C’è assoluto bisogno del promesso cambio di marcia, di precise strategie per far ripartire l’Italia dell’automotive e, più generalmente, del turismo: non si può più attendere. Questo perché lo scenario che emerge dalla 19esima edizione del rapporto Aniasa, l’associazione confindustriale che rappresenta il settore dei servizi di mobilità (noleggio veicoli a lungo termine, rent-a-car, car sharing, fleet management, servizi di digital automotive e assistenza nell’automotive), fa ben capire quale sia lo stato del comparto nel post Covid-19.
Pandemia che soprattutto ha colpito duramente la mobilità a noleggio e in sharing, in conseguenza anche del ricorso al telelavoro. Una situazione resa ancor più pesante dalla sospensione dei flussi turistici in ingresso nel nostro Paese. Tutte cose che hanno di fatto contribuito a bloccare la spinta innovativa della new mobility pay-per-use, che, nel 2019, aveva visto crescere la propria flotta di auto e veicoli commerciali leggeri fino a raggiungere gli 1,2 milioni di unità, pari al 25% dell’immatricolato nazionale, per un fatturato complessivo superiore ai sette miliardi di euro.
Quadro d’insieme che fotografa pure il momento a dir poco complesso che sta vivendo il noleggio a breve termine (colpito in prossimità degli usuali picchi stagionali) e il car sharing: dopo due mesi di fermo quasi totale, a maggio hanno registrato una piccola ripresa anche se ottenendo numeri parecchio distanti da quelli precedenti al Covid-19, mentre il noleggio a lungo termine, stante la situazione, è stato costretto ad arrestare le nuove immatricolazioni e a prolungare i contratti in essere.
E così, in soli 90 giorni si sono perse 155mila nuove auto e veicoli commerciali per un valore di 3,1 miliardi di euro e quasi un miliardo di entrate in meno per l’Erario tra Iva e tasse varie.
“Sconcerta, a quasi quattro mesi dall’inizio della pandemia, la totale assenza di attenzione da parte del governo per due filiere strategiche per l’Italia: l’automotive (11% del Pil) e il turismo (16% del Pil) – sottolinea il presidente di Aniasa, Massimiliano Archiapatti –. Gli annunciati voucher vacanze, ridottisi a poche centinaia di euro per limitate fasce di popolazione, riguarderanno solo una piccola parte della filiera. Ci chiediamo anche che fine abbia fatto la campagna “Viaggio in Italia”, annunciata dal premier qualche settimana fa, con cui si sarebbe dovuto promuovere a livello internazionale il turismo nel nostro Paese. Sul fronte automotive è imbarazzante l’assenza di risorse messe in campo e di una chiara strategia, a differenza di quanto si sta verificando in altri paesi d’Europa”.
Presidente Archiapatti che prova anche a fare chiarezza sulle possibili conseguenze di un futuro privo di provvedimenti sostanziali nel campo dell’automotive. “Senza interventi concreti, la crisi economica fermerà gli acquisti di nuove auto, provocando il collasso del mercato e rallentando il rinnovo del nostro parco circolante nazionale (38 milioni di veicoli), il secondo più anziano d’Europa, con oltre il 30% del circolante ante Euro4 (oltre 14 anni di anzianità), spiega il numero uno di Aniasa, in attesa di risposte dall’esecutivo sulle proposte fatte nel recente passato.
“È ora di abbandonare un approccio ideologico alla mobilità. Per questo ribadiamo al governo la nostra idea, in grado di produrre immediati benefici sulla domanda di mobilità, sull’ambiente e, non ultimo, sul fronte delle entrate per l’Erario: estensione dell’ecobonus, oggi previsto solo per limitate fasce di veicoli, alle vetture usate con standard di emissioni Euro 6 a seguito di rottamazione di veicoli Euro 0, 1, 2, 3 e 4”, resta assolutamente convinto Archiapatti.
Ecobonus che potrebbe essere studiato per influire marginalmente sui conti dello Stato. “Per venire incontro alle esigenze di cassa del governo, l’ecobonus potrebbe essere erogato tramite credito d’imposta o mediante esenzione dal pagamento delle tasse automobilistiche (Ipt e tassa automobilistica regionale) e avrebbe il pregio di raggiungere classi sociali con minore capacità di spesa, quelle spesso in possesso di veicoli più inquinanti e che senza supporto non cambierebbero la propria auto”.