Da oltre un secolo impegnata a crescere e innovare nel campo delle gallette, la Fiorentini Alimentari Spa è ora leader italiana della loro produzione e commercializzazione. Nel quartier generale di Trofarello, alle porte di Torino, negli ultimi anni l’azienda piemontese è riuscita a fare un ulteriore balzo in avanti e a raggiungere 88 milioni di euro di fatturato (2019) impiegando circa 250 persone tra dipendenti e collaboratori diretti.
Dal 1918 ne avete fatta veramente molta di strada. Come si è sviluppata la storia della Fiorentini Alimentari?
Parte tutto da mio bisnonno che, in una piccola bottega nel centro di Torino, inizia a trattare specialità alimentari – racconta Simona Fiorentini, direttore marketing dell’azienda piemontese -. Successivamente, nel 1940 mio nonno ingrandisce l’attività cominciando a importare dall’estero, primo in Italia, corn flakes, cous cous e pane azzimo, all’epoca prodotti sicuramente non usuali e comunque particolari, apprezzati soprattutto dall’alta borghesia torinese.
La svolta c’è stata poi negli anni ’70, dettata dalle scelte fatte dai miei genitori Roberto e Adriana. Decidono, infatti, di vendere i prodotti non solo qui da noi, ma anche in supermercati e negozi terzi. In più creano il marchio Fiorentini, che nasce da subito con una precisa connotazione salutistica, mentre negli anni ’90 entrano in società con un’azienda che produceva, tra le altre, gallette di cereali soffiati, la Birko, successivamente diventata interamente nostra e nella quale abbiamo investito parecchio.
Sani, gustosi e biologici. Mi conferma che i prodotti Fiorentini, riso e mais su tutti, sono al 100% italiani?
Certo. Privilegiamo da sempre le materie prime locali e le nostre gallette hanno riso e mais italiano. Con tutti i vantaggi, ma anche gli svantaggi di produrre nel nostro Paese. Con l’avvento del biologico negli anni ’80 abbiamo deciso di dare ancor più la precedenza all’aspetto salutistico, proseguendo a produrre con ingredienti non convenzionali.
A fronte dei canali commerciali scelti dai vostri competitor, Fiorentini ha imboccato una strada diversa nell’ottica di convincere i buyer della grande distribuzione.
Molti hanno creduto fondamentale vendere solo ai negozi di prossimità, a quelli biologici, mentre noi sin dall’inizio abbiamo avuto la mission di sbarcare nella grande distribuzione. Mio padre ha sempre creduto che i prodotti biologici dovessero essere per tutti e non per i pochi che potevano fornirsi nei negozi di nicchia. E poter affidare le gallette Fiorentini ad una catena di supermercati come Conad, i primi a darci fiducia, ha ovviamente facilitato il raggiungimento dei nostri obiettivi aziendali. Siamo insomma andati controcorrente: è stata una sfida più che un rischio, abbiamo fatto da apripista ma poi i numeri ci hanno dato ragione.
Negli ultimi anni potete anche contare su un nuovo stabilimento, studiato per avere il minor impatto ambientale possibile.
Sì ed è stato costruito con tecniche nuovissime su un terreno di oltre 50mila metri quadri. Pannelli solari lungo tutto il tetto, un sistema che recupera energia dai movimenti del nostro magazzino automatico e la riutilizza per riscaldare lo stabilimento. Inoltre, all’esterno si è deciso di piantare un centinaio di alberi in un’area verde di 10mila metri quadri per far sì che la nostra impresa possa essere sostenibile pure per l’ecosistema circostante.
Recentemente ha pure preso il via il rebranding dei vostri prodotti. Che scelte avete fatto per rinnovare?
Siamo ripartiti dalla nostra storia di famiglia. Facendo ricerche di mercato abbiamo capito che il prodotto era conosciuto, mentre il brand non del tutto. Quindi abbiamo iniziato una differente comunicazione, che parte proprio dal rebrand con il cambio completo del marchio, reso più grande e così visibile. Anche se il cambio di rotta è avvenuto da solo un mese, il feedback è molto positivo. Speriamo che la gente inizi a conoscere sempre più l’azienda e a fidarsi di prodotti dietro i quali c’è un grandissimo impegno.
Infine, come vi siete posti rispetto alle problematiche create dalla pandemia del Covid-19?
Abbiamo adottato fin dall’inizio misure di protezione individuale per limitare il contagio, visto anche che come azienda alimentare non ci siamo potuti fermare. Meno persone possibile contemporaneamente sulle linee, entrata e uscita alternata del personale, mentre abbiamo ridotto della metà i posti in mensa, ricorrendo allo smart working a rotazione negli uffici. E siamo riusciti ad evitare lo stop totale, pur costretti a ridurre del 20% la capacità produttiva. Ma, cosa più importante, non abbiamo avuto finora nessun caso di Covid-19 alla Fiorentini. E il fatturato in qualche modo si riuscirà a recuperare.