Prendendo spunto da due sentimenti così forti, la scrittrice esprimeva la propria ammirazione per il popolo americano, che aveva saputo reagire all’immane tragedia, attraverso il combinato disposto di due sensazioni ugualmente fondamentali per mostrare al mondo la propria voglia di riscatto. Voglio partire da questo ricordo, perché all’indomani di un altro evento della storia recente, mi riferisco alla crisi economica che ha avuto inizio proprio nel 2008, facendo i debiti paragoni e senza voler apparire irriguardoso, mi riconosco pervaso dai medesimi sentimenti di rabbia e di orgoglio, che vorrei trasformare in propellente nell’iniziare questo percorso che mi vede oggi alla direzione de L’imprenditore. Una rabbia che scaturisce dalla desolazione che da troppi anni osserviamo intorno a noi nella quotidianità di piccoli imprenditori, alla luce di una situazione che purtroppo sembra non trovare soluzione ma che, anzi, appare giorno dopo giorno sempre più drammatica e insostenibile.
Rabbia che ha le sue profonde radici nella percezione della nostra incapacità di reagire e recuperare la volontà e la forza per cambiare le cose e nella incapacità da parte di ampi settori della nostra società di comprendere quanto sia più importante l’interesse del paese, rispetto a quello dei singoli e delle corporazioni.
Rabbia per le centinaia di imprenditori (68 solo nel 2013, dati Sole 24 Ore) che si sono suicidati dall’inizio della crisi, perché l’abisso della disperazione nella quale erano sprofondati aveva tolto loro ogni speranza.
Rabbia per le migliaia di imprese chiuse per sempre, con la conseguente perdita di un immenso patrimonio di competenze e conoscenze; imprese che sono state alla base negli anni cinquanta e sessanta del riscatto di un’intera nazione e che hanno permesso in venti anni all’Italia di passare dalle macerie della seconda guerra mondiale al boom economico.
Nello stesso tempo in contrapposizione a questa rabbia, sta crescendo in molti di noi un profondo sentimento di orgoglio; innanzitutto orgoglio di far parte di quelle migliaia di piccoli imprenditori che, da anni, si sono ridotti o tolti gli stipendi e stanno mettendo nelle imprese tutte le loro sostanze e i loro risparmi e quelli delle famiglie.
Orgoglio per quelle migliaia di nostri colleghi che non ce l’hanno fatta e per quei tanti che purtroppo, disperati, si sono tolti la vita, i quali quotidianamente ci indicano una strada lastricata di sacrifici e dolore, ma che una volta percorsa porta alla dignità e al riscatto.
Arriverà con l’impegno comune il giorno non lontano nel quale tutti noi diremo grazie a rabbia e a orgoglio, trasformati in energia positiva per la ripresa dell’intero sistema paese.
Queste sono le ragioni in base alle quali L’imprenditore apporterà nei prossimi anni il proprio contributo per la ripresa.
Per far ciò trasformeremo la nostra rivista in un progetto vivo e forte che sarà di supporto a tante importanti azioni che metteremo in atto, incominciando dall’attenzione ai grandi temi: dell’innovazione e della ricerca, dell’etica e della responsabilità sociale dell’impresa, del merito e della competenza. Costruiremo il nostro percorso partendo dall’attenzione al mondo della scuola e dell’università con le quali instaureremo rapporti sempre più stretti e sinergici.
Approderemo sulla rete, perché oggi il web non può non vederci protagonisti, per rapportarci alla società tutta, perché dovremo confrontarci con l’opinione pubblica guadagnando autorevolezza, sempre più mettendo al centro della nostra azione l’interesse della comunità.
Ma per fare ciò abbiamo e avremo bisogno della collaborazione, dell’aiuto e del supporto di tutti a incominciare dalle migliaia di piccoli, grandi imprenditori di Confindustria ai quali chiediamo di sostenerci e così di sostenere la voce comune e la nostra rivista, per ritrovare insieme l’orgoglio della nostra storia.
In chiusura di questo mio primo editoriale, voglio rivolgere un grande in bocca al lupo alla giovane squadra di presidenza nazionale di Piccola Industria capitanata dall’infaticabile Alberto Baban e a tutta la squadra de L’imprenditore rappresentata dal comitato di direzione e dagli ottimi collaboratori che hanno in Giuseppe Magrì l’anima e il collante.
Ora più che mai impegniamoci dunque, per tornare ad essere protagonisti dei nostri destini e per costruire insieme un nuovo e grande Rinascimento italiano.