Sono colorati, hanno le forme più disparate – cono, piramide, tetraedro – sono fatti con resine speciali e sono indispensabili per trattare qualsiasi prodotto che abbia bisogno di essere levigato e lucidato. I Chips, termine tecnico per indicare gli utensili abrasivi adoperati nei trattamenti di vibrofinitura. , una piccola azienda di Domodossola che già dal nome rivela il proprio core business.
“I chips vengono posti all’interno di grandi vasche insieme ai pezzi da lavorare. Una volta in movimento – spiega – producono lo stesso effetto che in natura fa un fiume con i sassi: li leviga. Noi lo facciamo a livello industriale, stabilendo i tempi e i chips più adatti in base all’oggetto da lavorare”.
Quali prodotti hanno bisogno del vostro trattamento?
Sono tanti e di ogni tipo. Parliamo di rubinetteria, posateria, componenti per l’automotive e per la meccanica in genere fino all’oreficeria. In pratica qualsiasi pezzo in metallo dopo lo stampaggio ha bisogno di essere levigato e lucidato prima di essere immesso sul mercato. Ma non solo, oltre a questi lavoriamo anche articoli in plastica e legno. In realtà, non esiste settore che non possiamo servire. Ad esempio i nostri chips vengono usati dalle aziende tessili per l’invecchiamento dei jeans. Inoltre la nostra gamma di prodotti spazia dai chips alle mole diamantate, ai perni, alle mole elastiche, alle microrodor coprendo quindi qualsiasi esigenza di finitura.
Cosa vi distingue rispetto ai concorrenti?
In Italia siamo cinque produttori a operare a un certo livello. A differenza degli altri, noi non vendiamo su catalogo ma affianchiamo sin dall’inizio il cliente nella scelta dell’abrasivo più adatto alle sue esigenze. Con il nostro centro di ricerca studiamo la forma e la composizione chimica, facciamo test di laboratorio, fino ad offrire un prodotto personalizzato.
Che peso ha l’export?
Il 50% della nostra produzione è destinato al mercato estero. In Europa i due sbocchi principali sono la Spagna e la Germania. In quantità minori esportiamo anche in Francia e da poco ci stiamo affacciando nel Nordeuropa. Più lontano ancora raggiungiamo gli Stati Uniti, la Cina e alcuni paesi africani.
Negli ultimi anni il mercato interno ha subìto un forte rallentamento e il fatto di esserci già posizionati sui mercati internazionali ci ha consentito di non ricorrere nemmeno ad un’ora di cassa integrazione, né tantomeno al taglio di personale.
Fate innovazione sul prodotto?
Abbiamo sempre investito in innovazione. Ci siamo così dotati di un centro di ricerca interno con un laboratorio chimico e un padiglione per effettuare i test con i clienti. Vi lavorano otto dipendenti su un totale di 49 persone; sono laureati in chimica oppure periti meccanici, elettrici ed elettrotecnici. Il loro contributo è fondamentale perché anche i nostri macchinari vengono costantemente adattati in base alle esigenze produttive.
Il nostro fiore all’occhiello è il progetto Ecos, una nuova tecnologia di vibrofinitura che consente di ottenere gli stessi risultati del procedimento tradizionale senza però ricorrere all’acqua. Il nuovo sistema ha accorciato i tempi di lavorazione eliminando la fase di asciugatura, ma il beneficio più importante è quello ambientale perché non ci sono più fanghi di smaltimento e il residuo delle lavorazioni sono polveri leggere.
Come è nata l’idea?
L’acqua è un bene prezioso e ci siamo resi conto che in futuro si sarebbe reso sempre più necessario eliminarla dai processi industriali. Da qui il progetto Ecos, che ci ha aperto la strada in paesi come l’Egitto e la Tunisia, dove era già vietato l’uso dell’acqua a scopo industriale. Ci siamo proposti con i nostri chips offrendo anche supporto per modificare gli impianti esistenti.
Nelle Pmi, prima o poi, occorre affrontare il passaggio generazionale. Come si comporta la International Chips?
Possiamo dire che il futuro è già avviato. L’azienda è stata fondata nel 1975 dal mio socio Carlo Besati, io sono subentrato nel ’78. Da subito ci siamo divisi i compiti: io alla produzione e lui a Milano a curare tutto il ramo vendite e marketing.
I nostri figli ci hanno seguito e lavorano con noi da tempo. Mia figlia Alessia si occupa degli acquisti e del personale; gli altri due, Davide e Francesco, sono rispettivamente designer industriale e architetto e lavorano alla parte tecnica. I figli del mio socio, invece, lavorano a Milano: Paolo coordina la rete dei nostri agenti, sia nazionale che internazionale, Claudia cura la parte amministrativa e gestionale.
Molte delle ultime innovazioni in azienda le dobbiamo a loro, sono frutto di una mentalità più moderna.
Una tema molto attuale, infine, è quello del welfare aziendale. Qual è il vostro impegno?
Oggi siamo certificati con il Bollino etico sociale, che attesta la presenza di una serie di standard in termini di responsabilità sociale d’impresa, ma posso dire che alla International Chips non abbiamo aspettato che diventasse un tema di attualità.
Oltre ai premi di produzione e a benefit commisurati sulla base dell’impegno, garantiamo ai dipendenti flessibilità negli orari per conciliare impegni familiari e lavoro, organizziamo momenti di formazione, occasioni ludico-ricreative, offriamo supporto medico e in più i nostri dipendenti hanno a disposizione un pacchetto di 30 ore all’anno per consulenza psicologica.
Sul territorio siamo molto attivi: offriamo stage in azienda e organizziamo incontri con le scuole; collaboriamo con associazioni no profit che si occupano dell’inserimento lavorativo di persone disabili e cinque anni fa abbiamo creato un fondo aziendale, “Me for you”, per aiutare persone in difficoltà a causa della crisi: i dipendenti che lo desiderano donano un’ora del proprio lavoro e l’azienda contribuisce raddoppiando l’ammontare. Facciamo cose molto concrete, come aiutare a pagare le bollette e dare borse di studio.