
Da tempo è in atto nel nostro Paese una frattura tra impresa e società. Una visione anacronistica ha relegato l’agire d’impresa in una sfera lontana dalle dinamiche della società civile. La ricchezza e lo spessore del fare impresa sono stati a lungo mortificati e avviliti. Oggi il mondo è profondamente cambiato: le imprese reclamano di vedersi riconosciuto il loro ruolo di protagoniste sociali, ruolo che l’emergenza sanitaria ha messo pienamente in luce.

ALBERTO PERETTI
Quale grande sfida culturale e civile le imprese italiane hanno di fronte? Restituire le imprese alla società e la società alle imprese. Occorre però prendere coscienza della necessità di una nuova narrazione e di nuovi modelli d’impresa, capaci di energizzare il mondo imprenditoriale restituendo alle donne e agli uomini che imprendono il piacere, l’orgoglio, la bellezza del fare impresa.
L’originale modo italiano di fare impresa soffre di un’adesione acritica a modelli organizzativi e di business tipici di altre culture imprenditoriali. Ciò ha ridotto gli strumenti per affrontare le sfide del presente e ha fatto sì che l’adozione di nuove tecnologie si fondasse su paradigmi organizzativi poco adatti alle aziende del made in Italy. Recuperando le radici del modo italiano di fare impresa, le imprese italiane potranno rispondere meglio e velocemente agli enormi cambiamenti in atto.
Affinché le imprese possano vedersi riconosciuto il loro ruolo e venire percepite come produttrici di ben essere, occorre sviluppare una cultura d’impresa fondata sul paradigma della complessità. Con ciò intendo una coscienza antropologica, sociale, civile, ecologica capace di dare slancio ideale alla dimensione economica.
I valori che muovono l’impresa devono trovare piena incarnazione nella persona dell’imprenditore. Mai come oggi un cambio di cultura implica una rinnovata figura d’imprenditore, capace innanzitutto di pensare e vivere in modo nuovo sé stesso, gli altri, la realtà in cui opera.
L’emergenza che stiamo vivendo rappresenta un’opportunità irripetibile per individuare e sostenere nuovi paradigmi d’impresa parallelamente a percorsi di crescita e rinnovamento culturale degli imprenditori. È una straordinaria occasione per armonizzare la dimensione organizzativa e la vita degli uomini e delle donne che imprendono, all’insegna dell’innovazione, della resilienza, dell’antifragilità esistenziale, della comprensione etica, della flessibilità cognitiva. Offro di seguito alcune linee guida, d’altronde già ampiamente condivise da numerosi imprenditori aderenti a Confindustria, per imprese che intendano rispondere alle sfide del XXI secolo con un agire etico e perseguendo traguardi di ben essere.
Organismo vivente
L’impresa è una community e non una semplice commodity. Obbedisce alle leggi che governano gli organismi viventi, può prosperare solo grazie a logiche e dinamiche fondate sull’integrazione di tutte le sue parti costituenti. Caratterizzano la vita dell’impresa aspetti di carattere storico, antropologico, filosofico, psicologico, sociologico, biofisico. L’aspetto economico finanziario ne costituisce condizione necessaria, ma non indipendente.
Triarticolazione d’impresa
Cultura della Persona. L’impresa non produce soltanto beni o servizi, ma genera vite. Tocca, modifica e indirizza esistenze. Eleva – o degrada – la vita di coloro che sono coinvolti nelle fasi produttive. Si impegna a favorire, al suo interno e all’esterno, un progetto di civile felicità caratterizzata da dinamiche di relazionalità e reciprocità.
Politica della Sostenibilità. L’impresa è un soggetto impegnato a circolarmente garantire reddito, efficienza, qualità dei suoi servizi e prodotti nella consapevolezza di operare in un mondo finito. È attenta ad agire nel rispetto della salvaguardia delle risorse naturali, della riduzione degli sprechi, della qualità della vita animale e vegetale.
Valorizzazione del Territorio. L’impresa riconosce e valorizza la territorialità, articola la propria attività all’interno di ecosistemi lavorativi e filiere integrate, valorizzando in maniera inclusiva culture e comunità locali e aprendosi contestualmente a relazioni e mercati globali.
Razionalità economica eticamente fondata
L’impresa si fonda su una gestione complessa, che coniuga la razionalità gestionale, intesa come volontà di perseguire un obiettivo nel modo più efficace ed efficiente, con la ragionevolezza gestionale, intesa come determinazione a perseguire ciò che si ritiene il bene comune, sulla base di considerazioni etico-valoriali.
Impegno civile e sociale
L’impresa è una protagonista sociale, in dialogo e confronto costante con la scuola, gli enti locali, le istituzioni pubbliche. È attenta e partecipe delle conseguenze e delle ripercussioni, anche future e indirette, che il suo agire ha sull’ambiente interno ed esterno all’organizzazione. È generatrice di valore condiviso. Sviluppa e restituisce in modo congiunto e integrato valore economico, civile, sociale, ambientale.
Cultura del lavoro
L’impresa costituisce un centro di forze in cui, attraverso il lavoro – inteso come sintesi di saper fare e saper essere – si esprimono intelligenza del fare, conoscenze, vocazioni produttive. Il lavoro d’impresa si fonda sull’innovazione, sulla ricerca e sulla formazione continua.
Asset intangibili
L’impresa esprime un progetto produttivo animato da un’idea dell’essere umano e da una visione della vita. Per l’impresa italiana ciò significa la riscoperta dei valori della cultura sud europea e mediterranea, dei suoi caratteri e della sua originalità. Prodotti e servizi devono veicolare un mondo produttivo fatto di efficienza e contemporaneamente di rispetto per l’essere umano, di empatia, di bellezza.