Il comparto chimico ha segnato un rallentamento significativo per il primo semestre 2018. Quali sono i fattori di incertezza?
Dopo un 2017 di crescita robusta e generalizzata, nella prima parte di quest’anno la produzione chimica in Italia ha dovuto far fronte ad un significativo rallentamento della domanda che ha caratterizzato il comparto anche a livello europeo. Il settore risente, in modo amplificato, del clima di incertezza che induce i clienti a maggiore cautela negli acquisti di materie prime chimiche. Si può prevedere una crescita della produzione in Italia pari all’1,5% nel 2018, ma sono numerosi i fattori di rischio che potrebbero condizionare l’andamento settoriale in senso peggiorativo nel 2018 e, soprattutto, nel 2019: turbolenze connesse all’inversione della politica monetaria europea, evoluzione
del tasso di cambio e delle quotazioni petrolifere, protezionismo, tensioni geopolitiche.
Quali invece le prospettive di crescita?
Sempre più indicatori collocano la chimica tra i settori italiani a più elevata competitività. Figura, infatti, tra i primi tre settori della classifica dell’Istat basata sull’Indicatore sintetico di competitività (ISCO) che prende in esame fattori strutturali quali internazionalizzazione, innovazione, produttività e profittabilità. Possiamo dire che, a fronte di un andamento stagnante a livello nazionale, dal 2007 l’industria chimica ha saputo innalzare la sua produttività del 14% raggiungendo livelli superiori alla media italiana di quasi il 60%. Questi risultati sono per molti versi straordinari in quanto testimoniano il forte impegno delle imprese nonostante un contesto esterno penalizzante. Tuttavia diventa sempre più rilevante l’approccio del legislatore e della Pubblica Amministrazione al tema della sostenibilità. Un sistema, a livello europeo e italiano, non sufficientemente consapevole e integrato della sostenibilità finisce per determinare risultati peggiorativi. Infatti la perdita di competitività comporta minore crescita, minore occupazione e anche minori risorse per la protezione dell’ambiente.
Che ruolo hanno, in termini di innovazione e tecnologia, le Pmi del settore?
Alle Pmi chimiche è affidato un ruolo veramente particolare. La chimica è innanzitutto una infrastruttura tecnologica e a queste imprese è affidato il compito di trasmettere al sistema manifatturiero, al made in Italy e ai distretti industriali, le innovazioni generate nella filiera chimica. Infatti, è soprattutto grazie a nuove sostanze e a nuovi materiali che l’industria manifatturiera italiana potrà continuare a sostenere con innovazione e successo, la concorrenza dei paesi emergenti. C’è una relazione fortissima tra innovazione di prodotto (cioè competitività) dei settori manifatturieri e contributo di un’innovazione chimica sempre più basata sulla ricerca.
Qualche considerazione dopo due mesi dal rinnovo del contratto?
Eravamo e siamo convinti che sia stato un buon rinnovo, in linea con le positive tradizioni settoriali. Il fatto che sia stato apprezzato sia in casa imprenditoriale sia sindacale rafforza questa mia convinzione. Le consultazioni dei lavoratori sono in corso ma non dubito che sarà approvato. Abbiamo fatto scelte importanti che rafforzano il nostro investimento sulla qualità e quindi sul ruolo degli attori sociali e della contrattazione collettiva, sulla produttività e sull’occupabilità. Siamo in una fase di profonde trasformazioni e questo aiuterà il settore a cogliere esigenze e opportunità connesse con l’innovazione tecnologica e organizzativa e a risolvere, in un quadro di responsabilità sociale, i problemi relativi al ricambio e alla proficua convivenza generazionale. Da ultimo, vorrei sottolineare le importanti scelte fatte sul tema della sicurezza, della salute e dell’ambiente, un ambito nel quale il nostro continuo investimento ha certamente dato un significativo contributo alle ottime performance settoriali in materia.