
Il tempo che ci troviamo a vivere è sicuramente diverso da quello che pensavamo sarebbe stato: rischi sanitari da virus sconosciuti, distanziamento sociale, limitazioni delle libertà personali nella circolazione. Nonostante ciò lo abbiamo dovuto e lo dobbiamo vivere, dovendo affrontare le sfide che conseguono ad esso con tutte le energie che riusciamo ad esprimere e a profondere. E ancor di più, in qualità di imprenditori, i momenti che si fanno più densi di responsabilità sono tutti davanti a noi e richiedono elaborazione, impegno e programmazione.

MARIA CRISTINA BERTELLINI
Come imprenditrice, sento vicine anche le sfide di questo tempo di tutte le donne imprenditrici o comunque impegnate nel mondo del lavoro. Donne chiamate a seguire le attività professionali svolte con la consueta dedizione, se non accresciuta, e a dover supportare i propri figli in questa fase emergenziale di innovata didattica.
Il tema della crescita dell’occupazione femminile e dello sviluppo della leadership femminile dovrà costituire senz’altro una componente essenziale delle politiche che seguiranno la fase emergenziale legata al Covid-19. È necessario, dunque, investire in politiche che mirino ad accrescere l’autonomia economica delle donne.
Per fare tutto questo vanno individuati gli elementi, in alcuni casi strutturali, di debolezza e operare su di essi affinché questi non costituiscano più un ostacolo alla partecipazione delle donne alla vita economica e sociale e al loro sviluppo in leadership.
Il primo elemento su cui incidere è sicuramente il tasso di partecipazione delle donne nel mondo del lavoro, che per la popolazione femminile tra i 15 e i 64 anni – nonostante i miglioramenti degli ultimi anni – si attesta di poco oltre il 50%, contro un tasso del 68, 7% per gli uomini. Siamo molto lontani dalla media europea (nell’Ue, senza il Regno Unito, il tasso di occupazione femminile è pari al 62,4% nel 2018) anche se esso – questo va ricordato – è influenzato in Italia da forti differenze territoriali.
Tra le donne al Nord (15-64 anni), il tasso di occupazione è del 60%, contro il 75,7% degli uomini; al Sud è del 33,2% contro il 57,9%. Ciò suggerisce che, pur in presenza di un miglioramento, una parte della bassa occupazione femminile è legata al divario di sviluppo del Mezzogiorno.
Anche le mozioni sulla parità di genere e il sostegno alle donne lavoratrici, approvate lo scorso 13 maggio in Senato, puntano l’attenzione sulla scarsa partecipazione femminile al mercato del lavoro in Italia e sul fatto che l’aumento del tasso di occupazione femminile avrebbe ricadute positive sul Pil, dando evidenza del fatto che la ripresa avrà molto bisogno delle competenze femminili e che “una maggiore autonomia e indipendenza, economica, sociale e relazionale, rappresentano anche lo strumento più efficace e duraturo per rendere le donne meno esposte alla violenza domestica e di genere”.
Per fare questo è necessario accrescere l’occupabilità delle donne, avendo presente che il futuro si giocherà sulla capacità di sviluppare innovazione di processo e prodotto e che il tempo della ripresa richiederà sempre di più preparazioni scolastiche e professionali adeguate.
Bisogna intervenire da subito perché le competenze siano costruite nel tempo, durante tutto il percorso scolastico, e perché le ragazze superino ogni forma di autolimitazione che non conduca loro a cogliere le opportunità da sfide scolastiche che derivano dalla frequenza di materie tecnico-scientifiche. La formazione scientifica e tecnologica rappresenta, infatti, un’opportunità e al contempo una sfida per l’inserimento delle giovani donne nelle alte professioni.
Altro aspetto centrale per la valorizzazione del ruolo delle donne è la promozione di ogni iniziativa utile a favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro – e in questa fase di emergenza, così come anche indicato in una delle mozioni approvate dal Senato il 13 maggio – l’adozione di modelli di riorganizzazione scolastica che permettano ad entrambi i genitori, in condizioni di parità, il ritorno alle attività lavorative.
Va promosso lo sviluppo dell’imprenditoria femminile, mediante un rafforzamento delle condizioni quadro, rimuovendo gli ostacoli e fornendo alle imprenditrici un aiuto nelle fasi cruciali nel ciclo di vita dell’impresa: istruzione e formazione all’imprenditorialità, strumenti di sostegno al credito, follow-up. A questo fine la nuova programmazione dei fondi strutturali può rappresentare un’occasione per definire e consolidare misure di supporto allo sviluppo di impresa.
Su tutto devono intervenire, quindi, politiche articolate, strutturate e sinergiche comprendenti da un lato un sistema di incentivazione idoneo a favorire la flessibilità dell’organizzazione del lavoro (in ingresso/in uscita, smart working), dall’altro finanziamenti diretti – anche mediante la costituzione di reti di impresa – alla creazione di servizi di cura e custodia per l’infanzia e la non autosufficienza, compresa l’erogazione di voucher. A questo fine resta centrale il sostegno alle misure di welfare aziendale e agli sviluppi che ad esso si vorrà imprimere nei mesi futuri.