
Le politiche di coesione dell’Ue sono oggetto di analisi sin dalla loro introduzione, all’inizio degli anni Settanta. In particolare, ci si è spesso interrogati sulla loro efficacia come stimolo alla crescita economica regionale e come elemento capace di migliorare il livello di coesione economica e sociale delle regioni dell’Ue.
A differenza della Politica agricola comune, che è stata per molto tempo la fonte di spesa primaria della Comunità̀ europea (poi Ue), la rilevanza in termini di spesa dei fondi è aumentata e uno dei loro obiettivi primari è quello di contribuire a stimolare la crescita e di ridurre le disparità territoriali (convergenza).
I risultati prodotti fino ad oggi dalla letteratura economica sono molto diversificati e non forniscono una conclusione univoca circa l’efficacia dei fondi strutturali sulla crescita regionale. Questo lavoro contribuisce a tale dibattito, offrendo prima una rassegna della letteratura recente sulla valutazione dell’impatto dei fondi strutturali sulla crescita della produttività̀ delle regioni europee e italiane; inoltre, si propone una valutazione empirica dell’impatto dei fondi erogati nei diversi periodi di programmazione delle politiche di coesione europee dal 1992 al 2013.
La prima parte del lavoro presenta un’analisi descrittiva della dinamica della produttività̀, e della distribuzione delle quote dei fondi rispetto al Pil nonché́ di alcune variabili strutturali (capitale fisico e umano) che svolgono un ruolo fondamentale nella valutazione dell’impatto dei fondi sulla crescita regionale.
Il tasso di crescita della produttività̀ è poi scomposto attraverso un’analisi shift-share che consente di valutare il diverso contributo alla crescita dato dalle componenti strutturali, nazionali e locali.
La seconda parte del lavoro si concentra sulla stima di un modello di crescita alla Mankiw-Romer-Weil (Mankiw et al., 1992), aumentato da capitale umano e fondi strutturali per valutare l’impatto dei fondi strutturali sulla crescita regionale. Infine, si illustrano alcuni indicatori di efficienza dei pagamenti e delle istituzioni a complemento dell’analisi di impatto sulla crescita.
L’esperienza dei fondi strutturali nelle regioni europee ha ormai una lunga tradizione e un budget che è continuamente cresciuto nel tempo, in termini reali. L’obiettivo principale dell’erogazione dei fondi strutturali è, ed era fin dall’inizio, il contenimento delle divergenze di crescita del reddito pro-capite. Tale obiettivo è rimasto prioritario anche a seguito della cosiddetta “Lisbonizzazione” dei fondi strutturali, cioè̀ il loro inquadramento in un metodo di assegnazione fondato su programmi condivisi tra Ue, stati e regioni.
Tuttavia, come deriva dallo spirito delle compensazioni territoriali e come evidenziato nella nostra analisi, l’allocazione relativa dei fondi è molto diversificata tra le regioni europee. Nei paesi del Mediterraneo, ad esempio, essi hanno un peso sul reddito relativamente elevato.
D’altro canto, la convergenza in termini di distanza dalla media europea è stata contenuta per molte regioni e questo ha spesso sollevato critiche sullo strumento e sulle modalità̀ di impiego dei fondi strutturali.
La nostra analisi evidenzia un’elevata variabilità̀ dei tassi di crescita della produttività̀, che risultano piuttosto eterogenei tra le regioni europee. Questa eterogeneità è determinata da diverse dotazioni di capitale umano, da dinamiche eterogenee di accumulazione di capitale fisico e da mutamenti strutturali complessi in alcune aree europee.
Il nostro lavoro contribuisce al dibattito presente e futuro sull’efficacia dei fondi strutturali come strumento per la crescita in un contesto in cui la crisi del Covid-19 sta ponendo l’attenzione sulla necessità di una riformulazione dell’approccio europeo alle politiche fiscali.
Come nella letteratura più̀ recente, le nostre stime mostrano un impatto diretto significativo dei fondi strutturali sulla crescita. Inoltre, per tener conto del potenziale effetto indiretto sulla crescita attraverso la spinta che i fondi possono esercitare sui mutamenti settoriali, i risultati dell’analisi shift-share evidenziano che il cambiamento del mix produttivo regionale ha una forte correlazione positiva con l’allocazione dei fondi Obiettivo 1 nelle regioni beneficiarie. A fronte di questo risultato generale, la potenziale efficacia dei fondi nel favorire direttamente o indirettamente la crescita può̀ rivelarsi superiore a quella effettiva, in quanto l’ultima può essere limitata dalle inefficienze nelle procedure di stanziamento e di impiego delle risorse comunitarie.
In prospettiva, come già̀ si intravede nelle procedure di allocazione e di redistribuzione dei fondi del nuovo programma Next Generation EU, le politiche nazionali dei paesi membri dell’Ue dovranno necessariamente rispondere a criteri di migliore programmazione, implementazione ed efficacia nell’impiego dei fondi. Le politiche strutturali europee, in altre parole, richiederanno che nel nostro Paese si proceda senza esitazioni all’attuazione di riforme amministrative e di consolidamento di una cultura dei progetti e della valutazione che troppo spesso sono mancate e che hanno rappresentato un freno all’utilizzo efficiente dei fondi strutturali.
di Stefano Manzocchi, Michele Battisti, Cecilia Jona-Lasinio e Alexandra D’Onofrio
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NOTA SUGLI AUTORI:
Stefano Manzocchi dirige il Dipartimento di Economia e Finanza dell’Università Luiss Guido Carli di Roma ed è Direttore del Centro Studi Confindustria; Michele Battisti è professore ordinario presso l’Università di Palermo; Cecilia Jona-Lasinio, ricercatrice senior, lavora all’Istat e presso l’Università Luiss Guido Carli, mentre Alexandra D’Onofrio è research fellow presso il Centro Arcelli per gli Studi monetari e finanziari (Casmef) dell’Università Luiss Guido Carli.