Più volte, nelle sedi istituzionali e non solo, abbiamo sottolineato come occorra puntare ad una crescita del pil con valori pari o superiori al 2% affinché si possa creare stabilmente occupazione. In tale direzione dobbiamo quindi riconoscere al governo, di aver lanciato negli ultimi mesi un importante segnale nella giusta direzione, attraverso il Jobs Act, del quale non possiamo non dare, soprattutto come Piccola Industria, un giudizio complessivamente positivo.
Ancora a margine della recente presentazione a Bologna, dei dati sugli “Scenari economici”, elaborati dal Centro Studi di Confindustria, il vice presidente Carlo Pesenti è ritornato sull’importanza per il Paese di realizzare le riforme attese da anni. Dai dati elaborati appare chiaro come l’economia italiana stia lentamente risalendo ma non si tratta di una vera ripresa; per una serie di elementi congiunturali dovuti a diversi fattori, l’attività economica sta migliorando, ma l’obiettivo fondamentale è quello di ricolmare un gap pesante rispetto agli altri paesi. In tale direzione il vice presidente Pesenti ha ricordato come il momento sia favorevole e si renda quindi necessaria una riforma del sistema dei contratti di lavoro e della distribuzione del reddito legata alla produttività, elemento imprescindibile per ritornare a crescere.
È quanto mai evidente oggi una forte aspettativa, che ci induce a ritenere che gli effetti benefici del Jobs Act si dispiegheranno dalla seconda metà del 2015; a seguito di una attenta analisi infatti, appare chiaro come gli attuali esiti positivi, con la ripresa delle assunzioni a tempo indeterminato, dipendano in larga parte dalle riduzioni contributive introdotte dalla Legge di Stabilità. Gli auspicati effetti del Jobs Act si vedranno più avanti e dovrebbero portare prevedibilmente ad alcune immediate ricadute sul nostro sistema economico. In primo luogo se ne dovrebbero vedere i benefici su quelle aziende che producendo beni di alta tecnologia, saranno incentivate così a produrre nel nostro Paese. In seconda battuta ne dovrebbero derivare forti incrementi degli investimenti in ricerca e sviluppo, in innovazioni di processo e in formazione del personale. Verso tale direzione, riteniamo che il Jobs Act possa agevolare il percorso, creando nuovi posti di lavoro e aiutando una ripresa ancora estremamente debole.
In conclusione, non possiamo non condividere un timido ottimismo per il futuro prossimo. Molti dati confermano che, dopo anni di crisi, dalle imprese arrivano finalmente segnali positivi. Per il secondo trimestre consecutivo si registra un consolidamento del clima di fiducia. Ora la maggioranza delle aziende manifatturiere si attende per i prossimi mesi un aumento, sia pure senza esprimere grandi numeri, di produzione, ordini e occupazione: non accadeva da tempo.
È anche vero che, dal confronto con molti colleghi imprenditori, arriva la conferma che molte aziende, maggiormente legate al mercato nazionale e prive di sbocchi naturali verso l’export, soffrono ancora il perdurante periodo di stallo nei consumi interni.
L’effetto Jobs Act sta facendosi sentire in molte aree del Paese e quindi bisogna dare atto all’azione del governo ed in particolare al ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, del percorso intrapreso, ma occorre portare a termine sia la riforma del lavoro sia le altre riforme sul tavolo.
I prossimi passaggi necessari, nell’ambito del Jobs Act, riguardano la rilettura complessiva degli attuali ammortizzatori sociali che oggi offrono un sostegno economico ai lavoratori che hanno perso il posto di lavoro ma che, di fatto, non aiutano il loro effettivo reinserimento.
In estrema sintesi si potrebbe concludere rammentando al governo che: innovazione, crescita dimensionale delle pmi, incentivi sulla ricerca ma anche riforme su burocrazia, giustizia, fisco ed appalti, dovranno rappresentare per i prossimi mesi la rotta verso la quale ci si dovrà muovere senza riserve. Le Imprese tutte, a incominciare dalle pmi, sapranno fare, come sempre, la propria parte; ci aspettiamo ovviamente altrettanto da chi ha l’importante e non semplice compito della gestione della “cosa pubblica”!