Vittoria Alliata di Villafranca, Direzione generale per le Politiche Regionali e urbane della Commissione europea
Purtroppo, la cronaca delle ultime settimane non smette di fornirci esempi di quanto il nostro continente sia sempre di più esposto ai rischi derivanti dai cambiamenti climatici. Secondo le più recenti stime in possesso della Commissione europea, dal 2005 le calamità naturali hanno provocato danni pari a quasi 100 miliardi di euro, pesando gravemente sulla vita delle comunità, sulle loro attività produttive e sui bilanci pubblici e privati. A questo si aggiunge il costo incalcolabile in termini di vite umane. Ciò che vediamo in questi ultimi giorni accresce anche la consapevolezza che l’Italia è uno degli stati membri in assoluto più vulnerabili a cataclismi. Terremoti, alluvioni, condizioni metereologiche particolarmente avverse continuano a mettere a dura prova il suo territorio, come anche il suo tessuto economico, sociale e culturale.
Proprio in questi momenti di particolare bisogno, l’Unione europea è sempre stata a fianco dell’Italia sin dalle prime ore di emergenza e, poi, nel corso della fase di gestione della ricostruzione post-evento. Lo ha fatto attraverso i vari strumenti che ha a disposizione, dalla mobilitazione del meccanismo europeo per la protezione civile all’utilizzo dei sistemi di navigazione satellitare nel guidare le attività di soccorso. Una delle espressioni più concrete e più visibili di questa solidarietà è stato il Fondo di solidarietà dell’Unione europea. Istituito per rispondere alle gravi inondazioni che hanno colpito l’Europa centrale nell’estate del 2002, il Fondo ha da allora potuto aiutare 24 paesi europei colpiti da 80 catastrofi naturali (fra cui inondazioni, incendi boschivi, terremoti, tempeste e siccità). Gli aiuti erogati dal Fondo di solidarietà ammontano ad un valore totale di 5 miliardi di euro, di cui circa la metà, ovvero più di 2,5 miliardi di euro concessa all’Italia. L’intervento viene attivato in caso di gravi catastrofi naturali che hanno profonde ripercussioni sulle condizioni di vita, sull’ambiente naturale o sull’economia di una o più regioni di uno stato membro o di un paese candidato all’adesione. Si considera «grave» qualsiasi catastrofe naturale che provoca danni diretti stimati a oltre 3 miliardi di euro o superiori allo 0,6 % del reddito nazionale lordo. Per «catastrofe naturale regionale» si intende invece qualsiasi catastrofe naturale che provoca, in una regione, danni diretti superiori all’1,5 % del prodotto interno lordo di tale regione. Un caso di simile catastrofe di scala nazionale è stata la serie di devastanti scosse che nel 2012 hanno colpito le regioni di Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia. A seguito di questi eventi l’Unione europea ha mobilitato un’assistenza all’epoca senza precedenti in termini di importanza. Ben 670 milioni di euro sono stati stanziati a favore del Paese per coprire gli ingenti costi di ripristino delle infrastrutture essenziali e di fornitura di alloggi e di servizi di soccorso nonché proteggere il patrimonio culturale della regione.
Lo sforzo è stato immane. Prima di tutto, è stato dedicato a coprire i danni provocati dal terremoto a migliaia di famiglie, alle loro case, ai loro mezzi di sostentamento nonché alleviare i loro bisogni immediati. La priorità è stata ridare un alloggio e sostenere le decine di migliaia di perso- ne che hanno perso la casa in seguito a questo disastro. In secondo luogo, il focus è stato aiutare questa regione altamente produttiva a rimettersi in piedi. Grazie anche all’aiuto aggiuntivo di 176 milioni di euro proveniente dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale, si è colta l’occasione per trasformare il sistema imprese: un sistema più innovativo, più resiliente e competitivo. Un chiaro esempio di come un’emergenza può anche trasformarsi in una opportunità per rilanciare una regione, grazie alla valorizzazione delle proprie potenzialità.
Tutto questo è stato reso possibile anche da una sempre eccellente cooperazione tra le autorità italiane e la Commissione, ma anche da un meccanismo di coordinamento e collaborazione a tutti i livelli tra tutti gli attori principali attivi sul territorio. La Commissaria per la Politica regionale, Corina Creţu, ha ribadito recentemente che “in quei momenti così tragici la solidarietà e la coesione sono i principi che hanno guidato le scelte politiche per la ricostruzione.” Questo riflette anche un principio che sta molto a cuore della politica di coesione, ovvero che le scelte di privilegiare la collaborazione e stimolare i territori e le comunità risultino sempre vincenti.
L’esperienza ci insegna che dobbiamo fare sempre di più perché l’emergenza non prevalga ogni volta sulla prevenzione. Per dirla con le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la tutela ambientale e dei territori “è amica delle persone, ne salvaguarda la vita e difende così il futuro delle nostre comunità”. Questa consapevolezza è e deve restare elemento cardine della nostra cultura, a livello individuale, istituzionale e imprenditoriale.