Marzo 2014, esce il primo numero della rivista ‘targato’ presidenza Baban. Mai come oggi ci pare doveroso e colmo di significato richiamarne alla memoria la copertina dove campeggiava una rosa rossa con sovraimpresso lo slogan “Amo l’Italia, ma basta!” e l’editoriale “Rabbia e Orgoglio”.
Si delineava in quel momento davanti a noi un percorso che vedeva un Paese ancora in profonda crisi, che stentava a trovare una via per uscire dalla recessione nella quale era piombato.
Il titolo dell’editoriale, in quelle due parole, racchiudeva, in maniera sintetica ma estremamente chiara, i sentimenti che in quel momento pervadevano la maggioranza dei Piccoli e medi imprenditori italiani.
Rabbia, nel ricordare i tanti, troppi colleghi costretti a chiudere le loro aziende, sopraffatti da debiti e insoluti, obbligati – loro malgrado – a lasciare senza lavoro migliaia di famiglie, oltre alla propria. Orgoglio, nel contempo, per la non comune capacità di resilienza di migliaia di altri imprenditori che, con tenacia e uno spirito di sacrificio portato all’estremo, avevano saputo sostenere le proprie imprese e resistere, a discapito dei loro patrimoni personali. Orgoglio, per quel forte senso di appartenenza e di Comunità che in tanti momenti bui e difficili ci stava aiutando a sentirci meno soli.
Il percorso che si profilava ai nostri occhi era sconosciuto ma, spinti da questi due sentimenti e consci di doverci rimboccare le maniche per sgomberare le macerie sul cammino e iniziare a ricostruire con fatica e pazienza, percepivamo in noi una forza straordinaria.
In quasi quattro anni, sotto la guida di Alberto Baban, “campione” dell’innovazione e dello spirito imprenditoriale puro, ci siamo impegnati per dare un impulso di fiducia e di sostegno allo sviluppo e abbiamo conquistato un ruolo concreto di leadership che ritenevamo – e riteniamo – ci appartenga; ruolo indispensabile per il rilancio del Paese.
Questo ruolo ha trovato la sua sintesi nel “Manifesto di Novara”, primo atto, non a caso, per il lancio alla presidenza nazionale di Vincenzo Boccia, altro imprenditore della nostra Piccola Industria.
In linea con i valori del Manifesto ci siamo dati da fare per conquistare il “posto” che ci è proprio, che consta nell’essere portatori di idee e istanze, non solo all’interno della “casa comune” Confindustria, ma verso la società civile e il mondo della politica.
Abbiamo sentito l’imprescindibile esigenza di essere innanzitutto propositivi per ottenere risultati significativi che ci mettessero in grado di lavorare al meglio nell’interesse delle nostre imprese e del Paese. Il recente Piano Industria 4.0, varato dal Governo, sotto l’egida del ministro Carlo Calenda, rappresenta la sintesi più chiara e limpida di questo impegno.
Oggi, voltando indietro per un istante lo sguardo, ci rendiamo conto di un bel tratto di “strada” percorsa, una strada quasi del tutto in salita ed accidentata, ma fin qui, con “rabbia e orgoglio”, possiamo affermare di essere arrivati. Da qui, ripartiamo!
In questi anni la rabbia, come auspicavamo allora, si è tramutata in propellente e l’orgoglio, ogni giorno che passa, diventa sempre più consapevolezza della nostra storia recente e del senso di appartenere a una Comunità forte.
La sofferenza, le fatiche, i sacrifici di questi anni hanno rafforzato in noi la convinzione di poter arrivare in fondo, di tagliare l’unico traguardo che interessa alle piccole e medie imprese: il benessere del nostro Paese e dell’intera Comunità.