di Roberto Battiston, Presidente Agenzia Spaziale Italiana
Per capire l’impatto della proiezione delle dinamiche economiche e imprenditoriali dalla Terra alle orbite basse c’è un esempio molto interessante che viene, guarda caso, dagli Stati Uniti. Recentemente una catena di ristorazione di media grandezza ha dovuto ristrutturare il proprio business, che aveva sofferto di una contrazione a due cifre. Di conseguenza ha preparato un piano da presentare a fondi di investimento specializzati nel settore. Questi però, ovviamente, non si sono accontentati delle presentazioni dell’azienda in crisi e degli studi “indipendenti” delle società di consulenza, ma hanno chiesto ad una società esperta in geo-informazione un approfondimento sul traffico delle auto verso i ristoranti della catena negli ultimi anni. In questo modo hanno potuto confrontare i dati rilasciati dall’azienda di ristorazione con dati oggettivi di business intelligence.
Si tratta solamente di uno degli esempi delle potenzialità della New Space Economy, che sta cambiando in modo rilevante l’utilizzo dello spazio. Dal lancio di Jurij Gagarin, primo uomo in orbita nel 1961, al lancio della Tesla Roadster di Elon Musk con l’Heavy Falcon (il test del nuovo lanciatore di grossa taglia di SpaceX e allo stesso tempo un efficacissimo spot commerciale ed esempio di cross promotion tra aziende dello stesso imprenditore), lo spazio ha attratto persone, idee e capitali nuovi.
In questo lasso di tempo si è passati da una visione dello spazio politico-strategica a una economico-competitiva (la seconda non esclude la prima), nella quale ai budget
istituzionali delle agenzie spaziali si sono aggiunti quelli di nuovi player.
Negli ultimi 25 anni la liberalizzazione dei servizi satellitari per telecomunicazioni, navigazione, meteorologia e osservazione della Terra ha dato un impulso formidabile alla
Space Economy.
Le tecnologie spaziali influenzano sempre di più e positivamente la nostra vita. Grazie all’osservazione della Terra monitoriamo con estrema precisione gli oceani, le dinamiche dei diversi ecosistemi, ma anche le attività umane di coltivazione, produzione industriale, estrazione mineraria, trasporto di merci e persone, solo per fare alcuni esempi.
Tutto questo ci permette un’analisi sempre più profonda e di fornire previsioni accurate con evidenti ricadute economiche. Oggi le valutazioni dell’economia dello spazio a livello globale si attestano intorno ai 320 miliardi di dollari. Questi numeri stanno crescendo con la transizione dalla Space Economy della manifattura a quella dei servizi, che grazie ad Internet possono essere moltiplicati a costi irrisori. Il servizio satellitare diventa quindi un’utilità a basso prezzo, che genera fatturato in modo indiretto per quelle aziende che sono in grado di anticipare i bisogni della nostra società.
All’origine c’è una riduzione dei costi derivante dall’aumento delle capacità, dalle innovazioni e dalla miniaturizzazione delle strumentazioni. Tutto ciò sta rendendo i satelliti per l’osservazione della Terra più utili alle aziende e alle istituzioni, con una capacità di trasformare la qualità della vita e il business in modo dirompente.
Oggi non è infatti immaginabile uscire di casa senza poter contare su tutti i servizi connessi alla navigazione e alla georeferenziazione.
Una dinamica complessa che, come effetto primario, sta portando nel settore soggetti che fino a poco tempo fa non immaginavano lontanamente di essere coinvolti
nell’avventura spaziale.
IL RUOLO DEL NOSTRO PAESE
L’Italia è oggi uno dei leader mondiali per le sue attività spaziali: è il terzo contributore dell’Agenzia spaziale europea (Esa), che coordina i progetti dei 22 Stati membri, e il sesto paese per produzione di articoli scientifici più citati nel campo delle scienze spaziali. Ed è tra i pochi paesi a vantare una presenza in tutta la filiera: dalla capacità di costruire satelliti alla loro messa in orbita con i lanciatori sviluppati insieme all’Esa in Europa, fino allo sfruttamento dei dati satellitari per svariate applicazioni industriali. Un settore che in Italia vale attualmente, nel suo complesso, 1,6 miliardi di euro con circa l’80% di piccole e medie imprese, anche se la fetta principale di occupati e fatturato è concentrata nelle grandi aziende con il gruppo Leonardo nella parte del leone.
La Space Economy italiana nel periodo 2014-2016 ha evidenziato una crescita costante, con un incremento occupazionale del 3%, per un totale di 6.300 lavoratori specializzati.
Qualificato anche l’alto livello di formazione dei nuovi addetti con un 66% di laureati tra i quasi 700 nuovi assunti nel triennio. Anche le Pmi sono aumentate in modo rilevante, passando da 476 a 578.
Numeri importanti anche cambiando il punto di osservazione e valutando il contributo che l’Italia ha apportato ai programmi europei con i conseguenti benefici per la nostra filiera industriale. Nell’ambito dei programmi della Commissione europea, nel periodo 2014-2017 (dati di mid term della programmazione 2014-2020), l’Italia ha ottenuto un sovra ritorno di 276 milioni di euro: considerando che la contribuzione ai piani di Bruxelles è stata di circa il 12,48%, il sistema spaziale italiano ha ricevuto indietro un 16,4% mettendo a segno un più 4%.
Anche nei programmi dell’Agenzia spaziale europea i risultati sono stati positivi, con un sovra ritorno di 170 milioni di euro nel triennio per le nostre aziende. In sostanza, per ogni euro investito il beneficio è stato di 1,12 a fronte, per esempio, dello 0,98 della Germania e dello 0,97 della Francia.
Questi risultati non sono un punto d’arrivo, bensì uno stimolo a correre. Il futuro della tecnologia e del business spaziale è molto più vicino di quanto pensiamo: nel giro di pochi anni mega costellazioni di satelliti non più grandi di una scatola da scarpe forniranno l’accesso a Internet a miliardi di persone su tutto il pianeta; l’hardware spaziale verrà stampato in 3D abbassando i costi anche in vista delle nuove frontiere dell’esplorazione umana di Marte e della Luna; la comunicazione satellitare quantistica sarà la spina dorsale di un sistema a prova di hacker; i laboratori per la sperimentazione e il brevetto di nuove molecole complesse saranno realizzati nello spazio sotto il controllo del proprio computer portatile.
Per competere in questo futuro, la missione dell’Agenzia spaziale italiana a sostegno del sistema industriale nazionale deve fondarsi su scelte di merito: quali innovazioni, quali settori e in che misura. Da queste scelte, che andranno a definire il tasso di innovazione del sistema, dipende l’efficacia delle politiche pubbliche. È questo il fondamentale ruolo che devono giocare le istituzioni.