Due anni fa parlando di Lean Management sulle pagine di questa rivista titolavamo “Non è roba da giapponesi”. Allora era un auspicio, oggi sembra essere una realtà. Segno che il Lean Roadshow promosso da Piccola Industria ha funzionato?
L’interesse per il Lean Management sta crescento in modo esponenziale nel nostro paese, non solo grazie ai Roadshow di Piccola Industria.
È un processo “virale”, nel quale gli imprenditori che già godono dei benefici del lean “contagiano”, o meglio “contaminano” come ama dire il nostro presidente Alberto Baban, i colleghi, i quali a loro volta lanciano le proprie imprese in un “viaggio” di miglioramento e apprendimento continui, di competitività e crescita.
A volte sono i grandi clienti, per i quali la cultura lean è un fattore competitivo irrinunciabile, a chiedere alla loro supply chain di armonizzare il proprio sistema organizzativo e gestionale secondo un approccio lean coerente.
Direi pertanto che a buon diritto oggi il Lean Management non è più considerato “roba da giapponesi”: la sua trasversalità rispetto alle diverse culture nazionali (ovviamente con qualche distinguo), all’industria e ai servizi, ai settori, alle dimensioni aziendali, al pubblico e al privato, ne fanno uno strumento essenziale per l’imprenditore che guarda lontano.
Oltre che con gli appuntamenti sul territorio, in che modo il Sistema Confindustria può essere vicino alle imprese interessate a sviluppare progetti di Lean Management?
Molte territoriali del Sistema Confindustria, specialmente quelle a maggior vocazione manifatturiera, tramite i loro centri di formazione da anni offrono agli associati corsi lean a diversi livelli, sia in aula che on the job nelle aziende, per accompagnare le imprese nella trasformazione dei loro sistemi e processi operativi.
Parliamo ormai di molte migliaia di aziende e di decine di migliaia di persone che ne hanno beneficiato: imprenditori, manager, impiegati, operai.
Tuttavia, proprio per la citata trasversalità, il potenziale del Lean Management è ancora largamente inespresso: ci sono aree del paese e settori in cui l’efficacia di questo approccio è ancora poco nota. Spesso è la scarsa informazione che impedisce di approfondire l’argomento e scoprirne le potenzialità, magari con un semplice corso introduttivo di una sola giornata. È opportuno pertanto che Confindustria promuova un’azione sia informativa che formativa.
In che modo?
Il Lean Roadshow di Piccola Industria, avviato con “L’Imprenditore” lo scorso anno in collaborazione con la società Praxi e che proseguirà anche quest’anno, è un esempio di attività divulgativa sul territorio nazionale, che vuol essere una sorta di “assist” alle territoriali per lanciare o intensificare le attività formative a beneficio delle imprese.
In questo processo di diffusione e formazione un ruolo fondamentale spetta ai funzionari e ai dirigenti delle territoriali stesse, i quali per essere efficaci devono possedere un’adeguata competenza sul tema.
Per questo motivo stiamo lanciando dei brevi corsi introduttivi che in una giornata di formazione intendono fornire le competenze di base della metodologia lean, evidenziando i vantaggi per le imprese. Il primo appuntamento è previsto nelle prossime settimane a Roma, in collaborazione con la società Mps.
Per introdurre i temi legati al lean nelle scuole superiori, lei adopera l’espressione di “impresa simulata”. Può spiegarci in dettaglio?
Un concetto fondamentale della metodologia lean è che si impara davvero soltanto facendo. Seduti a una scrivania si apprende poco. Solo spostandosi laddove si produce, analizzando i processi e i flussi interni ed esterni all’azienda, crescerà la competenza e si risolveranno i problemi, migliorando e creando valore. Lo stesso vale nel mondo dell’education. Alcune associazioni territoriali, e in particolare quelle che stanno già diffondendo l’approccio lean tra le imprese, hanno compreso l’importanza di promuoverlo anche nelle scuole attraverso la modalità di “impresa simulata”, tale da permettere agli studenti di entrare da subito nella dinamica della gestione operativa.
Già oggi sono migliaia i giovani coinvolti: soltanto a Torino vengono raggiunti ogni anno oltre mille studenti con moduli formativi fino a 40 ore grazie al Lean Education Network, frutto di un protocollo d’intesa tra l’Unione industriale di Torino, l’Università e il Politecnico di Torino, il Miur, la Camera di Commercio, una ventina di scuole superiori e altri partner ancora.
L’approccio è quello della formazione rivolta ai formatori, ovvero gli insegnanti: viene loro fornito, all’interno di un trolley facilmente trasportabile, un kit di materiali multimediali con i quali simulare l’organizzazione, i processi e il miglioramento di un’impresa in ottica lean. È una grande opportunità anche per l’Alternanza Scuola Lavoro, che presidi e insegnanti della provincia stanno già cogliendo, negli istituti tecnici come nei licei.
In che modo il Lean Management si applica a quella che oggi definiamo “Industria 4.0”?
Industria 4.0 non è un “brand” italiano, personalmente preferirei chiamarla Fabbrica Intelligente, ispirandomi all’omonimo Cluster nazionale. Nomi a parte, è certo che il Lean Management giocherà un ruolo importante nella “fabbrica intelligente”, un ruolo sinergico con le tecnologie emergenti sia a monte, per quanto attiene la loro collocazione nella strategia complessiva dell’impresa, sia a valle, per favorire la partecipazione delle persone all’uso e allo sviluppo delle tecnologie, e quindi la sostenibilità delle stesse.
Facendosi interpreti delle istanze dei territori sia in tema di fabbrica intelligente che in tema di education, le prossime tappe del Lean Roadshow di Piccola industria proporranno un format flessibile che consenta di approfondire gli aspetti di maggiore interesse per l’associazione territoriale.
L’amore per il Giappone e per la sua cultura ed etica del lavoro l’accompagna nella sua vita di imprenditore da oltre 20 anni. Oggi scorge un pizzico di cultura nipponica in più nel fare impresa in Italia?
Gli imprenditori italiani hanno grandi punti di forza e potenzialità per competere con successo a livello globale. Il lean sta certamente diffondendo un po’ di cultura industriale giapponese, in particolare su due punti per noi critici: la gestione dell’impresa come sistema e il coinvolgimento, la motivazione e la responsabilizzazione di un numero sempre maggiore di persone nelle nostre imprese. Entrambi possono aiutarci a essere più competitivi e meno “soli”.