Quanto è importante, in questa fase economica, che le imprese si impegnino a garantire un ruolo centrale alla sostenibilità?
Nella congiuntura socio-economica che stiamo attraversando, tematiche quali lotta al cambiamento climatico, superamento delle diseguaglianze, attenzione all’economia circolare e alla finanza etica stanno diventando sempre più centrali nel dibattito pubblico e nella definizione di un nuovo modello di sviluppo economico sostenibile ed inclusivo. In questo passaggio epocale, alle aziende è richiesto di assumere un ruolo da protagoniste quali attori del cambiamento e attivatori dello sviluppo. Sono sempre più le aziende che stanno facendo della sostenibilità un cardine della propria competitività.
Come ci stiamo muovendo nel promuovere in un modo sempre più completo i valori della responsabilità sociale? Sta notando progressi tangibili?
Sul tema della diffusione della cultura della sostenibilità, l’Agenda 2030 e l’importantissimo lavoro culturale portato avanti da Asvis hanno contribuito in modo determinante a creare un linguaggio comune tra le imprese. Questo aspetto è evidente anche in tema di rendicontazione, oggi obbligatoria per le aziende quotate, ma soprattutto cruciale nel campo degli investimenti socialmente responsabili. Determinante poi il ruolo di Confindustria che ha recentemente avuto un posizionamento chiaro sul tema, considerando ormai la sostenibilità a pieno titolo un elemento di politica industriale.
Forte, poi, è l’impegno dell’Associazione nella promozione del Manifesto di Confindustria “La responsabilità sociale per l’industria 4.0”. Certamente c’è ancora tanto da lavorare. Molti imprenditori, soprattutto quelli delle aziende medio piccole, percepiscono la sostenibilità come un tema distante dalla loro realtà produttiva. È per questo che il gruppo tecnico di Confindustria dedicato alla responsabilità sociale d’impresa sta lavorando sugli strumenti da offrire alle imprese per superare le difficoltà, culturali e pratiche che ancora si incontrano rispetto a questo tema.
Quest’anno il premio Anima ha avuto come tema portante quello delle diseguaglianze e dell’emarginazione. Oltre a iniziative di questo tipo, in quali altri modi si può dare voce a chi è più vulnerabile?
Il premio Anima intende richiamare l’attenzione di istituzioni, imprese e società civile su importanti emergenze sociali, sul valore della solidarietà, sulla forza dei legami sociali e del senso di comunità con l’obiettivo di restituire sempre maggiore centralità alla persona. Molteplici sono le iniziative sul territorio con questo scopo. Ciò che penso sia indispensabile è la visione lungimirante e coordinata di tutti questi interventi. L’obiettivo resta la coesione sociale, la creazione di una rete solida di risorse e competenze: ai soggetti pubblici è richiesto di assumere un importante ruolo di facilitatori di queste nuove forme di collaborazione, in risposta alle sempre più urgenti sfide di fronte a cui ci pone l’Agenda 2030.