A cosa dobbiamo questo successo?
Siamo i primi in Europa grazie al boom dell’export, a risorse umane altamente qualificate e produttive, a relazioni industriali di qualità e ai rapporti con l’indotto, che in diversi casi generano sinergie di eccellenza internazionale. Un successo che dimostra la qualità del nostro sistema Paese.
E che ha ricadute importanti: maggiore occupazione, più investimenti, collaborazioni con il tessuto industriale e le università, sviluppo degli studi clinici che portano al Servizio Sanitario Nazionale importanti risorse. L’industria farmaceutica in Italia rafforza così il suo ruolo strategico per il Paese.
Attacchi ingenerosi sono frequenti nei confronti delle imprese, soprattutto del vostro settore. Come affrontate questi episodi?
Stiamo valorizzando sempre più gli aspetti positivi e gli esempi virtuosi. Da molti anni Farmindustria ha un codice deontologico fra i più rigorosi in Europa. Con una certificazione annuale obbligatoria affidata ad enti terzi accreditati. Chi non garantisce questo requisito è fuori dall’associazione che dal 2016 ha adottato, su base volontaria, anche il Disclosure Code, il Codice sulla Trasparenza che prevede che le aziende rendano pubblici, e quindi consultabili, i dati sulle collaborazioni con i medici e le loro organizzazioni. Un’iniziativa responsabile, fortemente voluta dalle imprese, che sono tra le prime in assoluto in Europa per numero di adesioni alla pubblicazione.
Primato che dimostra la reale volontà di trasparenza. Spesso, in modo dispregiativo, ci chiamano Big Pharma. Per noi invece è un complimento. Siamo “big” perché facciamo ricerca, miglioriamo la vita, creiamo occupazione e valore economico per il Paese. Ogni volta che ci attaccano è uno stimolo a fare di più.
Quali misure ritenete urgenti per il settore?
Credo che la priorità sia dotarsi di una governance di lungo respiro. In grado di assicurare finanziamenti adeguati e trovando il giusto equilibrio tra sostenibilità, accesso alle terapie uniforme su tutto il territorio nazionale e crescita industriale, assicurando un quadro stabile e regole certe per programmare sempre più investimenti.
Siamo disponibili a contribuire con proposte concrete allo sviluppo del Paese. Come abbiamo sempre fatto e vogliamo continuare a fare.
Quali le best practice delle imprese in tema di welfare e occupazione?
Il successo del settore si è registrato anche sul fronte occupazionale. Gli addetti nel 2017 hanno raggiunto quota 65mila (93% a tempo indeterminato), mille in più rispetto al 2016 e in crescita di 3mila unità negli ultimi tre anni. Considerando l’indotto sono 132mila in totale. E nell’ultimo triennio, le assunzioni sono state quasi 7mila ogni anno. Fiore all’occhiello del settore è l’occupazione giovanile: dal 2014 al 2016 gli addetti under 35 nell’industria farmaceutica sono aumentati del 10%. Rappresentano il 55% del totale degli addetti in più e quasi tutti sono a tempo indeterminato (3 su 4). Farmindustria coordina un progetto pilota di alternanza scuola-lavoro “in filiera” per avvicinare gli studenti al mondo delle imprese e i loro valori. Infine, sono tante le donne, pari al 42% degli occupati, molte di più che negli altri settori. Con il 52% di ricercatrici si può poi affermare che la ricerca è “rosa”.
E per il welfare?
Le aziende farmaceutiche offrono servizi di welfare, dedicati alla conciliazione vita-lavoro, al benessere dei dipendenti e dei loro familiari, alla formazione, all’assistenza ai familiari anziani o non autosufficienti.
Servizi, frutto anche di un modello innovativo di relazioni industriali partecipative e collaborative, che sono un vero e proprio strumento per la competitività.
Sfida ambientale e sostenibilità. Quale ruolo svolgono le Pmi del settore farmaceutico?
Oggi il comparto è tra i più green dell’industria: negli ultimi dieci anni le imprese del farmaco hanno ridotto i consumi energetici di circa il 70% e le emissioni di gas climalteranti del 66%. E attualmente la metà degli investimenti per la protezione dell’ambiente (47%) è in tecnologie pulite che prevengono l’inquinamento. Progressi che dimostrano la capacità delle aziende di innovare senza sosta anche in questo campo.