La Russia è un mercato con enormi potenzialità e al contempo un partner economico imprescindibile per l’Italia, abbiamo tradizionali e consolidati legami. In che modo si sono ovviati i vincoli imposti e sviluppati i rapporti tra i due Paesi con le sanzioni europee?
L’Italia è partner della Russia da oltre 50 anni; mezzo secolo fa è stata il primo paese europeo a concludere accordi in campo energetico (contratti di acquisto petrolio e gas per il mercato italiano). Negli anni ’60 la Fiat è stato il primo esempio italiano di localizzazione della produzione e trasferimento delle tecnologie (fabbrica in Russia della Fiat).
Nel 2013, anno pre-sanzioni, le esportazioni italiane ammontano a circa 11 miliardi di euro e l’interscambio a circa 40 miliardi di euro, ponendo il paese ai primissimi posti della bilancia commerciale della Russia con il mondo.
Tuttavia nel 2014 arrivano le sanzioni e le contro-sanzioni da parte russa (queste ultime hanno vietato l’esportazione di prodotti alimentari), e con esse l’indebolimento del rublo e il calo della domanda interna russa. Assumendo il livello di export del 2013, in 5 anni il valore cumulato perso in esportazioni verso la Russia supera i 13 miliardi di euro (7 mln euro al giorno).
A fine 2018 l’interscambio è di 21 miliardi di euro, il 48% in meno rispetto al 2013, e le esportazioni italiane si riducono del 37%, ammontando a 8 miliardi di euro. La stabilizzazione di tali valori di export italiano verso la Russia in questi ultimi anni è la conferma della perdita da parte nostra di quote di mercato, che difficilmente verranno recuperate nel prossimo futuro, per il grande attivismo dei nostri concorrenti sia europei che cinesi.
Come si configura quindi in sintesi l’Italia nei rapporti commerciali con il paese?
Oggi l’Italia è un importante partner commerciale, quinto a livello mondiale, anche se l’aumento del valore dell’interscambio negli ultimi 3 anni si basa principalmente sulla crescita del prezzo dell’oil&gas (che rappresenta il 52% dell’interscambio) e non su un reale incremento dei volumi commerciali.
L’Italia inoltre è un modesto investitore, al contrario ad esempio di francesi e tedeschi che occupano i primi posti della Top Ten degli investitori stranieri negli ultimi tre anni. Nessuna azienda italiana figura nei primi 50 posti.
L’Italia inoltre crea poche joint venture in Russia ma anche poche società di diritto russo. In Russia operano circa 450 imprese italiane, delle quali poco più di 80 sono joint venture con una produzione locale russa. Numeri non paragonabili, ad esempio, a quelli tedeschi, che hanno 5000 compagnie in Russia, di cui 3000 localizzate qui.
In quale modo Confindustria Russia esercita efficacemente la rappresentanza e quali sono i servizi erogati agli imprenditori sul territorio?
Confindustria Russia come unico rappresentante del Sistema confindustriale in Russia, fa da collettore e coordinatore per le varie associazioni territoriali e di categoria in Italia, mettendo queste ed i loro associati direttamente in contatto con realtà imprenditoriali ed istituzionali Russe. Inoltre, grazie ai numerosi (oltre 60) accordi firmati con varie Regioni Russe, Ministeri, e soprattutto associazioni di imprese Russe, riesce a coprire tutto il territorio della Federazione, anche là dove non potrebbe giungere con la sua struttura. In questo senso lo strumento più rilevante che offriamo alle aziende italiane sono le missioni imprenditoriali che li portano ad un contatto diretto con queste realtà e a incontri b2b con imprese russe.
Come si è evoluto il modello del “Made in Italy” alla luce della nuova politica industriale russa?
La strada più percorribile è senz’altro quella di trasformare il Made in Italy nel Made WITH Italy; cioè localizzare la produzione in Russia per via di joint venture o autonome branch, e trovare un partner locale per realizzare qui i propri prodotti: know-how e tecnologia italiani, manodopera e conoscenza del mercato russe.
In quale direzione si potrà sviluppare ed evolvere Confindustria Russia nei prossimi dieci anni?
Il nostro obiettivo è quello di essere l’unico riferimento per ogni azienda italiana che opera o che decida di operare in Russia; per far questo dovremo incrementare il numero dei nostri associati, coinvolgendo anche aziende russe, come già facciamo, ed ampliare la qualità e la quantità dei nostri servizi.
In che modo le sanzioni europee ed americane stanno influenzando il business delle nostre aziende?
Le sanzioni ci sono, e rappresentano un ostacolo; ma oltre il 95% delle attività che risultano nel PIL russo non sono coperte da sanzioni; quindi è necessario affidarsi ad esperti consulenti che guidino le aziende attraverso questa “rete” per non incappare nelle sue maglie.