Specializzata nella lavorazione meccanica di alta precisione su blocchi metallici per la creazione di centraline oleodinamiche, unità di potenza che vengono impiegate per trasformare energia elettrica o endotermica in energia meccanica, Pintotecno – 22 milioni di euro di fatturato nel 2022 a fronte di 187 dipendenti – ha sfruttato al meglio il know how acquisito nei tanti anni passati nel settore dell’automotive per rimodulare il proprio impegno commerciale a partire dal 2008 e sbarcare così con successo nella seconda fase della propria vita industriale.
Di base a Rapone e con una sede pure a Ginestra, entrambe in provincia di Potenza, la Pmi lucana può contare su competenze che le hanno consentito di creare negli anni una filiera quasi completamente interna. “Sì, facciamo tutto in casa a parte i trattamenti superficiali, per adesso esternalizzati solo per non aprire nuovi fronti – conferma il direttore generale di Pintotecno Miguel Iovino (nella foto in alto) –. È sicuramente un nostro punto di forza, aspetto ancora più importante quando si opera in un settore che richiede la massima qualità e precisione come quello delle lavorazioni meccaniche. Da quando ci siamo reinventati in questo nuovo mondo, per i primi dieci anni abbiamo fatto costanti passi in avanti attraverso la qualità di ciò che produciamo e l’esperienza fatta in precedenza, invece, negli ultimi tre, a fare la differenza con la concorrenza è stata una componente che definirei darwiniana: in altre parole, rispetto a molti altri abbiamo avuto la possibilità di non avere mancanza di materiali in magazzino e, per quanto riguarda l’energia, siamo pure riusciti a tenerci alla lontana da bollette stratosferiche attraverso l’uso del nostro impianto fotovoltaico. Avevamo insomma gli strumenti per superare gli ostacoli che ci si sono presentati e in questo modo siamo sempre stati un passo avanti agli altri competitor, alcuni dei quali, tra l’altro, non ce l’hanno fatta a resistere”.
Guidata dalla seconda generazione della famiglia Pinto, l’azienda ha da sempre puntato ad essere partner della propria clientela in progetti di vario tipo. “E ci siamo riusciti, stabilendo un rapporto stretto con chi, nel tempo, ha capito quanta fosse l’attenzione con cui Pintotecno cura le relazioni non solo commerciali – spiega Iovino –. Tutto è venuto da sé, visto che quando sei affidabile sono loro a venire qui a proporti una nuova sfida. Sono aziende di respiro internazionale posizionate, per la maggior parte, in Emilia nel triangolo Reggio Emilia-Bologna-Parma, ma anche in Germania, Inghilterra e Stati Uniti. Sono i fornitori delle grosse case di produzione macchine per il movimento terra: prendono il risultato del lavoro dei nostri tecnici e di macchine di altissima precisione (che operano con 3 micron di tolleranza), assemblano aggiungendo valvole e altro, per poi consegnare il prodotto finito”.
Per poter garantire un livello superiore di qualità, Pintotecno dà fiducia ad un team interno, personale qualificato in grado di dare le massime garanzie. Ricerca non certo facile in caso di necessità, ma resa meno impellente dalla fidelizzazione di dipendenti che non di rado passano la loro intera vita lavorativa all’interno degli stabilimenti della Pmi lucana.
“Non voglio nascondere che di fughe verso altre regioni ne abbiamo registrate anche noi, però capisco perfettamente che in queste scelte entra prepotentemente la qualità della vita di persone costrette a lavorare lontano da casa – sottolinea il dg di Pintotecno –. Va detto, comunque, che altri sono tornati qui in Basilicata da Milano, Roma e altre zone d’Italia per lo stesso motivo. Per formare le nuove leve abbiamo poi rapporti stretti con scuole e università, accordi con importanti provider a livello europeo oltre che con Confindustria e nel settembre prossimo partirà una nostra academy, confidando che riesca ad attenuare il problema della penuria di candidati che ci affligge da sempre”.
Partita negli anni ‘70 da una piccola officina, l’idea imprenditoriale della famiglia Pinto ha preso forza nel corso degli anni e ora il progetto pare pronto per fare un ulteriore, innovativo passo avanti tecnologico. “Gli sviluppi futuri vanno nella direzione di un potenziamento dell’import-export della materia prima alluminio, in più stiamo studiando il caso per dotarci di “aree bianche”, usate già nei campi dell’elettronica e della farmaceutica per produrre cose particle free, a zero particelle. E saremo, con tutta probabilità, la prima azienda di settore in Europa a dotarsi di queste camere bianche. Parallelamente saremo impegnati nella grande sfida costituita dalla produzione di materiali alternativi ad acciaio e alluminio, composti molto più poveri che contribuiranno ad abbassare i costi senza far perdere qualità, anzi accrescendola. Dietro, oltre all’indispensabile know how industriale, c’è tanta fantasia: il motore necessario per riuscire a creare in proprio qualcosa che non esiste ancora sul mercato”, conclude il direttore generale di Pintotecno Miguel Iovino.