
Alla Laurieri di Matera le competenze industriali continuano ad andare a braccetto con la voglia di mantenere il più artigianale possibile la produzione. Scelte che, nel corso della ampia traiettoria aziendale della Pmi lucana, hanno sempre premiato il lavoro giornaliero di un’impresa – 10 milioni di euro di fatturato nel 2020 generati dall’impegno di 55 dipendenti – diventata ormai marchio riconosciuto a livello internazionale nel settore dei prodotti da forno. Tra cui spiccano gli Scrocchi, brand registrato in parecchie zone del mondo, crackers a vari gusti che hanno conquistato un buon numero di palati anche, e soprattutto, oltre confine.
“Tutto nasce da un panificio aperto nel 1972 da mio padre nel centro storico di Matera, primo passo verso la successiva industrializzazione della Laurieri concretizzatasi compiutamente nel 2002, quando ci siamo spostati in un’area più grande ed attrezzata – spiega il titolare Gianni Laurieri (in foto) –. Oltre agli Scrocchi, nelle nostre quattro linee di produzione, realizziamo, tra le altre cose, grissini, bruschette, cantucci, amaretti e biscotti dolci con la frutta secca”.
Una differenziazione, sempre mirata a mantenere un alto livello qualitativo, che ha permesso alla Laurieri di affermarsi non solo in Italia. “I nostri prodotti hanno progressivamente conquistato i mercati di vari paesi, facendo sì che la parte internazionale del fatturato aziendale raggiungesse negli ultimi anni il 95% – sottolinea Laurieri –. All’estero abbiamo puntato ovviamente sull’Horeca, scolastico e militare, ma anche sui servizi speciali come il catering ferroviario e altri. E questa si è rivelata una scelta azzeccata, soprattutto nel periodo più pesante generato dagli effetti del Covid-19. La capacità produttiva dell’impresa non ha infatti subìto rallentamenti, anzi. Se prima della pandemia registravamo crescite biennali intorno al 20%, adesso i dati ci stanno facendo capire che a fine 2021 il progresso commerciale raggiungerà con tutta probabilità il 35%”.
Oltre a scegliere materie prime tanto ricercate quanto naturali, il lavoro all’interno della Laurieri ha meritato diverse certificazioni, non solo per quanto concerne la qualità. Tra queste un paio saltano agli occhi perché estremamente specifiche. “Sì, la nostra azienda ha ottenuto pure certificazioni di stretto stampo religioso: quella Kosher per gli ebrei e la Halal per il mondo musulmano. Siamo molto attenti nel mantenere standard elevati che possano soddisfare le richieste della clientela estera”.
I biscotti di Laurieri vanno poi forte anche in quota, considerato il numero di compagnie aeree che offrono ai propri passeggeri Scrocchi e altri prodotti fatti a Matera. “In Europa ci hanno dato fiducia Alitalia, Air France, Swissair, Lufthansa, mentre negli Stati Uniti abbiamo come cliente American Airlines e altri in giro per il mondo. A loro forniamo monoporzioni di biscotti dolci e salati in pacchetti che vanno dai 20 ai 35 grammi. Prima del Covid-19 arrivavamo addirittura a produrre un milione di confezioni al giorno dimostrando una notevole flessibilità e reattività rispetto all’aumento della richiesta, impegno dei dipendenti che ci ha inoltre permesso di raggiungere il picco di 100 milioni di confezioni in un anno”.

UNA FASE DELLA PRODUZIONE DEI BISCOTTI
Sulle quattro linee produttive dello stabilimento materano si arrivano a preparare per la spedizione fino a 50mila chilogrammi al giorno di biscotti di ogni tipo, tutti pronti a raggiungere i paesi in cui il marchio Laurieri è riuscito a conquistare una fetta di mercato. “In particolare, vendiamo parecchio negli Stati Uniti e nel Nord Europa, zona in cui non è stato certo facile sbarcare e avere successo con i nostri prodotti da forno – chiarisce il titolare dell’azienda lucana –. In più siamo ben radicati anche in Australia, Canada, Nuova Zelanda, Sud America, in questo momento soprattutto in Messico e Brasile. Risultati ottenuti grazie all’esperienza maturata, ai massimo dieci ingredienti che usiamo, oltre al fatto che i biscotti da noi prodotti, tra l’altro tutti adatti a soddisfare gli standard vegani, non hanno conservanti, coloranti o additivi aggiunti”.
“Per il futuro – conclude Laurieri – ci sono già idee per una ulteriore diversificazione dell’offerta, come il senza glutine, prodotti salutistici e non solo, anche se i fattori di distorsione portati dalla pandemia ci stanno inducendo ad aspettare tempi migliori per la loro piena concretizzazione”.