Proseguiamo il viaggio nelle associazioni del sistema Confindustria per capire, dalle nostre “sentinelle“ sul territorio, lo stato di salute delle economie locali, tra segnali di speranza e cali di ordinativi, tra ripresa dell’export e riduzione dei consumi. Una fotografia di come sta cambiando il sistema produttivo, nella quale si inserisce un’importante trasformazione della nostra confederazione: la riforma Pesenti. In questo numero abbiamo ascoltato Massimiliano Musumeci, direttore generale Confindustria Toscana sud, e Luigi di Giosaffatte, direttore generale Confindustria Chieti Pescara.
Quale la situazione dell’economia locale?
MUSUMECI La lunghissima crisi ha contribuito a modificare profondamente la mappa economica del nostro territorio, pari a oltre la metà della Toscana. Ho in mente imprese che oggi sono più forti di prima, altre che sono scomparse o passate di mano, altre ancora che sono riuscite a crescere e strutturarsi e oggi sono fra le protagoniste della nostra economia; segno di una forte vivacità imprenditoriale. A livello congiunturale i primi sei mesi del 2015 mostrano segnali positivi; potrebbero essere il preludio a una inversione di tendenza. Il fatto è che di preludi di riprese ne abbiamo già visti altri che, col senno di poi, si sono dimostrati inconsistenti.
Per capire quale sia la situazione reale, basta guardare il mercato del lavoro: il tasso di disoccupazione nel 2014 è pari all’8,8%, quasi cinque punti in più rispetto al 2007. Al contrario le nostre imprese stanno continuando a lavorare bene con l’estero: nei primi sei mesi del 2015 abbiamo avuto una crescita delle esportazioni attorno all’8%.
Su questo fronte mi sembra doveroso riconoscere alla Regione Toscana di aver investito tanto, in passato, sulla promozione e che i risultati si vedono: la Toscana è certamente una delle poche regioni che, all’estero, sono chiaramente identificate positivamente anche dal punto di vista produttivo e non solo turistico-culturale.
DI GIOSAFFATTE Dopo 7 anni di pesante crisi, il 2015 dovrebbe vedere una piccola ripresa economica, trainata dal manifatturiero.
Il 2014 però nel nostro territorio ha presentato dati allarmanti, spesso più gravi della media nazionale in termini di disoccupazione e comparti in crisi. Il tasso di industrializzazione del nostro territorio continua comunque ad essere tra i più elevati e sopra la media italiana. I dati macroeconomici dei due semestri dell’anno, indicano chiaramente che gli andamenti della produzione, del fatturato sia totale che estero, degli ordini sia nazionali che stranieri, sono positivi.
Continuano a svolgere un ruolo fondamentale le imprese che producono mezzi di trasporto, con andamenti vivaci di produzione, fatturato totale ed estero e soprattutto con il sorprendente sensibile incremento degli ordini nazionali, chiaro segnale di ripresa della fiducia di famiglie e imprese.
Quali i punti di forza del vostro sistema imprenditoriale?
MUSUMECI Il primo l’ho già sottolineato: la propensione all’export. La Toscana del Sud esporta per circa 8 miliardi di euro, cioè per oltre il 25% del dato regionale.
Il secondo è la diversificazione del sistema industriale, in un territorio di riferimento estremamente ampio. Se parliamo di settori preminenti, abbiamo l’oreficeria e la moda ad Arezzo; il mobile; il camper e il farmaceutico a Siena; la nautica e la chimica a Grosseto; l’agroalimentare, la meccanica, l’Ict più diffusi nel territorio. Il terzo elemento è la sussistenza di aree distrettuali e di cluster, che ci consentono di lavorare su sistemi di imprese e di tentare di costruire azioni che potremmo definire di “politica industriale territoriale”. Il quarto riguarda la vocazione imprenditoriale e la propensione al rischio e all’investimento che hanno portato, nel tempo, allo sviluppo di sistemi locali formati da un indotto di piccole aziende che fa sistema con le aziende più strutturate e funge in molti casi da attrattore di nuovi investimenti esterni.
Lo stiamo vedendo in modo preciso nel settore farmaceutico a Siena: la presenza di una Fondazione di riferimento come “Toscana Life Sciences”, con la presenza di un Istituto tecnico e l’ampia disponibilità di manodopera specializzata, rendono più attraente investire a Siena piuttosto che altrove.
DI GIOSAFFATTE Dal punto di vista delle attività produttive industriali la provincia di Chieti presenta infrastrutture importantissime per l’economia dell’intero Abruzzo. La Val Di Sangro ha una forte caratterizzazione in particolare nel settore della produzione di veicoli a motore che ha determinato la scelta di realizzare un Campus per l’Innovazione nel settore dell’Automotive. È questa l’area dalla quale provengono il 60% delle esportazioni regionali.
Nel Vastese è emerso e si è affermato un tessuto produttivo locale segnato da un modello di integrazione fra settore primario e industria che per molti versi è peculiare in Abruzzo. Il sistema economico-produttivo della provincia pescarese affonda invece le sue radici sulla storia imprenditoriale che parte dal tessuto delle piccole e medie aziende manifatturiere e del settore delle costruzioni e si sviluppa come centro di interesse strategico sul terziario avanzato o innovativo.
In Valpescara il fiore all’occhiello è quello dell’impiantistica strutturale, della carpenteria metallica e della meccanica fine. La Valpescara ha inoltre più di cento anni di storia nel settore della chimica e della farmaceutica.
L’area Vestina ha vissuto una storia imprenditoriale principalmente legata all’alta sartoria italiana fino alla creazione di un sistema-moda con una significativa espansione delle piccole aziende terziste dell’abbigliamento ad alta qualità di lavorazione.
Quali invece i settori che presentano maggiori criticità?
MUSUMECI Come altrove, tutto il sistema che ruota attorno all’industria delle costruzioni è veramente in condizioni estremamente difficili. Il ridimensionamento è stato molto forte, si salva chi riesce a lavorare con il privato nel campo delle ristrutturazioni e chi ha la fortuna di riuscire ad aggiudicarsi qualcuno dei rari appalti che le amministrazioni pubbliche riescono ancora a bandire. Sono veramente preoccupato.
Fra imprese edili, produttori di materiali da costruzione e manufatti, indotto e professionisti, parliamo di un settore molto rilevante che ha oramai completamente perso la fiducia nella possibilità di rilancio.
Più in generale, vedo comunque una crescente difficoltà per le imprese meno strutturate, che meno hanno potuto investire in tecnologie e in risorse umane, a tenere il passo in un mercato che si dimostra sempre più selettivo e competitivo.
DI GIOSAFFATTE Il settore dell’edilizia è attanagliato dalla crisi da ormai molti anni. È in questo settore che abbiamo registrato il maggior numero di cancellazioni di imprese e dati preoccupanti sulla disoccupazione. Si pensi a Chieti, il cui valore aggiunto di comparto nel 2014 ha registrato un -2,2%.
Elementi di criticità trasversali ai settori inoltre sono la scarsa crescita della produttività, la frammentazione e il “nanismo” del sistema delle imprese (ad esclusione delle grandi multinazionali che insistono sul territorio), che impedisce applicazione di nuove tecnologie, la difficoltà di settori tradizionali (T&A) e Computer e Elettronica. Le imprese investono ancora poco in innovazione e a questo si aggiunge il fenomeno di una emigrazione di capitale umano qualificato.
Quali interventi sarebbero necessari?
MUSUMECI Banalmente potrei dire che ci vorrebbe un forte rilancio degli investimenti pubblici. Più seriamente, sono con il presidente Squinzi quando dice che “la madre di tutte le riforme” è la riforma della Pubblica amministrazione. Non è un caso che la nostra associazione abbia finanziato e sostenuto l’indagine nazionale, svolta insieme a Confindustria e Ref Ricerche, sulle Conferenze dei servizi.
Le Conferenze dei servizi sono nate nei primi anni Novanta con l’obiettivo di semplificare l’iter di approvazione degli investimenti. In realtà l’obiettivo può dirsi fallito. Potrei citare molti investimenti bloccati o rallentati da problemi di carattere burocratico che hanno prodotto contenziosi e ricorsi e alla fine, la ragione è stata data all’imprenditore. E magari nel frattempo l’imprenditore ha fatto altre scelte di localizzazione o ha rinunciato per via delle mutate condizioni di mercato.
DI GIOSAFFATTE Innanzitutto una vera e nuova politica industriale per far ripartire investimenti e occupazione. Puntiamo anche sulla piena digitalizzazione e semplificazione della Pubblica amministrazione per tagliare i tempi della burocrazia e rilanciare sul web i mercati.
Dagli investimenti in infrastrutture inoltre potrebbe derivare un’area logistica importante per il rilancio della portualità e delle merci prodotte localmente: il nostro territorio è affacciato sull’Adriatico, al centro del Mediterraneo, e vicinissimo alla Capitale. Sono caratteristiche su cui puntare, l’Europa la sentiamo particolarmente vicina e vogliamo esserne sempre più protagonisti.
Siamo un sistema bancocentrico, dove l’unico canale di finanziamento esterno è rappresentato dal sistema bancario. Invece il credito rappresenta un fattore di sviluppo e il buon funzionamento del mercato creditizio è una precondizione alla crescita del territorio e delle imprese. Il credit crunch va sconfitto. Infine sono essenziali l’utilizzo completo dei fondi europei e interventi diretti per le imprese che investono in innovazione.
Vi sono particolari iniziative avviate dalla vostra associazione a sostegno del Sistema?
MUSUMECI Ho ricordato lo studio a livello nazionale sulle Conferenze dei servizi, che ci ha impegnato non poco dal punto di vista economico e organizzativo. Cito altre due iniziative in linea.
La prima è uno studio sulle infrastrutture del territorio che abbiamo realizzato avvalendoci della collaborazione di uno dei massimi esperti del territorio. La particolarità dello studio che abbiamo effettuato è che per ogni iniziativa abbiamo espresso una nostra valutazione sull’importanza, sull’effettiva finanziabilità dell’opera, sui tempi. Abbiamo aggiunto, ancor più importante, uno schema che indica a quale amministrazione pubblica spetti la “prossima mossa”; oppure presso quale amministrazione sia attualmente bloccato il progetto e per quale motivo. Ogni anno lo aggiorneremo: servirà a tenere sotto controllo le procedure e stimolare rapidità di reazione da parte delle amministrazioni.
La seconda è l’analisi comparata dei bilanci di tutti i Comuni della Toscana del Sud: ogni anno, quando sono pubblicati, li riclassifichiamo e verifichiamo l’andamento delle spese e degli investimenti ed evidenziamo le situazioni particolarmente critiche.
DI GIOSAFFATTE Sì, un po’ in tutti i settori e con strumenti molto vari. Penso ai Poli di Innovazione (automotive e trasporti & logistica), ai contratti di Rete (moda e servizi innovativi) nati dall’iniziativa di Confindustria Chieti Pescara. Ma anche agli eventi CONFrontiamoci e “Presidenti in Formazione”, con cui riuniamo periodicamente imprenditori associati di lungo corso e nuovi associati. Investiamo inoltre per il futuro: da sempre organizziamo PMI Day e Orientagiovani, ma abbiamo anche iniziative locali per favorire cultura d’impresa orientamento: quest’anno ha assunto veste regionale il progetto pescarese StartImpresa, un corso di formazione gratuito con oltre 100 ore di formazioni per giovani che vogliono avviare un’attività di impresa.
Siamo inoltre fondatori e partner di Lead The Future (www.leadthefuture.eu) nell’ambito del quale viene sviluppato il progetto Green The Future: attraverso attività di analisi e di approfondimento s’intende promuovere nuovi percorsi di sviluppo in chiave sostenibile.
Siamo intervenuti concretamente trovando un accordo collaborativo con la Pa denominato “Semplificare per competere”: le amministrazioni hanno partecipato a corsi di formazione per l’efficienza interna con l’aiuto degli imprenditori associati, formazione affiancata da momenti di confronto strutturato per lo scambio delle best practices in modo da diffondere modelli positivi replicabili sul territorio.
Parliamo ora della Riforma di Confindustria. Quali sono gli aspetti a suo giudizio più importanti?
MUSUMECI La semplificazione e lo snellimento delle regole. Il fatto di essere passati a un modello che definisce con precisione quali sono le norme cogenti e lascia spazi di manovra nel definire le altre. Anche l’aver aggiornato e dato una visione prospettica alla vision e alla mission dell’organizzazione è, a mio avviso, un segnale molto importante.
Poi la definizione di nuove regole che spingono il sistema verso nuove dimensioni organizzative; significa anche porre le basi per il superamento dei “campanili”.
E i campanili non valgono solo per le territoriali.
DI GIOSAFFATTE Ritengo che con la riforma Pesenti abbiamo dimostrato che cambiare si può cominciando a casa nostra.
Una governance semplificata del sistema, che guarda l’Europa come baricentro delle politiche di sviluppo competitivo nei mercati globali, che incentiva ogni forma di aggregazione e fusione tra articolazioni nell’ottica dell’efficientamento della rete associativa e di rappresentanza. Tutto questo significa essere al passo con i tempi e più vicini alle esigenze delle imprese.
Quali quelli dove invece sarebbe stato necessario uno sforzo in più?
MUSUMECI Certamente la questione del doppio inquadramento. Temo, però, che sia un problema che – a oggi – non è possibile risolvere senza creare problemi più grossi ancora.
DI GIOSAFFATTE Il tema del rapporto tra associazioni di categoria e territoriali resta ancora aperto e troppo largo resta il confine tra servizi e sistema contributivo.
Le imprese hanno l’esigenza di misurare identità/servizi/rappresentanza parametrandoli ai costi. Una riforma così imponente avrebbe dovuto assottigliare gli ambiti discrezionali del sistema contributivo e delle prestazioni esclusive e complementari tra categorie e territoriali.
Favorire i processi di aggregazione fra le componenti del Sistema è uno dei punti nevralgici della Riforma. Voi siete tra i primi ad aver avviato questo processo. Per quali motivi e con quali vantaggi?
MUSUMECI Certamente la sensazione che assieme avremmo potuto pesare di più, dare servizi migliori e ridurre i costi è stata una leva importante, che ha mosso i vertici delle tre associazioni di Arezzo, Grosseto e Siena. Ricordo che il processo iniziò con un accordo di collaborazione rafforzata firmato dai presidenti e dal presidente nazionale Emma Marcegaglia. Poco dopo sottoscrivemmo il contratto di rete fra le tre società di servizi. Lo ricordo bene perché è stato il primo contratto di rete in assoluto firmato in Italia.
I vantaggi in termini di razionalizzazione e di economie di scala sono già evidenti. Avevamo comunque tre bilanci con spazi di manovra molto risicati per fare investimenti: nel nostro caso penso a studi e ricerche, consulenze specialistiche, eventi di richiamo e cose del genere. Quando il processo sarà a regime, diciamo fra 12/24 mesi, sono sicuro che la situazione sarà molto diversa e avremo ridotto i costi di gestione e aumentato i servizi e le attività di rappresentanza.Il fatto di essere tra i primi ad aver fuso tre associazioni pone un limite: non hai molte possibilità di fare benchmarking e devi procedere spesso per intuito. Senza creare tensioni nella tecnostruttura e fra gli imprenditori.
DI GIOSAFFATTE Il nostro approdo al progetto di fusione di Confindustria Chieti Pescara è stato bottom up. Abbiamo ascoltato le esigenze delle imprese che chiedevano una maggior attenzione ai costi e nuovi servizi. Esigenze queste, apparentemente inconciliabili ma che sostanzialmente ci hanno spinto a creare un nuovo modello organizzativo recuperando risorse ed investendo su nuovi servizi.
Il nostro progetto, unico nel suo genere, si può definire di “fusione dal basso”.
Nella prima fase ci siamo occupati di aggregare i servizi e le sezioni di categoria e nella seconda fase abbiamo chiuso la fusione politica, tecnica ed economica delle due consorelle. Le ottimizzazioni ad oggi raggiunte restano un dato estremamente importante in termini di contenimento dei costi, efficientamento dei servizi e della rappresentanza ed avvio di nuove attività di linea.
Con la Riforma nasce il Consiglio delle Rappresentanze regionali e per le Politiche di coesione territoriale. Cosa ne pensa?
MUSUMECI Penso che sia giusto che Confindustria si sia dotata di un organismo che si focalizza sulle questioni regionali e sulle politiche di coesione. Le regioni usciranno più forti dalla riorganizzazione in atto, l’importante è che fra loro non prendano strade troppo diverse, costringendo gli imprenditori a fare i conti con troppi diversi sistemi di regole. La coesione territoriale è un valore imprescindibile per un sistema associativo come il nostro.
DI GIOSAFFATTE Se da un lato occorre semplificare dall’altro vi è l’esigenza di rappresentare i territori e le loro identità culturali, sociali ed economiche. Sarà da valutare certamente positivo nella misura in cui il nuovo organo sia strumento di effettivo raggiungimento della coesione territoriale senza creare segmentazione della rappresentanza che dev’essere di esclusiva competenza degli organi gestionali, di controllo e di indirizzo (Consiglio di presidenza e Consiglio generale). Come dire: rappresentanza regionale per l’obiettivo della coesione dei territori. Un organismo di scopo e non di governo del sistema.
Tra le novità Confindustria istituisce il Consiglio di indirizzo etico e dei valori associativi. Qual è la sua esperienza su questo fronte?
MUSUMECI Reputo estremamente importante che un’associazione come la nostra si basi su forti e condivisi valori e su saldi principi etici.
L’esperienza è tutta da costruire, credo opportuno che sia il nazionale, in questa prima fase, a fare le prime esperienze, chiarendo bene i confini delle attività del Consiglio.
DI GIOSAFFATTE Nel panorama associativo nazionale il nostro sistema confederale è stato un esempio concreto di approccio etico e valoriale delle imprese e verso le istituzioni. Tutto ciò che punta a tutelare valori e comportamenti etici non può che aumentare l’autorevolezza della rete. Occorre però che tali organismi sappiano garantire processi di verifica trasparenti ed inoppugnabili che abbiano riscontro premiale verso le Istituzioni del nostro paese.
Identità, rappresentanza e servizi sono le tre funzioni principali di Confindustria. Alla luce dell’attuale scenario economico del paese, quale ritiene sia la più urgente da rafforzare?
MUSUMECI Direi l’identità, ma non la vedo tanto come funzione, quanto come criterio ispiratore.
La rappresentanza è la funzione delegata alle associazioni; i servizi sono funzionali alla rappresentanza. E se passano in primo piano i servizi, rischiamo veramente di perdere la nostra identità.
DI GIOSAFFATTE Le imprese chiedono risposte ai nuovi bisogni emergenti e le nostre risposte in termini di servizi e rappresentanza devono essere di eccellenza.
Occorre quindi la capacità di anticipare nuovi scenari per le imprese e sapere agire nelle organizzazioni complesse. È impensabile fare tutto questo senza avere la forza dei valori e dell’identità associativa. Ci scelgono se siamo autorevoli, se sappiamo rispondere ai loro bisogni e soprattutto se siamo all’altezza delle loro aspettative.
Il futuro ci valuterà sulla politica dei “fattori” competitivi delle imprese superando la vecchia logica dei “settori”. Sulle strategie primarie e trasversali del sistema imprenditoriale dove occorre rendere fruibile per tutti la ricerca e l’innovazione, l’internazionalizzazione, l’accesso al credito, la formazione avanzata, la digitalizzazione e così via.
Per concludere, come vede il futuro dell’economia locale?
MUSUMECI Sono convinto che l’industria sarà ancora il motore dell’economia locale, come lo è ora.
Certamente sarà un’industria molto diversa dall’attuale, ma saranno anche diverse le condizioni di competitività del nostro paese rispetto alle altre economie industriali. Insomma, sono fiducioso che riusciremo a tornare un paese dinamico e competitivo e che ne beneficeranno tutti i territori a forte vocazione industriale, come il nostro.
DI GIOSAFFATTE Segnali di ripresa dall’export confermano le attese su un agroalimentare che unisce internazionalizzazione a qualità (vino e olio d’Abruzzo raggiungono ogni continente), una meccatronica innovativa, aperta al cambiamento, che investe sul territorio.
Finalmente anche gli imprenditori possono guardare ai prossimi mesi con ottimismo, così come risulta dalle loro previsioni rilevate dai centri studi sul territorio. Rimane l’incognita dell’occupazione il cui andamento è in calo rispetto all’anno scorso, ma in lieve aumento nel trimestre, e non è previsto in miglioramento nei prossimi mesi.