Generali Italia da anni è in prima linea nella promozione e diffusione del welfare aziendale attraverso il Welfare Index Pmi, il primo indice che valuta il livello di benessere aziendale nelle piccole e medie imprese italiane. Carlo Robiglio, presidente della Piccola Industria, ci ha spiegato il ruolo del welfare nelle Pmi e ci ha raccontato perché Confindustria partecipa a questa iniziativa sin dalla sua prima edizione.
Che significa fare welfare aziendale e cosa è cambiato rispetto al passato?
Gli imprenditori italiani sono da sempre molto sensibili a questo tema perché, nella maggior parte dei casi, sono i primi lavoratori delle proprie aziende, il loro rapporto con i collaboratori è molto stretto e ne conoscono bene le esigenze specifiche. In passato, però, tutto era lasciato alla semplice relazione personale. Fare welfare, invece, vuol dire strutturare questi rapporti, migliorando le relazioni industriali e tracciando un vero percorso sul quale muoversi e dialogare.
Quali sono le esigenze più urgenti per le Pmi e come si inserisce in questa cornice il welfare?
Il bisogno principale per le nostre imprese è quello di compiere un grande cambiamento culturale. Una crescita sostenibile e non episodica delle imprese passa anche dalla consapevolezza del loro profondo ruolo sociale, come attori fondamentali per lo sviluppo del territorio e delle comunità in cui sono inserite.
Serve un cambio di mentalità, una disponibilità ad aprirsi al confronto, all’innovazione e all’internazionalizzazione. In questo contesto il welfare aziendale svolge un ruolo importante perché allo stesso tempo migliora la produttività e facilita le relazioni fra datori di lavoro, collaboratori e dipendenti.
Il welfare aziendale, quindi, contribuisce a modernizzare le aziende?
Assolutamente sì. Mai come oggi, grazie anche a temi come il welfare, si torna a mettere la persona e i suoi bisogni al centro, in un’ottica di responsabilità sociale, che è uno dei grandi pilastri di sviluppo che Piccola Industria vuole dare alla cultura d’impresa. Mi riferisco in particolare al concetto di sostenibilità ed economia circolare che vede l’imprenditore restituire al territorio quanto ha ricevuto. Questo è fondamentale per consolidare il legame tra le imprese e le loro radici, legame che costituisce la forza e la peculiarità delle aziende italiane.
In che modo il welfare è un elemento competitivo e di crescita per una Pmi?
Migliora la produttività, il clima aziendale e la coesione, senza dimenticare che ha una ricaduta fiscale positiva per l’azienda stessa. Anche grazie ai benefici fiscali, il tema del welfare sta diventando argomento diffuso e conosciuto tra tutte le piccole e medie imprese.
Quali sono i maggiori ostacoli per lo sviluppo del welfare nelle piccole e medie imprese?
Si tratta innanzitutto di difficoltà di ordine pratico. Le micro e piccole imprese non sempre hanno risorse da dedicare alla gestione amministrativa dei piani di welfare per gli adempimenti fiscali e contributivi. Inoltre, molti dei nostri associati non raggiungono la dimensione minima per accedere a tariffe agevolate per l’acquisto di questi servizi.
In che modo Confindustria sostiene la diffusione del welfare?
Prima di tutto andando sul territorio a raccontare agli imprenditori le best practice, le storie di chi ha già attivato iniziative di welfare, ottenendo benefici e vantaggi.
Poi lavoriamo gomito a gomito con le nostre associazioni per organizzare sportelli e servizi di consulenza “taylor made” a 360° dedicati alle imprese che vogliono attivare programmi di welfare.
Infine, incentiviamo e promuoviamo la realizzazione di reti d’impresa per il welfare aziendale con il supporto di RetImpresa, l’agenzia confederale per le reti. Questo tipo di aggregazioni permette di rafforzare il potere contrattuale delle aziende rispetto agli operatori specializzati nella gestione di servizi di welfare, riducendo allo stesso tempo i costi di implementazione e gestione dei piani.
Perché Confindustria partecipa sin dalla prima edizione al Welfare Index PMI di Generali Italia?
Il Welfare Index, con il suo combinato di informazioni tecniche e best pactice, permette un avvicinamento consapevole delle piccole e medie imprese al welfare aziendale e può contribuire e sostenere il cambio culturale necessario alle Pmi per affrontare le nuove sfide come la crescita e l’internazionalizzazione.