Calia Italia è stata fondata nel 1965 da Liborio Vincenzo Calia, mastro falegname di bottega che inizia a creare e produrre divani con l’idea di fare mobili su cui “riposarsi, conversare, sognare”.
La sua capacità imprenditoriale trasforma l’azienda da bottega artigiana in industria. Di fondo, come ci racconta l’architetto Saverio Calia, oggi titolare dell’azienda insieme a suo fratello Giuseppe, c’è sempre stato il coraggio di sperimentare nuovi prodotti e mercati. L’attenzione nei confronti della propria comunità, poi, ha portato Calia Italia a promuovere donazioni a favore dell’Airc; a fornire divani e poltrone alla struttura “Casa dei Giovani” di Matera, che accoglie ragazzi afflitti da tossicodipendenza e a intraprendere, nel 2000, il progetto “Ricami di pietra”, in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale di Matera e l’artista Daniele Sullevic per il reinserimento sociale dei malati di mente.
Sulla base di alcuni disegni dei Sassi di Matera, realizzati dai bambini delle scuole locali, le persone afflitte da problemi psichici hanno creato arazzi e cuscini con gli scarti di pelle e tessuto.
Risultato? Opere d’arte di alto artigianato. Un esperimento che è valso a Calia il prestigioso Premio Guggenheim Impresa e Cultura vinto nello stesso 2000.
Con i vostri prodotti entrate da oltre cinquant’anni nelle case italiane e straniere come protagonisti dei momenti di relax e convivialità. In che modo riuscite a coniugare stile e comfort senza rinunciare all’essenza del made in Italy?
Oggi esportiamo in tutto il mondo, ma abbiamo mantenuto il nostro carattere artigianale. I processi sono di tipo industriale, ma i divani e le poltrone sono realizzati sempre prevalentemente a mano. Il nostro fondatore amava ripetere che “le macchine ci aiutano, ma il nostro lavoro si fa con le mani e la mente”. Per questo il trasferimento del knowhow acquisito nel corso della nostra cinquantennale esperienza rappresenta il fiore all’occhiello dell’azienda. La conoscenza a servizio di tutti i partecipanti al processo produttivo ci rende vincenti. La capacità d’ascolto ci avvicina ai nostri clienti e migliora il clima aziendale. I nostri divani conservano l’unicità del fatto a mano e le caratteristiche del luogo cui appartengono. Dal profondo Sud verso il mondo, superando tutte le difficoltà tipiche di un Meridione che non si arrende mai.
Come siete passati dalla dimensione artigianale a quella industriale?
Il passaggio alla dimensione industriale è avvenuto lentamente negli anni. Da Matera, città dei Sassi, abbiamo dapprima esplorato i mercati a noi vicini e poi quelli più lontani imparando a competere e dopo a esportare. Il primo mercato estero dove siamo andati è stata la Francia. Poi sono arrivati altri paesi d’Europa, gli Stati Uniti e il resto del mondo. Per evadere le notevoli commesse abbiamo riorganizzato la produzione e innovato i processi produttivi, trasformando l’azienda da artigianale a industriale. Tutto è avvenuto in maniera non semplice: ha richiesto investimenti in formazione continua per le nostre risorse umane, una riorganizzazione aziendale, nonché investimenti in nuove tecnologie e stravolgimenti del sistema informatico aziendale.
Che ruolo ha per voi il rapporto con il territorio, quanto conta il legame con Matera?
Abbiamo un rapporto osmotico: dal territorio prendiamo, al territorio restituiamo. L’azienda è Matera. Con i Sassi abbiamo in comune la resilienza. I Sassi materani, soprattutto il nucleo primigenio, cioè la città antica, nel corso del tempo ha mantenuto intatta una grande capacità di reagire alle avversità. Ora, da vergogna nazionale, sono diventati Capitale europea della Cultura. Questa stessa capacità reattiva è la nostra caratteristica fondante. In cinquant’anni di attività si sono susseguite tantissime difficoltà, ultima la crisi economica che ha travolto il distretto del mobile imbottito della Murgia materana. Ma abbiamo saputo reagire puntando sull’innovazione, sulla qualità del processo e del prodotto e mantenendo fede alla nostra mission: far stare bene la gente.
Cosa significa sentirsi responsabili nei confronti della comunità in cui si opera?
L’impresa ha un valore sociale molto forte per la semplice capacità che ha di sviluppare occupazione e modificare processi economici. Se a questo si aggiunge l’attenzione per la risorsa umana e, quindi, si prova a mettere al centro del processo produttivo la persona, il valore sociale dell’impresa si rafforza ulteriormente. Incidere sullo sviluppo economico e culturale del territorio credo sia un dovere. In questa logica, sosteniamo l’atleta para-olimpico Antonio Trevisani: far affiorare sul suo volto un sorriso ha un grande valore. Come ha valore parlare in azienda di prevenzione nella lotta ai tumori perché significa responsabilizzare le risorse e invogliarle a prendersi cura di sé. Puntare sulla valorizzazione continua delle risorse umane e sulla qualità del prodotto e dei processi migliora la reputazione dell’azienda e le conferisce notevole valore aggiunto.
L’arte, la cultura, il design sono elementi imprescindibili nel concept dei vostri mobili. Come si mantiene inalterato il rapporto tra qualità e produzione su larga scala?
Come le dicevo prima, il nostro è un prodotto che si fa con la mente e le mani: è verissimo. In qualunque scala vengano prodotti, i nostri divani sono sempre fatti a mano. Sempre diversi e mai perfetti, perché la perfezione non appartiene alla sfera umana.