

ULTRACCELERANTI DI VULCANIZZAZIONE
Acquisita nel 2011 dal gruppo tedesco Behn Meyer, Performance Additives Italy, a partire dagli anni ‘80, è riuscita progressivamente a maturare grandi competenze nel settore dei polimeri – creando ultra acceleranti che vengono utilizzati nel processo di vulcanizzazione delle gomme –, oltre a produrre anche gli elementi liquidi utilizzati come sequestranti dei metalli pesanti nel trattamento delle acque reflue. Un impegno industriale che viene portato avanti nel quartier generale di Termoli, in provincia di Campobasso, stabilimento in cui l’azienda molisana – 22,5 milioni di euro di fatturato nel 2022 a fronte di 56 dipendenti – continua a sviluppare i prodotti apprezzati in Italia e ancor più oltre i confini nazionali.
“Il nostro lavoro, infatti, è richiesto principalmente da mercati esteri – spiega Vincenzo Longobardi (nella foto in alto), amministratore delegato di Performance Additives Italy –. In Europa siamo presenti soprattutto in Germania e Francia, mentre nel resto del mondo portiamo il know how che abbiamo maturato negli anni negli Stati Uniti, in Malesia, Thailandia e Giappone ma pure in parte del Sud America. Nonostante la guerra riusciamo tutt’ora ad interagire, sia pur in modo minore rispetto al recente passato, con clienti ucraini, per un fatturato internazionale che si aggira complessivamente intorno all’85% del totale”.
Anche se l’innovazione riveste un ruolo importante nel giornaliero della Pmi molisana, gli sforzi industriali messi in campo vanno più nella direzione del miglioramento dei processi in essere. “Nel senso che le tecnologie in uso sono in questo momento sostanzialmente tradizionali e non abbiamo bisogno di rivoluzionare il lavoro magari creando nuove linee. Abbiamo, invece, spinto parecchio sul controllo di processo da remoto nel campo dell’automazione e stiamo anche valutando la possibilità di introdurre sistemi di separazione dei metalli dalle acque alternativi alla classica centrifuga. Questo perché adesso non si riesce ad avere una separazione molecolare completa, considerato che rimane sempre qualche parte fisica non identificabile con le tecniche attuali. E, per essere ancora più ecosostenibili, abbiamo perciò bisogno di modificare i processi e portare tutto su una singola linea produttiva per isolare, se così si può spiegare, il singolo granello di polvere e ridurre ulteriormente i fanghi che si ottengono a fine processo”.
Per venire incontro ai desiderata della clientela, che richiede a Performance Additives Italy requisiti di qualità diversi, l’impresa con base a Termoli è dotata di un gruppo di tecnici in grado di studiare e proporre soluzioni adeguate. “I nostri prodotti sono abbastanza standard, ma in caso di necessità specifiche il team tecnico e quello di laboratorio sono pronti a fare la loro parte. Inoltre, stiamo sviluppando anche molecole non nuove, perché di fatto fuori brevetto, però il processo produttivo collegato è proprietario, tanto che potrebbe essere addirittura brevettato”, chiarisce Longobardi.

UNO SCORCIO DELLO STABILIMENTO DI TERMOLI
Dinamiche industriali che hanno dovuto fare i conti con tutte i problemi generati dall’ondata Covid-19 e dalla successiva guerra in Ucraina, situazioni che la Pmi molisana ha provato a gestire in vari modi. “Essendo assolutamente energivori ci siamo trovati di fronte a serie difficoltà – conferma l’ad di Performance Additives Italy –. Con gas, energia elettrica e materie prime dai costi impensabili, la prima decisione presa è stata quella di razionalizzare la produzione ricorrendo a volte pure alla cassa integrazione. Per fare un esempio, di solito ad agosto ci fermavamo quindici, venti giorni per le manutenzioni annuali, mentre lo scorso anno le settimane di stop sono diventate cinque. Poi, per la gran parte, abbiamo dovuto forzatamente riversare l’aumento dei costi sul cliente: loro hanno sì capito le nostre necessità, ma comunque non hanno comprato”.
Problemi collegati a doppia mandata al periodo complicato che sta vivendo l’automotive, il settore di maggior riferimento per il giro d’affari di Performance Additives Italy. “Di sicuro, occupandoci di pneumatici, il fermo del mondo delle auto sta creando un certo affanno alla nostra azienda. Per fortuna, però, siamo attivi anche in altri campi come quello dei prodotti lattici, dal medicale ai guanti, e inoltre forniamo aziende generaliste. Chi produce gomma, insomma: dai giocattoli alle suole delle scarpe passando per tubi e guarnizioni, mentre nel campo aeronautico ci sono clienti che utilizzano nostri prodotti molto costosi, in grado di garantire la tenuta delle guarnizioni alle alte pressioni e con forti variazioni di temperatura”.
In ottica futura ma non troppo, l’azienda molisana sta ragionando sull’idea di inserire il grafene nel proprio portfolio commerciale. Passo ancora non concretizzato per motivi estremamente pratici. “In alcune composizioni per pneumatici siamo convinti che il grafene, un dispersore di calore, possa fare la differenza, ma abbiamo dovuto frenare per i costi altissimi che, almeno per ora, crediamo non siano assorbibili dal mercato. Sull’altro versante, invece, stiamo lavorando molto su un prodotto a bassissimo impatto ambientale da utilizzare nel settore delle acque reflue. Non è facile da produrre e infatti costerà quattro, cinque volte di più rispetto agli altri quando lo lanceremo sul mercato nell’anno in corso, sperando ne venga compreso appieno il valore”, conclude Vincenzo Longobardi.