Come è nata la Wei? Cosa l’ha spinta a fondare un’azienda di macchine perforatrici in un territorio in cui la perforazione è già un comparto sviluppato e di lunga tradizione?
Ho lavorato per oltre trent’anni come dipendente della Silvio Ballerini, azienda leader della perforazione nel piacentino. Nel 1998, quando questa società ha chiuso, ho deciso di fare il grande salto e di mettermi in proprio fondando la Wei. All’inizio potevo contare solo su un piccolo spazio, dove facevo lavori di manutenzione e progettazione di impianti per la ricerca idrica. Poi, grazie alla spinta di amici che già operavano nel settore e di clienti di vecchia data, ho cominciato a costruire, con pochi mezzi, un primo impianto di perforazione, tutt’ora in funzione.
Attraverso altre piccole, ma importanti commesse si è creata la possibilità di crescere e conquistare una fetta di mercato più consistente. Sono riuscito anche a ottenere una convenzione con la Saipem, che mi ha affidato lavori di manutenzione strategici.
Così ho potuto operare in un ambito esclusivo, raggiungendo una visibilità che mi ha permesso di far conoscere l’azienda a molti nuovi potenziali clienti.
Quanto contano l’innovazione e l’impegno nella ricerca per un’impresa che opera in un settore esposto a una forte concorrenza nazionale ed estera?
Tantissimo: è una vera e propria necessità. Noi abbiamo cercato sin da subito di immettere sul mercato prodotti di nuova concezione, frutto del mix tra esperienza consolidata e percezioni innovative. E ancora oggi siamo alla continua ricerca di nuove tecnologie e collaboriamo stabilmente con importanti università e istituti di ricerca, come “La Sapienza” di Roma, per l’utilizzo di materiali e applicazioni di ultima generazione nei vari settori della perforazione.
Da sempre abbiamo dato la massima importanza alla qualità del prodotto e del servizio svolto, sia nella progettazione che nei vari cicli produttivi fino alla consegna e all’assistenza post vendita. Soddisfare le aspettative dei clienti è il mantra alla base di ogni singola attività.
La Wei ha avuto subito una vocazione internazionale o l’apertura ai mercati esteri è dovuta alla contrazione della domanda interna?
Inizialmente siamo partiti senza particolari ambizioni internazionali. Ma il successo dei primi prodotti e le richieste di molti clienti, ci hanno spinto a guardare oltre l’Italia, ottenendo in breve tempo risultati che andavano oltre le nostre più rosee aspettative.
Siamo riusciti ben presto a entrare in mercati dominati e controllati esclusivamente da grandi multinazionali americane.
Ovviamente, la contrazione della domanda interna ha incentivato questa promozione internazionale: oggi vendiamo impianti in Russia, Nord America, Australia, Turchia, Emirati Arabi e attrezzature in Oriente, mari del Nord, Europa.
La sua è un’azienda familiare: in che modo il passaggio generazionale entra in relazione con le dinamiche dell’azienda?
La Wei è un’azienda a conduzione familiare che grazie a importanti commesse è riuscita a far crescere il proprio organico. Da tempo ormai mia figlia Daniela è inserita nell’amministrazione e mio figlio Luca nel settore tecnico-commerciale.
Ma la chiave del nostro successo è stata il saper coniugare, sin dalla nascita, la tradizione famigliare con la capacità di avvalersi di validi dirigenti e collaboratori esterni nell’area tecnico-gestionale. Questo ci ha permesso di crescere con l’alta professionalità e non solo con l’esperienza, condizione indispensabile per lavorare in un mercato globale così competitivo in cui operano imprese fortemente qualificate.
Quanto è importante la formazione di figure tecniche in grado di rispondere a specifiche esigenze? Come l’impresa può collaborare integrando il ruolo della scuola in questo processo?
Nel nostro comparto le figure tecniche sono di vitale importanza. Il settore, infatti, è basato su contenuti avanzati e conoscenze tecnologiche all’avanguardia.
Personalmente, credo che l’innovazione debba sposarsi con la tradizione sia nei valori che nelle componenti. Per questo collaboriamo intensamente con scuole e istituti locali, sviluppando una serie di iniziative che ci vedono coinvolti direttamente. Tra queste, il progetto “Adotta una classe”, con il quale, attraverso riunioni periodiche, visite in azienda, stage e – da quest’anno – anche corsi mirati, cerchiamo di formare, ancora prima che entrino nel mondo del lavoro, i ragazzi che hanno passione e attitudine per una professione altamente specializzata.