Nel 2019 si celebrano i 140 anni delle relazioni diplomatiche tra l’Italia e la Serbia. Come si sta evolvendo il rapporto tra i due Paesi anche alla luce del futuro ingresso della Serbia nell’Unione europea?
I 140 anni di relazioni diplomatiche tra Roma e Belgrado sono solo una conferma del fatto che l’Italia in Serbia ci è sempre stata. Nel marzo scorso, in occasione della sua visita ufficiale alla Serbia, il premier Conte ha ribadito questo sostegno al presidente serbo Vucic promuovendo l’Italia ad ambasciatore delle istanze serbe in Europa: credo che questo sia importante non solo per i cittadini della Serbia ma anche per noi imprenditori che operiamo in questa regione. In un momento di cambiamento per l’Unione e di nuove sfide a livello globale, credo che la stabilità e la solidità dei rapporti sia di fondamentale importanza.
Ad oggi l’Italia è il secondo partner commerciale della Serbia con un interscambio che si attesta a circa 4 miliardi di euro. Quali sono i principali settori di attività?
Il 2018 è stato un anno record: gli scambi commerciali tra Italia e Serbia hanno superato, per la prima volta, la soglia dei 4 miliardi di euro assestandosi ai 4,03 miliardi di euro. L’Italia si è confermata il primo paese di destinazione per le merci serbe ed il secondo partner commerciale di Belgrado. Si tratta di risultati raggiunti grazie al contributo di alcuni settori traino: autovetture, prodotti tessili e macchinari. La presenza di Fiat e dei suoi fornitori rende la Serbia un magnete per tutta la catena produttiva a servizio dell’automotive. Il settore tessile vede le nostre aziende in una fase di grande reinvestimento. Infine, l’esportazione di macchinari made in Italy è un veicolo per contribuire ulteriormente alla reindustrializzazione della Serbia e dei Balcani.
Sono trascorsi sette anni dalla nascita di Confindustria Serbia. Quali sono le attività di rappresentanza di maggior rilievo e i servizi più apprezzati a supporto delle imprese associate?
L’idea di un associazionismo privato e volontario non è presente né in Serbia né nei Balcani in senso più ampio. Per poter essere utili alle nostre aziende abbiamo quindi dovuto prima farci conoscere e comprendere dalle autorità locali ed internazionali. Oggi, siamo riconosciuti non solo per il nostro contributo ai rapporti economici tra Italia e Serbia ma anche come un indirizzo di fiducia per gli imprenditori locali. Abbiamo anche per questo voluto dare a Confindustria in Serbia un taglio molto operativo: facciamo ricerche per le aziende italiane interessate al mercato locale, evidenziando loro opportunità commerciali e d’investimento, ma individuiamo per loro anche potenziali fornitori, partner produttivi e commerciali.
Confindustria Serbia è diventata un attore di primo livello nella definizione di politiche di sviluppo economico e sociale del paese e di tutta la regione. Come si evolverà la vostra rappresentanza nei prossimi anni?
La nostra associazione esiste per creare opportunità e supportare le nostre aziende: questo è e sarà il nostro obiettivo anche per i prossimi anni. Sulla scia di quanto fatto nell’ultimo biennio cercheremo di rafforzare i nostri gruppi di lavoro e di crearne altri. Nel 2018 abbiamo costituito un gruppo di lavoro dedicato alle risorse umane: si tratta di un foro nel quale le aziende possono confrontarsi, scambiandosi consigli pratici ed esperienze. Quest’anno abbiamo costituito invece il gruppo di lavoro dedicato all’industria tessile e calzaturiera e quello per le aziende operanti nel settore edile. Sono convinto che questi gruppi servano in primis a far emergere quelle che sono le criticità per le diverse industrie permettendo a Confindustria di muoversi di conseguenza nei confronti delle istituzioni. Proprio per questo, la settorializzazione è il futuro della nostra associazione. Una caratteristica molto forte dell’economia italiana è inoltre la capacità a fare filiera, fare squadra: vorremmo davvero sostenere questo modello anche in Serbia. In questo senso e sempre più convinti del fatto che la rete sia la nostra forza più grande, continueremo a collaborare con le altre rappresentanze internazionali della regione e che costituiscono oggi Confindustria Est Europa. Si tratta infatti di un unicum dell’associazionismo internazionale che riesce a moltiplicare le opportunità per le aziende da un lato e a offrire un contesto di paragone tra i diversi paesi.