
Azienda lucana tanto giovane quanto dinamica, PB si occupa dal 2021 di costruzioni sfruttando l’esperienza dei suoi due cofondatori e cognati, Lorenzo Pagliuca e Daniele Balsamo, esperti il primo della parte consulenziale-amministrativa, l’altro delle dinamiche lavorative nei cantieri. Due anni – nel corso dei quali il volume d’affari è raddoppiato toccando i 28 milioni di euro – spesi a mettere in pratica le idee che sono alla base dei progetti riguardanti strutture residenziali e non al passo con i tempi, cioè aderenti ai principi di quell’efficientamento energetico da sempre centrale nel modus operandi di PB. Della traiettoria imprenditoriale presa dall’azienda con base operativa a Melfi, in provincia di Potenza, parliamo con Lorenzo Pagliuca (nella foto in alto), che attualmente in PB ricopre la carica di procuratore speciale.
Qual è la mission, quali gli obiettivi di PB?
Ci siamo messi in gioco con il proposito di diventare un punto di riferimento all’interno del comparto edile, mantenendo come punto fermo l’obiettivo di rendere le case efficienti e autonome energeticamente. I nostri criteri costruttivi puntano in questa direzione sul territorio nazionale, dove ci occupiamo di ristrutturazioni e di nuove costruzioni seguendo le direttive legislative europee sulla casa green. Tipologia di progetti che abbiamo intenzione di portare in giro per il mondo, partendo dal primo passo fatto in Costa d’Avorio. Lì, in attesa di iniziare i lavori che speriamo possano partire tra circa un mese, abbiamo potuto constatare quanto sia forte la domanda presente sul mercato. Una voglia di migliorare le condizioni abitative che è stata intercettata da un programma presidenziale pensato per costruire 600mila alloggi nei prossimi tre anni. Inoltre, hanno necessità di poter contare su imprese serie che portino a compimento il tutto nei tempi e nel rispetto degli impegni assunti, cosa che sono certi noi italiani siamo in grado di fare.
In particolare, seguendo quali strategie avete affrontato i mesi successivi alla pandemia? Come ha reagito PB alla conseguente ripartenza dell’economia mondiale?
Essendo la sintesi di due preesistenti storie imprenditoriali, PB è nata durante l’emergenza Covid-19 già con gli strumenti per poter ambire al non volersi limitare esclusivamente all’intervento singolo, ma cercare invece di pianificare con gli stakeholder e il sistema del credito obiettivi comuni, costruendo un progetto di filiera assieme ad imprenditori specializzati nei singoli comparti.
Questo ci ha tra l’altro permesso di poter realizzare flussi di cassa capaci di rendere autoliquidati gli stessi interventi e di non essere assorbiti all’interno del vortice che ha messo in grave difficoltà le tante aziende di costruzioni impossibilitate a smobilizzare i crediti. E così durante la pandemia, nonostante i problemi derivanti dalla gestione dei cantieri, abbiamo comunque avuto la possibilità di ottemperare al cronoprogramma definito e senza avere contraccolpi economici.
In quali paesi si concentra la vostra attività sui mercati esteri?
La nostra prima esperienza fuori dai confini nazionali è in Costa d’Avorio, progetto su cui stiamo lavorando da nove mesi. E il fatto di sapere che il processo di firma della convenzione sia in fase avanzata ci fa ormai sentire prossimi allo startup. Saremo chiamati a costruire tre tipologie diverse di unità abitative nella capitale economica Abidjan: sociale, economica, ma anche case di lusso.
Come già detto vorremmo far partire i cantieri del primo dei due lotti entro un paio di mesi, però, non dovessero essere pronte per tempo le carte dell’accordo, saremmo costretti a rimandare il via ad ottobre 2023. Questo perché va considerata la criticità portata dalla stagione dei monsoni nella regione sub-sahariana: piogge estremamente consistenti che impediscono di mandare avanti i lavori nel periodo che va da giugno ad inizio ottobre.
Nel vostro percorso di crescita in Africa siete stati supportati da strutture pubbliche e/o da società di consulenza private?
Sicuramente siamo stati facilitati da stakeholder con cui avevamo collaborazioni già in Italia, mentre, per quanto riguarda gli aspetti fiscali, dall’advisor Bdo già presente ad Abidjan in assistenza ad Eni. Importante, per la parte organizzativa-strutturale, pure l’apporto dell’ambasciata della Costa d’Avorio nel nostro Paese, uno dei tanti canali aperti dai contatti costruiti negli anni dall’associazione confindustriale Assafrica & Mediterraneo, lodevole struttura capace di mettere un’azienda come PB nella condizione di partecipare ad incontri che non sono mai di semplice conoscenza ma invece di approfondimento e collaborazione immediata.
Com’è stato entrare in contatto e successivamente inserirsi nel contesto della Costa d’Avorio? Ha riscontrato difficoltà di qualche tipo?
Problemi non ce ne sono stati, anzi torno a sottolineare come i nostri interlocutori locali ci abbiano più volte fatto capire di essere contenti di ospitare imprenditori italiani. Debbo dire che dimostravano un reale interesse ad incontrarmi e ho anche potuto constatare come i flussi lavorativi siano gestiti in modo preciso ed ordinato, mentre pure sul piano urbanistico appaiono estremamente attenti.
Nei giorni di permanenza in Costa d’Avorio mi sono pure spinto verso le zone marine turistiche e ho avuto l’impressione che siano molto ben organizzati, ma comunque ancora con parecchi margini di miglioramento in termini di infrastrutture. Tra le altre cose hanno infatti bisogno di rendere più fluido il traffico, problema derivante dalle poche strade a disposizione.
Quali sono i vostri piani futuri? Avete già in mente di sbarcare su nuovi mercati internazionali?
Restiamo vigili sull’Africa e seguendo questo obiettivo vorremmo riuscire ad arrivare in Kenya, sull’altro lato del continente. Al momento riteniamo il mercato africano più interessante di quello europeo e quindi contiamo di continuare su questa logica di investimenti per portare fuori dei confini un know how non soltanto tecnologico, ma che soprattutto sia in grado di offrire la capacità di ottimizzare costi e velocizzare tempi, ciò che garantisce un valore aggiunto all’imprenditore con interesse a crescere. E visto che loro manifestano grandi aspettative nei nostri confronti vogliamo assolutamente proseguire in questa direzione.
Se c’è un aspetto che andrebbe migliorato è la mancanza di banche di rappresentanza sul territorio ivoriano, mentre per esempio Ice è ben posizionata in quella zona geografica e Sace ha mostrato di essere lieta di poter garantire il credito, soprattutto sugli interventi che faremo per la parte di edilizia sociale ed economica”.
Quale consiglio, infine, si sente di dare agli imprenditori che intendono affacciarsi in Costa d’Avorio?
“In primo luogo, non bisogna andare lì come si fosse turisti o avventurieri. Inoltre suggerisco di utilizzare solamente canali ufficiali, in particolare quelli consigliati da Assafrica & Mediterraneo o ambasciate come quella romana della Costa d’Avorio, che funziona benissimo. Un’ultima cosa: i modelli imprenditoriali italiani piacciono moltissimo, a patto che siano trasparenti e diano certezze ai committenti”.
(Prossima uscita: 31 marzo)
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