Negli ultimi anni una crisi senza precedenti ha colpito l’Europa in molti ambiti. Da presidente di BusinessEurope, qual è la sua valutazione sulla situazione attuale dell’Unione europea?
Negli ultimi anni abbiamo ribadito regolarmente che non c’è tempo da perdere e che non dovremmo limitarci all’ordinaria amministrazione. Se non affrontiamo adesso e con energia le sfide cruciali che ci attendono, insieme ed uniti, la posizione dell’Europa nel mondo ne risulterà senza dubbio indebolita.
Una timida ripresa è in corso. Il nostro ultimo Economic Outlook lo conferma ampiamente. Per il 2016 ci aspettiamo che la crescita continui all’incirca allo stesso ritmo di quest’anno, con un incremento del pil del 2,0% nell’Unione europea e dell’1,8% nell’Eurozona. Ci sono tuttavia rischi di evoluzione negativa provenienti dal rallentamento delle prospettive di crescita a livello globale.
Una minor crescita delle economie emergenti implica che sarà più difficile ottenere una ripresa guidata dalle esportazioni. È quindi più importante che mai continuare sulla strada delle riforme, al fine di far aumentare il nostro tasso di crescita potenziale e di renderci più competitivi in questo difficile contesto.
Le scelte che compiamo in Europa determinano la nostra capacità di affrontare questi rischi esterni.
Le istituzioni europee hanno avviato discussioni cruciali per il futuro dell’Europa con la pubblicazione della “Relazione dei cinque presidenti” che stabilisce un piano per rafforzare l’Unione economica e monetaria dell’Europa.
Alcuni stati membri hanno attuato riforme strutturali. Ed è proprio in tali paesi europei, come in Irlanda, Spagna e più recentemente in Italia, che la crescita economica e la creazione di posti di lavoro sono ripresi. Mettere la nostra economia in ordine aiuterà anche l’Europa ad affrontare altre sfide prioritarie: minacce alla sicurezza, sfide energetiche e climatiche, crisi migratoria.
Qual è il ruolo che BusinessEurope svolge a Bruxelles nella formulazione delle politiche europee?
BusinessEurope è il principale sostenitore di crescita e competitività a livello europeo. Supportiamo le imprese di tutto il continente e ci battiamo sui temi che influenzano maggiormente le loro performance. BusinessEurope è anche una parte sociale riconosciuta (dai Trattati dell’Ue) e parla a nome di imprese di tutte le dimensioni provenienti da 34 paesi europei, le cui associazioni nazionali sono nostri membri diretti. Nel cuore delle istituzioni europee, a Bruxelles, operiamo per conto di 40 federazioni, al fine di garantire che la voce e gli interessi delle imprese vengano ascoltati. Abbiamo contatti regolari con il Parlamento europeo, la Commissione, il Consiglio nonché con altri stakeholder della comunità politica, e rappresentiamo le imprese europee nell’arena internazionale, per assicurarci che l’Europa resti competitiva a livello globale.
Nel suo primo anno di attività la Commissione Juncker sembra aver cambiato impostazione rispetto a quella che l’ha preceduta. Lo stesso presidente ha sottolineato più volte la necessità di avere una Commissione che sia “grande nelle grandi cose e piccola nelle piccole cose”. Come giudica tale approccio?
BusinessEurope ha riconosciuto il coraggioso sforzo della Commissione di dotarsi di una struttura più snella. Ciò ha evidenziato il chiaro obiettivo di concentrarsi sulle priorità cruciali per rendere lìEurpa più competitiva e assicurare più crescita e posti di lavoro.
All’inizio del nuovo ciclo politico l’Europa era a un bivio. Abbiamo da subito detto che il presidente Juncker avrebbe dovuto dare priorità a competitività e investimenti ben mirati e insistere sulle riforme. Questo è il modo migliore per creare più posti di lavoro per milioni di disoccupati.
Il presidente Juncker e il vice presidente Timmermans hanno detto di voler essere “grandi nelle grandi cose e piccoli nelle piccole cose”. Ciò richiede decisioni dirette e coraggio politico.
Questo coraggio alla lunga ripagherà con un buon rendimento degli investimenti e con una maggiore crescita.
Tra i tanti cantieri aperti dalla Commissione sin dal suo insediamento vi è la nuova Strategia per il Mercato Interno di recente pubblicazione. Secondo lei la strategia va nella giusta direzione? Quali sono le priorità di tale percorso?
La recente Strategia per il mercato interno rappresenta una priorità fondamentale sia per l’Europa sia per BusinessEurope. La Strategia annuncia una serie di iniziative per i prossimi anni al fine di assicurare un miglior funzionamento del mercato interno. Riteniamo particolarmente importante l’attenzione dedicata ad una migliore e più vigorosa applicazione della normativa esistente in materia. Siamo il mercato più grande al mondo. Il nostro mercato interno è una delle più grandi risorse per l’Europa, ma non sta rendendo al massimo del suo potenziale. Dobbiamo rimuovere gli ostacoli rimanenti e assicuraci che le regole esistenti funzionino nella pratica. La strategia propone azioni appropriate per rimuovere le barriere che ostacolano la libera circolazione, e permettere a cittadini e imprese di beneficiare di un flusso più agevole di beni e servizi nell’Ue.
Il successo di questa strategia dipenderà dai dettagli delle proposte e dall’impegno degli stati membri nell’adottare le giuste riforme. È essenziale che gli stati membri mostrino maggiore responsabilità e rimuovano gli ostacoli nazionali al fine di garantire una libera circolazione di persone, beni, servizi e capitali. Ciò potrebbe significare un incremento del 5% per il pil europeo.
BusinessEurope ha mostrato vivo sostegno in favore della conclusione di un accordo di libero scambio tra Ue e Usa (Ttip). Qual è il suo punto di vista rispetto ai negoziati in corso e quali sono i benefici di cui godrebbe l’Unione europea con il raggiungimento di tale accordo?
L’Ue e gli Usa hanno da sempre stretti legami commerciali e di investimenti e una lunga storia di valori condivisi. Il Ttip è un progetto economico che affronta gli ostacoli che impediscono al commercio e agli investimenti transatlantici di raggiungere il proprio pieno potenziale. Ciò significa che non deve essere un accordo puramente tariffario. Il Ttip ha l’obiettivo di eliminare le tariffe e, in parallelo, di ridurre le barriere non tariffarie, migliorare l’accesso ai servizi e agli appalti pubblici, eliminare le restrizioni alle esportazioni di energia e garantire la cooperazione regolamentare. Solide regole in materia di investimenti e protezione degli investimenti, concorrenza, diritti di proprietà intellettuale – in particolare le indicazioni geografiche che sono così importanti per l’Italia – e un capitolo sulla sostenibilità sono parte integrante di un accordo equilibrato e ambizioso per il XXI secolo.
Il Ttip è anche un progetto strategico che potrà rivitalizzare le relazioni Ue-Usa, promuovendo standard e valori che potrebbero essere e anche al di là del mercato transatlantico. Questo accordo non è positivo solo per le imprese – in particolare le Pmi che avranno maggiori e migliori opportunità di vendere i propri prodotti e servizi nel mercato transatlantico – ma anche per i lavoratori e i consumatori. Più opportunità di business significa maggiori investimenti e posti di lavoro. Una più ampia scelta di prodotti e servizi promuove la concorrenza a vantaggio dei consumatori.
I negoziati sono in una fase critica. Abbiamo fatto progressi, ma ora dobbiamo affrontare le questioni più difficili. L’obiettivo è quello di concludere le trattative durante l’amministrazione Obama. Sarà impegnativo e perciò dobbiamo mantenere la pressione su entrambi i lati dell’Atlantico. Nel 2016 l’Ue e gli Stati Uniti dovrebbero almeno essere in grado di definire gli ambiti sui quali è possibile raggiungere un compromesso politico. La Commissione europea ha pubblicato all’inizio dell’anno una strategia per un’unione energetica con la finalità di completare il mercato unico dell’energia.
Quali sono le priorità per l’industria europea e come si concilia questa strategia con la rinnovata attenzione sugli obiettivi di lotta ai cambiamenti climatici?
Una delle sfide più urgenti per l’industria europea è rappresentata dagli elevati prezzi dell’energia che minano la competitività dell’Ue. Ad oggi, i prezzi dell’energia industriali sono quasi due volte e mezzo superiori rispetto agli Stati Uniti, nonostante il recente calo dei prezzi del petrolio. Ci aspettiamo che la Commissione europea affronti seriamente la questione, poiché colpisce pesantemente il nostro rapporto costi-competitività rispetto ai concorrenti mondiali.
È necessario agire con urgenza per affrontare l’impatto sulle imprese delle imposte e dei costi complessivi di politiche come ad esempio il carbon pricing. Dobbiamo combinare le nostre ambiziose politiche climatiche con una migliore efficienza dei costi tale da non ostacolare la competitività dell’Ue. Inoltre, l’Europa ha bisogno di perseguire una vera e propria strategia di diversificazione sia a livello nazionale che internazionale.
Qual è il punto di vista di BusinessEurope sulla possibile concessione dello status di economia di mercato (Mes) alla Cina?
BusinessEurope ha recentemente definito una posizione ufficiale su questo importante argomento. I punti chiave possono essere riassunti come segue:
• La questione dello status di economia di mercato (Mes) dovrebbe essere trattata in conformità con le norme dell’Omc e dell’Ue e basarsi sui suoi meriti. La comunità imprenditoriale europea ritiene che non vi sia alcun obbligo di concedere automaticamente il “Mes” come diretta conseguenza della scadenza della sezione 15 lettera (a) (ii), poiché il resto del comma, parti (a) e (a)(i) rimane valido.
• Il processo decisionale dell’Ue dovrebbe essere trasparente e coinvolgere la comunità imprenditoriale europea. La Cina è emersa come un attore importante sulla scena mondiale ed è un partner chiave per l’Ue sia per il commercio che per gli investimenti. Qualsiasi decisione deve pertanto essere fondata su una valutazione d’impatto solida e completa che tenga conto delle politiche cinesi e del loro impatto sugli interessi dell’Ue.
• Ci sono preoccupazioni profonde all’interno di rilevanti parti della comunità imprenditoriale europea su ciò che la scadenza della Sezione 15 comma (a) (ii) potrebbe significare per le procedure antidumping dell’Ue e per la competitività industriale. L’Ue deve quindi mantenere strumenti di difesa commerciale efficaci che tengano in considerazione la reale situazione del mercato in Cina.
• L’Ue deve coordinarsi con i principali membri dell’Omc e prendere in considerazione le loro posizioni, ad esempio gli Stati uniti. È particolarmente importante che l’Ue eviti, come conseguenza di posizionamenti diversi, una deviazione del traffico commerciale cinese verso l’Europa.
• È nell’interesse delle imprese europee che l’Ue si sforzi di raggiungere una solida e bilanciata relazione economica con la Cina. Per raggiungere questo obiettivo, è importante che l’Unione europea coinvolga in modo proattivo la Cina attraverso tutti i canali disponibili.
Quali sono le sfide che l’Unione europea dovrà affrontare nel corso del 2016?
Esternamente, dobbiamo riconoscere che i recenti tragici avvenimenti possono avere profonde implicazioni su molti settori.
Dobbiamo unire le forze per difendere i valori e le libertà europee. Il mondo dell’industria può contribuire a trovare delle soluzioni in questi momenti difficili. Migliorare l’economia europea è essenziale per difendere le nostre democrazie. Internamente, dobbiamo agire per rafforzare la ripresa e per promuovere la convergenza. Con questi obiettivi in mente l’Europa deve rilanciare gli investimenti, proseguire con determinazione con le riforme strutturali e seguire politiche fiscali responsabili.
Rafforzare l’Unione economica e monetaria europea sarà fondamentale per ricostruire la fiducia nell’euro e nel progetto europeo. Completare l’Uem è sia una priorità che un’urgenza per le imprese. I leader devono agire rapidamente per garantire che siano prese le misure necessarie per rafforzare le basi della nostra moneta comune e migliorare il contesto imprenditoriale in Europa. Al centro dell’Ue e della zona euro vi è il mercato unico. Migliorare la libera circolazione di beni, servizi, capitali e lavoro può rafforzare quei meccanismi di aggiustamento indispensabili per una unione monetaria e per aumentarne l’integrazione e la resilienza. Questo sarà il modo più efficace per dimostrare i vantaggi dell’Unione europea e stimolare la creazione di nuovi posti di lavoro.