
Wsense è una azienda deep-tech nata come spin-off dell’Università Sapienza di Roma nel 2017 e specializzata in sistemi di comunicazione subacquea wireless, settore stimato a livello globale per un mercato di 3,5 miliardi di dollari con un incremento annuo del 22% fino al 2027. Oggi conta su uno staff di oltre 50 collaboratori, soprattutto ingegneri e informatici, che operano nelle sedi di Italia, Norvegia e Regno Unito. Alla guida c’è Chiara Petrioli, ingegnere informatico con una solida esperienza all’estero, che a gennaio scorso, in occasione del World Economic Forum, è stata premiata per Wsense con il riconoscimento Ocean Data Challenge nell’ambito della sessione “The Earth Data Revolution”. L’abbiamo intervistata.
Ingegnere Petrioli, ci può spiegare meglio la tecnologia Wsense?
Le nostre soluzioni garantiscono connettività mediante reti wireless tra sensori subacquei di qualsiasi casa produttrice e veicoli robotici autonomi, grazie all’utilizzo di tecnologie proprietarie brevettate che consentono comunicazioni subacquee sicure in tempo reale tra nodi della rete affidabili ed economiche.
I nostri sistemi, quindi, utilizzano onde acustiche, simili a quelle dei delfini, ma senza mai interferire, e tecnologie ottiche senza fili. Abilitiamo l’Internet of Underwater Things (IoUT), consentendo il monitoraggio in tempo reale degli ambienti subacquei (qualità dell’acqua, suoni, correnti, movimento di strutture ed ancoraggi, e così via).
In quali settori e processi potrà essere utilizzata?
La nostra attività si rivolge ai partner che operano in tutti i settori della Blue Economy, tra cui l’acquacoltura, la qualità ambientale, i porti e le infrastrutture critiche, tra cui quelle energetiche. Questa tecnologia cambierà il mondo delle comunicazioni subacquee, mentre cresce l’interesse nazionale e globale per le problematiche degli ambienti sottomarini. Se vogliamo dare evidenza ad alcuni fenomeni e comprendere fino in fondo i problemi relativi alla sostenibilità del pianeta, l’ambiente marino deve essere monitorato.
È questo il vantaggio di Wsense?

OPERATORI AL LAVORO PER INSTALLARE I SENSORI WSENSE
Oggi non sfruttiamo il mare in maniera sostenibile perché non lo conosciamo abbastanza, perché in acqua non è possibile utilizzare le stesse tecnologie di connessione che utilizziamo sulla terraferma. Non siamo in grado di percepire e monitorare gli ambienti marini a meno di ricorrere a tecnologie costosissime, proprietarie, cablate, che spesso richiedono grandi navi di supporto per operare e riescono a farlo su aree molto limitate.
Con Wsense non solo facciamo dialogare tra loro gli operatori subacquei, e pensiamo cosa questo possa significare anche per la loro sicurezza, ma anche le cose, come i sensori, i robot sottomarini, le imbarcazioni e le infrastrutture subacquee. Per non parlare poi delle opportunità di aprire nuove frontiere per il turismo. Abbiamo, ad esempio, realizzato itinerari per subacquei per la valorizzazione di parchi marini di interesse archeologico.
Un aspetto molto interessante delle nostre tecnologie è che sono interoperabili e già oggi abbiamo integrato oltre una dozzina di produttori di sensori, essendo in grado di misurare dalla temperatura all’ossigeno disciolto, alle correnti, a Ph, salinità, torbidità, clorofilla, la percentuale di CO2, la concentrazione di inquinanti e molto altro ancora.
Quali sono i vostri progetti di punta?
Abbiamo dispiegato i nostri sistemi dal circolo polare artico a zone vulcaniche, e in Italia all’isola di Panarea. Qui collaboriamo con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) per monitorare i vulcani sottomarini. Nella baia di Santa Teresa, all’imbocco del Golfo della Spezia, i nostri sistemi monitorano l’ambiente e i dati che rileviamo arrivano direttamente al centro di ricerca dell’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, che sovrasta la baia.
La nostra rete – dotata di correntometri, sonda dell’ossigeno disciolto, sonde di temperatura e di salinità – opera anche nei tratti di mare interessati dalla mitilicoltura ed alcuni apparati sono stati installati nella sede della Cooperativa Miticoltori Associati.
Nel settore archeologico, collaboriamo con il ministero della cultura per il controllo dei siti sottomarini come quello di Baia, nel Golfo di Pozzuoli. A Genova, con il locale Innovation Centre, siamo coinvolti in ambito sportivo, per installare un sistema di comunicazione tra gli addetti subacquei che opereranno in occasione della fase finale dell’Ocean Race, la gara velistica internazionale. Con questo sistema originale potremo mettere in sicurezza il settore delle immersioni: sia quello amatoriale, sia quello professionale. Tablet, smartwatch e altri dispositivi possono entrare in comunicazione tra loro anche nella profondità dei fondali marini.
Questa innovazione, oltre alle necessità del settore sportivo, apre anche ai settori del turismo subacqueo sia culturale che naturalistico.
Collaborate anche con il settore privato?
Abbiamo collaborazioni e contratti di fornitura con grandi aziende, come Leonardo, Leroy, Saipem, Terna, soprattutto per il controllo e la sorveglianza delle infrastrutture critiche ed energetiche. Pensiamo non solo a elettrodotti, gasdotti e oleodotti, ma anche agli impianti di estrazione, e nel prossimo futuro allo sviluppo delle fonti rinnovabili offshore, come l’eolico, che anche se galleggiante richiede sistemi di ancoraggio ai fondali marini. Per le piccole e medie imprese le nostre tecnologie sono particolarmente utili nel settore dell’acquacoltura e della pesca in genere.
Quali risultati economici avete raggiunto?
Nel 2021 abbiamo registrato un fatturato superiore ai due milioni di euro con una base di clienti e partner che oggi include istituzioni e blue-chip. La comunicazione wireless subacquea è stimata a livello globale per un mercato di 3,5 miliardi di dollari con un incremento annuo del 22% fino al 2027.
Lei è un’ingegnere in un paese dove l’imprenditoria femminile si ferma al 22% del totale.
A 22 anni, dopo essere stata selezionata per il programma Fulbright per “leadership”, ho lasciato l’Italia per l’America, dove sono stata ricercatrice e docente alla Boston University. Nel campo dell’ingegneria informatica, ho diretto laboratori di ricerca, ricoprendo posizioni di direzione scientifica nel mondo della ricerca internazionale e di indirizzo strategico in Sapienza, fino a diventare prorettrice.
Credo nel valore dell’innovazione e delle tecnologie come strumento essenziale per plasmare un mondo migliore. Mi appassiona formare giovani al problem solving e a pensare “out of the box”, spingendo un po’ più in là quello che è possibile. Grazie all’innovazione di Wsense ho ottenuto un posto nella lista Top 2% World Scientists della Stanford University, che mi rende molto orgogliosa.