PoliHub si definisce uno “Startup District & Incubator”, ci spiega meglio di cosa si tratta?
Si guarda sempre con interesse al modello californiano o a quello di Boston in cui, accanto alle startup, convivono università, imprenditori, aziende innovative e una comunità di investitori finanziari. Noi ci siamo ispirati allo stesso modello, abbiamo cercato di tenere accanto a questo incubatore – che è già presso un’università tecnologica di punta – delle aziende consolidate di successo che possono diventare un modello e l’universo degli investitori, di modo che le giovani startup non si trovino ad essere sostenute solo nella prima fase della loro vita.
È così che creiamo un contesto. Non siamo come la Silicon Valley, ma a Milano la finanza innovativa, così come aziende di punta non mancano, e quindi siamo nel posto giusto per poter creare qualcosa che funzioni. Parliamo di distretto in questo senso: un contesto fatto di università, imprese, soggetti finanziari ecc.
Quali startup incubate e quali servizi offrite loro?
Il nostro è un incubatore universitario, per questo cerchiamo di incubare startup che abbiano un alto potenziale di crescita, ovvero quelle che hanno un modello innovativo di business o sviluppano innovazione di prodotto.
Il primo passo è sensibilizzare i giovani che hanno voglia di fare, conoscenze, capacità imprenditoriali e il coraggio di mettere in piedi la startup.
Per questo facciamo ogni anno un gran numero di “call for ideas”: ne abbiamo una istituzionale che si svolge due volte l’anno, rivolta a tutti, ma per vocazione tecnica prevalentemente ai giovani che lavorano intorno al Politecnico che si chiama “ Swich2Product” e poi altre settoriali in partnership con importanti aziende.
Cerchiamo di stimolare chi vuole diventare un imprenditore a farci una proposta, quelli che vengono selezionati poi li ospitiamo nel nostro incubatore per sei mesi o un anno.
Nel 2014 abbiamo ricevuto 850 idee, 1.200 nel 2015.
Una volta selezionate, bisogna aiutare queste startup a fare un business plan credibile e per questo c’è, da un lato un’attività di formazione dall’altro una feconda attività di mentorship, che permette alle startup di avere un sostegno nell’industrializzazione dell’idea.
Qual è il vantaggio di avere un così stretto rapporto con il Politecnico di Milano?
Il vantaggio riguarda il fatto di poter accedere a tutta una serie di conoscenze che possano aiutare i giovani imprenditori ad affinare la propria idea e a capire se quello che stanno facendo lo hanno già pensato da qualche altra parte del mondo. Avere alle spalle una grande università tecnica ci permette di avere a disposizione le competenze di professori e ricercatori e la disponibilità di laboratori all’avanguardia per compiere test sui prodotti e fare quindi una seria e approfondita ricerca su cui costruire un prototipo industriale.
Che ruolo hanno gli imprenditori?
Abbiamo coinvolto decine di imprenditori sia giovani che affermati per assistere un’impresa nel momento in cui sta crescendo, aiutandola non solo a fare il business plan ma anche nell’avere contatti con il mercato e la comunità finanziaria. Sono per lo più manager di aziende tecnologiche e imprenditori giovani e maturi. Gli imprenditori affermati riescono ad indirizzare le giovani imprese verso la comunità finanziaria ma sono abituati a ragionare con il modello dell’impresa tradizionale, quelli più giovani hanno invece maggiore confidenza con la sharing economy e con i nuovi modelli di business. Servono imprenditori maturi per le idee più tecnologiche e che hanno modelli di business meno innovativi e imprenditori o manager più giovani quando c’è una grossa variazione del modello di business. È quindi molto importante abbinare mentor e startup, è come un’agenzia matrimoniale: devono piacersi reciprocamente.
Recentemente siete stati premiati dall’UBI come 5’ incubatore al mondo e 2’ in Europa.
UBI (University Business Incubator) è un’organizzazione che ha sede in Svezia, e da qualche anno fa una recensione sugli incubatori legati alle università a livello mondiale, valutando il tipo di assistenza che l’incubatore è in grado di dare alle imprese, il volume di attività, il tipo di servizi, i risultati della loro attività (successo in termini di mercato e di finanziamenti raccolti delle startup incubate). La valutazione è stata fatta su 500 incubatori universitari. 330 sono quelli arrivati in fondo.
Quest’anno Polihub è tra i primi 5 incubatori a livello mondiale e 2° in Europa (lo scorso anno era arrivato 9° ndr). Il primo classificato è britannico e deriva da una Associazione consortile di Università regionali, poi ci siamo noi e al terzo posto si è classificato il consorzio delle due università di Vienna. Un buon risultato!