliminare discriminazioni evidentemente molto subdole, ma sono fiduciosa per il futuro perché il nostro lavoro si basa sul merito. Quando sono stata nominata alla direzione del Laboratorio del Gran Sasso, i media hanno evidenziato che ero la prima donna a ricoprire quel ruolo, così è stato giustamente ancora di più quando Fabiola Gianotti è diventata Direttore generale del Cern. Avvenimenti positivi, ma mi auguro che nel futuro queste nomine non costituiscano più un evento che fa notizia.
PAOLA ARTIOLI: La cosa più fastidiosa, di cui dobbiamo liberarci è il “sessismo”, quel fenomeno con cui il giudizio ci viene dato con metri diversi rispetto agli uomini. Le donne sono spesso valutate con apprezzamenti estetici, sul modo di vestire, sulla vita privata. Ma perché? Diciamo di un politico come è vestito? Oppure ci importa di un imprenditore se è bello o brutto, alto o grasso? Questo atteggiamento denota quanto, in Italia, siamo arretrati In questo senso e schiavi degli stereotipi di genere. Personalmente, ho vissuto alcuni momenti sgradevoli da giovane, ora non più. Invece dobbiamo imparare a valutare merito e talento, solo così avremo una società migliore.
PATRIZIA MIRIGLIANI: Le donne, in tutti i settori, devono sempre dimostrare un valore doppio per potersi affermare. Nel campo della bellezza poi si pagano anni di insofferenze, di luoghi comuni, di giudizi affrettati. Ma il nostro impegno sta offrendo buoni risultati: stiamo dimostrando – pensate un po’ – che una bella donna può anche essere intelligente. Anzi, lo è senz’altro! Vinciamo ogni giorno le nostre piccole o grandi battaglie in mezzo a ostacoli di ogni genere. Come se guidare un concorso come Miss Italia in modo serio, pulito, trasparente, senza scandali e senza compromessi, fosse in qualche modo una colpa. Fortunatamente – e sono felice – mio padre non ha avuto questi problemi, tutti riservati alla patron donna!.