A dover necessariamente fare i conti con i rincari delle materie prime e le dinamiche commerciali ad essi collegate è anche il Gruppo Poron – 37 milioni di euro di fatturato nel 2020 a fronte di 150 dipendenti –, società attiva dal 1962 e che da quel momento ha sempre prodotto polistirene espanso (più comunemente detto polistirolo) per isolamento termico nel settore edile e imballaggio, diventando uno dei principali leader del mercato. Dall’iniziale sede di Aprilia, in provincia di Latina, il Gruppo Poron si è successivamente spostato a Nettuno (Rm) e nel tempo ha ampliato il proprio giro d’affari acquisendo stabilimenti ad Alessandria, Anagni, Bari, Campobasso, Fabriano e Formia.
Da questo punto di vista privilegiato, i vertici aziendali stanno continuando a monitorare una situazione per molti versi senza precedenti. “A memoria non si ricorda nulla di simile – sottolinea Alessandro Augello, parte del board direttivo del Gruppo Poron –. Tutto converge verso la medesima direzione, questo perché il trend in questione riguarda ogni prodotto e non solo quelli legati magari al petrolio come accaduto nel passato. I reali motivi dell’impennata dei prezzi delle commodity non si comprendono perciò fino in fondo. Perché se è vero che c’è stato un rimbalzo delle economie, è come se alla ripartenza dopo il momento più duro generato dagli effetti del Covid-19 tutti si siano fatti trovare impreparati”.
Tra gli aspetti più complicati da gestire per le imprese c’è certamente quello dei costi, divenuti esorbitanti, dei trasporti soprattutto dal Far East. “Per fare arrivare qualsiasi materiale dall’Asia ormai bisogna mettere in preventivo esborsi abnormi – spiega Augello –. Stiamo parlando di aumenti del mille per cento: per ciò che non più di qualche mese costava fa 2mila dollari, ora ne chiedono 20mila. Anche da questo si capisce quanto riuscire a trovare motivazioni oggettive diventi veramente complicato, considerato, tra l’altro, che i rincari incontrollati dei prezzi delle materie prime sono iniziati non anni fa, ma solo all’inizio del 2021”.
Nello specifico, poi, il Gruppo Poron ha dovuto fare fronte a problematiche di non poco conto a partire dal marzo scorso. “I materiali di cui ci serviamo per le nostre produzioni da quel momento hanno quasi raddoppiato il loro prezzo e i fornitori avevano oltretutto difficoltà a reperirli, anche per motivi speculativi a monte. Nel momento per noi importante che derivava dalla grande richiesta del Superbonus del 110 per cento, perciò, ci siamo trovati a dover forzatamente rinunciare ad un buon 30 per cento di fatturato nel settore degli isolanti termici per l’edilizia”.
Questioni, crede Augello, destinate a restare purtroppo vive pure nel futuro prossimo. “Penso che nel nostro settore questa situazione ce la porteremo dietro anche nel 2022. Le materie prime, per quantità, non soddisfano la domanda e ciò continuerà a generare un effetto non certo rassicurante. In particolare, avendo pochi materiali con cui produrre, i punti interrogativi per noi saranno sempre di più”. In tutte queste dinamiche, secondo Augello, non ha però avuto un ruolo primario, come in altre occasioni il petrolio. “Non è lui che sta trascinando in alto i prezzi, piuttosto credo c’entri molto il rapporto tra domanda e offerta, la contrazione della disponibilità delle commodity. Per esempio, i ricambi dei nostri impianti, dai motori all’elettronica, adesso hanno tempi di consegna non inferiori alle 20 settimane”.
Inoltre, si sta sempre più assistendo al crescere di un’ulteriore problematica in giro per l’Europa. “È una cosa che a noi ha toccato relativamente, ma so per certo che sia in Italia che a livello comunitario sta diventando molto complesso trovare mezzi per movimentare le merci, in particolare su gomma. Un’altra situazione per cui non riesco a trovare una chiave di lettura oggettiva”, conclude Alessandro Augello.