Tradizione vuole che il numero di maggio della nostra rivista sia dedicato all’Assemblea annuale della Confederazione, che quest’anno è coincisa con il cambio di guardia al suo vertice.
Si è concluso il mandato di Vincenzo Boccia, che ha sostenuto l’enorme onere di un quadriennio “fuori dall’ordinario” per i motivi che nella sua relazione finale ha dettagliato e per le molte complessità socio-economiche, di fronte alle quali ha dimostrato una non comune tenuta e un’alta capacità di proposta e di leadership. Boccia lascia con il conforto della nostra sincera gratitudine – che anche dalle pagine dell’Imprenditore desideriamo manifestargli – ma soprattutto con la certezza della concretezza e determinazione del successore Carlo Bonomi, al quale rinnoviamo i rallegramenti e gli auguri, a lui e alla sua squadra.
Una squadra competente e dedita, pronta a rispondere con una grande visione alla miopia imperante, con semplicità e concretezza alla farraginosità della burocrazia, con apprezzabile capacità di ascolto alla sempre più diffusa autoreferenzialità.
Con la forza di una elezione unanime, Carlo Bonomi è la nostra risposta, chiara e forte, per compiere le scelte giuste che saremo chiamati a fare, per le decisioni coraggiose da assumere dove e quando servono, e non dove e quando convengono. Scelte e decisioni che guardino con fiducia e rispetto agli italiani, agli imprenditori e alle imprese.
Le persone e le imprese sono centrali per il rilancio del Paese, il collante per una “grande coesione nazionale”, per imparare a vivere il presente e riuscire a progettare il futuro: un futuro fatto di Italia, di Europa e mondo insieme e non separatamente, o isolati ora dall’uno, ora dall’altro. Potremo dire di aver imparato la lezione da questa drammatica esperienza, solo se sapremo misurare quanto abbia indebolito il nostro egoismo e rafforzato il nostro altruismo.
L’apertura del numero è naturalmente dedicata ad un contributo programmatico del presidente Bonomi “Investire, semplificare, progettare: così recuperiamo il Pil perduto”, che conclude con questa semplice ma significativa esortazione: “Diamoci tutti una mano, e sono certo che ci riusciremo”.